diritti negati

In discussione i diritti dei portatori di handicap.

Tra qualche giorno, precisamente il 12 marzo, ricade il decimo anniversario del varo della norma che regola il diritto al lavoro delle persone disabili.
Era il 12 marzo del ’99 quando, nella legge n. 68 furono introdotti il collocamento mirato, le assunzioni obbligatorie, le convenzioni e gli incentivi per i disabili.
La legge 68 all’inizio osteggiata dalle associazioni datoriali, con il tempo è diventata un modello per mezza Europa.
Un anniversario da festeggiare, quindi.
E invece no, perché i disabili, oggi, hanno un problema in più: la scarsa attenzione del governo che in alcuni casi diventa un vero attacco ai loro diritti, verso il loro mondo.
Lavoro e scuola, questi i fronti dell’offensiva dell’Esecutivo del governo.
La legge finora ha funzionato ovviamente laddove applicata a dovere.
Tanti disabili lavorano, altri vengono accompagnati dalla scuola all’impiego, in molte aziende soprattutto nel Nord. Ci sono situazioni, invece, in cui i risultati non sono altrettanto soddisfacenti: in alcune Regioni e Province del Mezzogiorno si osserva un vuoto Istituzionale, dovuto in larga parte alla scarsa efficienza dei servizi di Orientamento e Formazione delle Asl o dei servizi per l’impiego; poche risorse, preparazione del personale insufficiente, difficoltà nell’incrocio tra domanda e offerta di lavoro.
In ogni modo il bilancio complessivo della legge è positivo come è buono il modello italiano dell’inclusione che ha fatto da guida per le esperienze di altri paesi, come Germania e Francia.
Però molto rimane ancora da fare: le discriminazioni e le situazioni di disagio nelle relazioni sociali sono ancora presenti nella società italiana.
In più adesso bisogna anche difendersi dagli attacchi del governo che con il ministro del Welfare Sacconi ha reintrodotto l’articolo 14 del decreto legge 276 del ’93, da sempre osteggiato dalla CGIL e dalle Associazioni dei disabili e che il governo Prodi aveva abrogato con la 247 del 2008.
Ebbene, l’articolo 14 concede alle imprese con più di 15 dipendenti di evitare la chiamata obbligatoria dei disabili, trasformando una parte delle assunzioni in commesse per le Cooperative Sociali in cambio di una “garanzia per queste ultime di un flusso di lavoro pari alla quota di disabili di cui si fanno carico”. In questo modo il disabile è trasformato in un oggetto, ossia nella commessa; è una mercificazione del lavoro, che deve essere invece un diritto soggettivo di Cittadinanza.
Questo è il tentativo, rozzo, di svuotare la legge 68: siamo all’opposto dell’integrazione, alla riproposizione del ghetto, con l’aggravante che l’articolo 14 produce tra l’altro anche il cosiddetto fenomeno di dumping (sottocosto), in quanto a parità di lavoro prodotto, il disabile viene remunerato molto meno, visto il minor valore del contratto delle cooperative sociali rispetto a quello dell’azienda in cui dovrebbe essere assunto.
Un altro tema è quello della Scuola i cui tagli ( si ipotizzano 150.000 lavoratori in meno tra docenti e personale Ata) andranno sicuramente ad incidere sul numero degli insegnanti di sostegno e lo schema di Regolamento sulla formazione delle classi (legge 133 del 2008) dove si apre alla possibilità di aumentare il numero di alunni nelle classi frequentate da disabili, derogando al limite attuale di 20 alunni.
Classi sempre più numerose e diminuzione degli insegnanti di sostegno sono dunque la politica del governo verso i disabili.
A tal proposito in data 2 febbraio 2009 la Federazione dei Lavoratori della Conoscenza a firma del Segretario Provinciale Roberto Alosi, la CGIL di Siracusa col Segretario Generale Gino Carnevale e il sottoscritto hanno inviato al Commissario Straordinario del Comune di Pachino, Dottoressa Rizza, richiesta di convocazione per discutere dei Regolamenti Attuativi della legge “ Gelmini” la quale prevede la riorganizzazione della rete scolastica e quindi la rideterminazione dei servizi scolastici, compresi quelli sull’edilizia e sulla sicurezza; adempimenti che investono di responsabilità l’Ente Locale Comune quando si tratta di scuola Primaria e dell’Infanzia.
Nella legge in questione vi è un articolo sul quale invitiamo anche i Genitori, i Dirigenti Scolastici e i Docenti (soprattutto quelli di Sostegno) a riflettere e a vigilare; l’articolo infatti in modo molto esplicito “deroga” dal numero massimo di 20 alunni per classe anche in presenza di alunno H, come detto più sopra e previsto dalla precedente norma.
Siamo fermamente convinti che i Regolamenti Attuativi nella nostra realtà di edilizia scolastica faranno sortire situazioni di estrema pericolosità e che comunque la “deroga” dovrà essere in ogni caso avallata dalle autorità preposte in tema di Sicurezza come la Protezione Civile ed i Vigili del Fuoco.
Al momento la richiesta di incontro è ferma sulla scrivania del Dirigente competente, dott. Campo, il quale mi ha informato che quanto prima saremo convocati, poiché è suo desiderio che a quell’incontro sia presente anche il Commissario Straordinario, che gli ha trasmesso la richiesta stessa.
Nostro compito è ricordare a tutti che il modello italiano di integrazione scolastica è unico al mondo perché assicura apprendimento e socializzazione a tutti senza alcuna distinzione.
Un modello che questi provvedimenti oggi mettono in discussione e che invece occorre difendere e rafforzare.

Antonio Armone
Segretario CGIL Pachino
Pubblicata da: Antonio Armone il 09-03-2009 11:24 in Segnalazioni

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