Una suora nel mondo per portare aiuto

PACHINO - "Ho sempre nutrito un grande amore per le missioni. Già da ragazzina sognavo di andare in Africa, poi invece, dopo essermi diplomata ho cominciato ad insegnare. Per tre anni ho lavorato a Torino, ed è stato lì che ho conosciuto delle missionarie canossiane. L'antica passione si è riaccesa e adesso eccomi qui, missionaria in Paraguay. Oggi posso dire di sentirmi veramente realizzata." Una testimonianza degna di essere raccontata quella di suor Maria Zisa, la religiosa che qualche giorno fa ha ricevuto dal Comune di Pachino, un contributo di 1.285,00 euro, che andrà ad aggiungersi ad altri aiuti economici, che le canossiane investiranno per realizzare delle opere di promozione della donna in Paraguay, ma anche per offrire assistenza ai malati. Suor Maria è una delle tante pachinesi sparse nel mondo, ma con un "mandato" ben preciso, quello di dedicare la sua vita agli altri. Venticinque anni di missione nell'America del sud, di cui quindici trascorsi in Argentina e dieci in Paraguay, dove farà presto ritorno, felice di riabbracciare le cinquanta ragazze che segue nel suo istituto, ma soprattutto felice di poter dire che anche il suo paese ha contribuito per realizzare delle opere di carità, in favore di chi è meno fortunato. Purtroppo, come ci spiega suor Maria, in Paraguay, non esiste una classe media. Esistono i ricchi, che mirano a diventarlo sempre di più e i miserabili, che sono destinati a restare nella loro condizione per sempre, sfruttati per fame e per ignoranza. "Il governo paraguaiano - racconta - non promuove l'istruzione, non ha alcun interesse per farlo. Poche, infatti, sono le scuole pubbliche, ma queste stesse sono inaccessibili.

L'ignoranza regna sovrana, le ragazze vanno a lavorare in tenera età, subiscono i capricci dei loro padroni, ignorando di avere dei diritti." Parla allora delle sue ragazze, quelle che, assieme alle altre cinque missionarie, accoglie nella "Casa della Giovane lavoratrice". Non hanno più di tredici anni, vengono dai villaggi, quelli fatti di baracche, e hanno camminato per chilometri attraverso le strade di fango, quelle che quando piove sono impraticabili pure per gli autobus. Addosso hanno solo un abito, quando ce l'hanno, non conoscono nulla della vita, se non la fame e la miseria. "Il nostro è un ruolo delicato - ammette- perché si inserisce in un momento particolare della vita di queste ragazze. Delle pre-adolescenti che hanno bisogno di una guida. Ci occupiamo della loro formazione, e di fornire loro gli strumenti per affrontare il futuro, le aiutiamo a diventare donne indipendenti. Nell'istituto, infatti, hanno un'ala riservata a loro, è importante che abbiano i loro spazi. Io le assisto nella ricerca di un lavoro, grazie al quale potranno mantenersi gli studi. C'è tanta voglia di riscatto fra queste giovani donne. Ma ci vorrà ancora molto perché le cose possano cambiare".

di Valeria Drago
Fonte: LaSicilia.it il 18-06-2003 - Categoria: Cronaca

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