Un sindaco da sfiduciare? Si, no, forse.

PACHINO - Regna la massima incertezza sulla presentazione della mozione di sfiducia ai danni del sindaco Sebastiano Barone. A sorpresa, dopo l'annuncio da parte dell'opposizione di avere raggiunto quota 13, cioè il numero di consensi da parte dei consiglieri comunali necessari per destituire il sindaco, si è dovuto registrare il dietrofront di Antonino Spatola, il consigliere di Alleanza Nazionale che in un primo momento aveva dato assicurazioni di un proprio sostegno ma che successivamente ha ritenuto di prendere tempo per valutare meglio la situazione. La mozione, dunque, rimane ferma a quota 12, dando il via a una fitta rete di incontri, proposte, controproposte, da una parte per arrivare al tredicesimo consenso, e dall'altra per evitare che ciò avvenga. Giovedì sera, forse temendo un triste epilogo cioè la presentazione della mozione di sfiducia direttamente agli scranni della presidenza, nè il sindaco, nè gli amministratori, si sono presentati in aula. Una situazione stigmatizzata dal capogruppo di Rinascita Salvatore Blundo che ha fortemente criticato l'assenza degli amministratori nonostante il civico consesso fosse riunito per approvare o meno il rendiconto di gestione finanziaria dell'amministrazione, cioè soldi spesi da chi amministra la città (in effetti alla fine della seduta il documento contabile non è passato). É inammissibile - ha tuonato Blundo - che si tenga un atteggiamento di questo tipo.

Il Consiglio comunale è presente, chi amministra no. Si prenda atto - ha proseguito - che l'amministrazione continua imperterrita senza un minimo di consenso consiliare, quello stesso consenso con cui la maggioranza oggi avrebbe dovuto approvare il modo in cui le risorse del Comune sono state spese. Per la quarta volta così si è proceduto alla raccolta di firme finalizzate alla destituzione del primo cittadino Pachinese. La prima volta fu il centrodestra a tentare la carta della sfiducia, dopo che il primo cittadino aveva messo su una coalizione che escludeva alcuni dei partiti che facevano parte della sua squadra originaria chiamando in giunta l'opposizione ed alla fine la mozione non venne presentata e con uno dei tanti rimpasti Barone riuscì a scongiurarne la votazione. Restituito il potere al centrodestra pachinese e messo fuori il movimento civico Rinascita di Pachino, si registrò la seconda raccolta di firme. Questa volta la mozione fu discussa in aula, non raggiungendo però la maggioranza qualificata richiesta dalla norma. Una terza raccolta di firme venne avviata direttamente in aula sotto forma di richiesta al sindaco di dimissioni. Il primo cittadino si era dichiarato disponibile a dimissioni concomitanti con il consiglio a patto che la richiesta provenisse sempre da tredici consiglieri. Anche quella volta non si arrivò al numero fatidico. Oggi l'opposizione è ad una soffio dall'obiettivo e sono in molti ad ipotizzare che alla fine potrebbe esserci una larga intesa di 15 consiglieri a destituire il primo cittadino ma in conto potrebbero esserci delle sorprese.

SALVATORE MARZIANO
Fonte: LaSicilia.it il 29-10-2005 - Categoria: Politica

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