social card

Poveri a domanda ovvero la social card e il bonus famiglia.

Ho letto da qualche parte che alcuni artisti come Bono, Annie Lennox e i nostri Antonello Venditti, Paola Turci, Jovannotti e altri hanno inviato una lettera al Presidente del Consiglio per invocarlo di non tagliare gli aiuti ai Paesi Poveri.
Ma l’appello è rimasto inascoltato e oggi l’Italia è scesa all’ultimo posto in Europa nella lotta mondiale alla povertà.
Un altro record negativo che non ci inorgoglisce, anzi ci provoca una certa vergogna per l’egoismo e la cecità verso quella parte di mondo che preme, affamata, alle porte dei paesi più ricchi.
Ritengo che qualche milione a chi muore letteralmente di fame non assolve sicuramente le nostre coscienze ma quantomeno mitigherebbe le nostre colpe.
Dietro quei tagli agli ultimi del pianeta affiora l’ideologia che oggi permea questa Italia disperata al punto da prendersela con i più deboli e non con chi li schiaccia e che sforna leggi che trasformano i centri come quello di Lampedusa, che fino a qualche mese fa portava il nome dal suono Evangelico di “ Accoglienza “, in “Guantanamo” di casa nostra la cui sigla da sola evoca lager, sofferenza e disperazione: CIE, Centri di Identificazione e di Espulsione.
Questa ideologia è la stessa che porta ad inasprire la tassa di soggiorno agli immigrati regolari e a rendere il fisco più clemente con gli evasori fiscali; è la stessa che giustifica la rottamazione dei negozi con il pensionamento anticipato ai commercianti e poi allunga l’età pensionabile delle donne.
E’ l’ideologia che legittima le disuguaglianze quando promuove lo sgravio fiscale per chi fa gli straordinari e boccia le stabilizzazioni dei lavoratori precari; toglie i fondi alle scuole pubbliche e li concede a quelle private, multa le prostitute di strada e chiude gli occhi sulle schiave nelle case chiuse.
Ma la social card le supera tutte: un grande affare per la mastercard, un colossale bluff e un’inutile umiliazione per migliaia di poveri.
Secondo la Caritas i poveri in Italia sono più di 15 milioni ma per farsi riconoscere come poveri bisogna fare la domanda.
A fine dicembre sono state autorizzate solo 330 mila social card: in rapporto a 15 milioni di poveri significa 3 “fortunati” ogni 150.
La social card si è rivelata una bufala anche a Pachino dove ci stiamo attivando per un monitoraggio su quanti ne abbiano realmente beneficiato; ci risulta che in pochissimi l’abbiano vista mentre la povertà si vede e ogni giorno che passa risucchia sempre più persone.
Ho riscontri personali quotidiani di persone che vengono a chiederci suggerimenti su come risparmiare o su come utilizzare questa imbarazzante card, (che ha escluso l’84% dei nuclei familiari di pensionati poveri che vivono con meno di mille euro al mese) perché hanno paura di scoprire che dentro quella tessera non ci sono i soldi che si aspettavano.
Nei nostri Caf tante persone hanno bivaccato intere giornate e ogni giorno che passava le file si allungavano oltremodo costringendo i nostri operatori a tripli turni, perché alla fine mancava sempre qualche documento, insomma un inferno.
Prodi i quattro soldi della quattordicesima li aveva messi nella pensione.
Perché non lo ha fatto anche questo governo?
Prodi non ha costretto nessuno a fare la domanda di povertà perché un diritto è un diritto!
Dopo le file per la card si ricomincia con il bonus famiglia: altri moduli astrusi, altre umiliazioni, altre interminabili code nei Caf, altre delusioni.
Il decreto legge prevede un’erogazione una tantum a favore di lavoratori dipendenti, pensionati e famiglie con un figlio con handicap grave e un limitato reddito familiare. Il bonus va da 200 a 1000 euro a seconda delle condizioni familiari e anche in questo caso bisogna fare la domanda.
Cioè, non è un diritto riconosciuto dalla Stato, ma una concessione che il cittadino povero deve richiedere: anche qui un paragone con Prodi è d’obbligo.
Sul bonus incapienti da 150 euro il precedente governo fece una cosa molto semplice: diede l’incarico all’INPS di verificare chi ne aveva diritto.
Ma Prodi non aveva le televisioni e nessuno lo capì mentre invece Berlusconi che ha le televisioni può disporre degli italiani, poveri e non, a proprio piacimento.

Antonio Armone
Segretario CGIL Pachino
Pubblicata da: Antonio Armone il 09-03-2009 11:35 in Comunicati

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