“Violata” la riserva di Vendicari ecologisti si appellano alla Procura

Un esposto alla Procura della repubblica di Siracusa a firma dell'Aiab Sicilia, Archeoclub, Arci uisp, Ente fauna siciliana, Italia nostra Siracusa, Legambiente, Lipu Siracusa, Margherita, Noto nostra e Verdi della citta' di Noto, per chiedere lumi su quello che viene definito “un abuso perpetrato nell'oasi naturalistica di Vendicari”. La vicenda ha inizio quasi per caso nel febbraio 2002 quando un gruppo ambientalisti che faceva trekking nella riserva di Vendicari nota che a circa 100 metri dal pantano Sichilli, dove vige il divieto assoluto di edificabilita', un vecchio casolare e' stato trasformato in una villetta a due livelli dotata di piscina, porticato con sovrastante terrazzo belvedere, vialetto d'ingresso a ciottoli e cemento, impianto di illuminazione esterno e monoblocchi in calcestruzzo disposti lungo i lati a delimitazione dello stesso vialetto, oltre ad un alto muro di contenimento. Ne segui' una denuncia alla Forestale di Legambiente, dei Verdi e dell'Ente Fauna siciliana e l'ispettore ripartimentale delle foreste Riggi ed il maresciallo del distaccamento di Noto Raffa all'epoca dichiararono che il fabbricato era preesistente nella preriserva da prima del 65 e che il distaccamento era intervenuto da parecchio tempo, denunciando i proprietari alla magistratura per avere realizzato opere di manutenzione, potatura ed estirpazione di alberi maturi senza le autorizzazioni.

Inoltre, risulto' che il muro di contenimento esisteva ed era su due diversi livelli e che la piscina era un contenitore per la raccolta delle acque. A distanza di un anno la situazione si presenta pero' diversa e la vicenda approda cosi' anche nell'ultimo consiglio comunale tenutosi il 18 dicembre scorso. Dopo la prima lettera denuncia dei cittadini, l'ex sindaco Leone aveva dato mandato all'ufficio tecnico di accertare i fatti. Un geometra recatosi sul posto, rilevo' che erano stati eseguiti lavori di straordinaria manutenzione individuando una piscina priva di impianto di depurazione, un muro di contenimento, una tettoia in legno e mise nero su bianco con tanto di foto allegate della casa. Il dirigente dell'epoca, letto il verbale, ingiunse la demolizione delle opere, intimando inoltre ai proprietari di esibire i documenti con cui erano state legittimate le opere di straordinaria manutenzione e di pagare una somma di 500 mila lire. I proprietari obiettano in due diverse dichiarazioni sostitutive, presentate una in luglio e una nell'agosto 2002. Nella prima dichiarano di aver eseguito soltanto lavori di ordinaria manutenzione dell'immobile costruito prima del 67 spiegando che la struttura interrata e' una cisterna, che il muro di contenimento e' stato rifatto al posto di uno gia' esistente ma semidiroccato, quanto alla tettoia anch'essa esistente, non hanno fatto altro che rinforzarla per renderla staticamente sicura.

Inoltre, d'intesa con la forestale, hanno provveduto a piantare alberi secolari di ulivo e di carrubo, a ripulire i mandorleti che erano abbandonati e che stavano procedendo alla piantagione di 50 piante giovani di carrubo e di altrettante di mandorlo. Nella seconda dichiarazione invece affermano di avere provveduto alla demolizione della tettoia in legno, come richiesto a suo tempo dal dirigente dell'ufficio tecnico fino al 23 agosto 2002, e cosi' l'attuale amministrazione, preso atto che erano venute meno le condizioni per cui era nato il contenzioso, aveva dichiarato concluso il procedimento amministrativo. Ma i soggetti firmatari dell'esposto continuano a chiedersi “che ci fanno ancora in zona b1 della preriserva, a filo col cuore della riserva vera e propria, ben 14 palme secolari di 12 metri ciascuna e 2 palme adulte accanto al "contenitore di acqua piovana", oasi nell'oasi, rivestito in piastrelle con il prato inglese tutt'intorno?».
Fonte: La Gazzetta del Sud On Line il 11-02-2003 - Categoria: Cronaca

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