UN LIBRO ALLA SETTIMANA - 3

UN LIBRO ALLA SETTIMANA - 3 TERZO APPUNTAMENTO CON LA SEGNALAZIONE SETTIMANALE DEL CINECIRCOLO DON BOSCO DI PORTOPALO. Questa settimana riflettori accesi sul libro di due giornalisti siciliani: Vincenzo Grienti e Laura Malandrino. Grienti è componente dell'Ufficio Comunicazioni Sociali della Conferenza Episcopale Italiana e collaboratore di varie testate e periodici nazionali ed internazionali. Laura Malandrino è collaboratrice di Avvenire dalla provincia di Ragusa. Il libro racconta la storia di un militare italiano, il caporale Angelo Emilio, nativo di Pozzallo, reduce cattolico dall'inferno di Cefalonia, nella seconda guerra mondiale.

CEFALONIA CONTROLUCE
La lucida testimonianza di
un reduce di Cefalonia

di Vincenzo Grienti e Laura Malandrino

Anno Pubblicazione: 2006
Editore: Seneca Edizioni
Collana: Amarantos


Recensione del libro dal sito-web: http://www.7magazine.it:

Le memorie di un sopravvissuto: un pezzo di storia rivisto in un libro di Vincenzo Grienti e Laura Malandrino

di Massimiliano Pace

La vicenda di Cefalonia è sicuramente nota a tutti in linea generale. Ma forse alcuni retroscena rimasti nascosti e dunque non emersi alla luce del sole lo sono meno. L’isola ionia, vicina alla Itaca del valoroso e mitico Ulisse, viene oggi ricordata come luogo di battaglia della seconda guerra mondiale che ha avuto come protagonisti i militari italiani della Divisione Acqui impegnati nella Campagna di Grecia. L’unità Acqui si pose subito, senza timore, contro l’ex alleato tedesco che a seguito dell’armistizio stipulato dal governo Badoglio e firmato a Cassibile il 3 settembre 1943 (con divulgazione pubblica l’8 dello stesso mese) portò l’Italia nel caos più completo e provocò la deportazione di oltre 600.000 italiani fatti prigionieri dai tedeschi. Il tedesco adesso era dunque un nemico e nella aspra guerra di un’isola tranquilla e estranea alle questioni internazionali, vennero massacrati e uccisi circa 9400 soldati italiani e i duemila superstiti furono fatti prigionieri della Wermacht e deportati nei campi di concentramento Russi a patire per mesi il freddo, la fame, le malattie e la mancanza di libertà.

Oggi è fondamentale rivedere questo pezzo della nostra storia. Con il senso della verità nel sangue, a sessant’anni dalla battaglia di Cefalonia, Vincenzo Grienti e Laura Malandrino raccontano a quattro mani, senza filtri né pregiudizi la storia del caporale Angelo Emilio scampato alla morte di quei terribili giorni. “Cefalonia controluce” (Seneca Edizioni, Torino; pp.gg. 72, euro 10) è il nome del libro il cui titolo la dice lunga sul contenuto. La prefazione è del noto scrittore e giornalista Alfio Caruso, già autore di “Italiani dovete morire” che sulla storia di Cefalonia scrive quanto importante sia stata la considerazione della vicenda come patrimonio nazionale riconoscendo, dopo oltre mezzo secolo di oblio, che la resistenza al tedesco cominciò il 9 settembre proprio nell’isola greca di Cefalonia. “L'ex caporale Emilio- continua Caruso aggiunge a questa storia un tassello in più intessuto di ricordi e di umanità, di nomi inghiottiti dal turbinio del Fato e di reverente gratitudine verso quella manzoniana Provvidenza così generosa nei suoi confronti”. Angelo Emilio è stato testimone del dramma della guerra e della deportazione, apprendendo però il valore inestimabile della pace.

Un uomo dalla grande fede in Dio che lo ha aiutato sicuramente nei momenti più difficili, sostenendolo e consigliandolo. La storia raccontata dal reduce siciliano si concentra nel periodo post-armistizio e precisamente nei tragici e intensi giorni compresi tra il 15 e il 22 settembre. E lo scopo che i due giornalisti siciliani hanno prefissato è proprio quello di fare memoria sulle atrocità di cui l'uomo si è macchiato, affinché eccidi come quello di Cefalonia non si ripetano più. Un volume di grande attualità, dunque, anche a seguito della scandalosa sentenza emanata da un Tribunale tedesco in cui si definiscono gli italiani “traditori” e si assolve uno degli ex soldati della Wehrmacht imputato per l’eccidio di Cefalonia. Il caporale infatti smentisce chiaramente la dichiarazione di “italiani traditori”, proprio perché ebbero il coraggio di tener fede, in momenti così drastici, agli ordini ricevuti da Roma e dal generale Gandin, comandante della Divisione Acqui: difendersi da ogni eventuale aggressione di qualsiasi provenienza attendendo con speranza, prima del precipitare degli eventi, una mediazione con i tedeschi, alla fine mai raggiunta. Il silenzio che ha avvolto la controversa vicenda per decenni, ha offuscato le verità storiche che sarebbero dovute emergere agli occhi di tutti. Giustificabile forse solo il fatto che, come spiegava nelle sue memorie l’ex ministro della Difesa Paolo Emilio Taviani «non si volevano creare attriti all’interno della Nato in un periodo di guerra fredda».

Con questa convinzione il ministro ha impedito però, nel 1956 insieme al ministro degli Esteri Gaetano Martino, ogni indagine sui relativi fatti nascondendone la documentazione. Dal discorso del Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi alla commemorazione dei caduti italiani della divisione "Acqui". (Cefalonia, 1° marzo 2001): “Dove trovarono tanto coraggio ragazzi ventenni, soldati sottufficiali, ufficiali di complemento e di carriera? La fedeltà ai valori nazionali e risorgimentali diede compattezza alla scelta di combattere. L'onore, i valori di una grande tradizione di civiltà, la forza di una Fede antica e viva, generarono l'eroismo di fronte al plotone d'esecuzione”.


Pubblicata da: Cinecircolo Culturale Don Bosco il 27-11-2007 08:25 in Segnalazioni

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