Un libro postumo dedicato alla chiesa Madre

«La Chiesa Madre di Pachino». E' questo il titolo del nuovo libro del giornalista Corrado Arangio, scomparso nell'agosto di due anni fa. Un libro ricco di notizie, aneddoti e riferimenti storici, nello stile tipico del giornalista che a Pachino ha rappresentato la voce informativa per eccellenza. Già nella premessa al libro, distribuito nelle edicole della città, Arangio sottolinea che "non si tratta della storia della Chiesa Madre di Pachino ma di un insieme di notizie ricavate da documenti ufficiali, atti pubblici e corrispondenze epistolari». Il tutto raccolto grazie alla disponibilità dell'archivio privato di monsignor Simone Sultano, primo parroco della Chiesa Madre. Nelle oltre 150 pagine Arangio, che aveva ultimato tutto prima della sua improvvisa scomparsa, fa riferimento alla prima chiesa e alla visita del primo vescovo di Noto, allargando il discorso sulla figura dei due vescovi netini, Giovanni Blandini e Giuseppe Vizzini. Il terzo capitolo è incentrato sulla figura e l'opera di mons. Sultano del quale l'autore ne sottolinea la vicinanza al regime fascista. Nell'ultima parte Arangio parla di monsignor Spiraglia e del suo mezzo secolo di sacerdozio, fino alla morte. Un omaggio di Corrado Arangio alla sua città che fin qui ha fatto poco o nulla per ricordarlo.

(s.t.)
Fonte: LaSicilia.it il 03-10-2004 - Categoria: Cultura e spettacolo

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Per ora si apprestano a dimenticarlo


Ho dedicato un sito a Corrado Arangio. E' una pagina fatta al volo. Con il mio pc, portatile che collego raramente alla rete adsl rosso alice di cui ho l'abbonamento tipo flat. Ma voi direte, cosa centra la "rete" con Corrado Arangio. Ora vengo e mi spiego. Innanzitutto Corrado Arangio è stato un "giornalista" e come tale ha usato "l'informazione" nel più classico dei modi:questo "uso" di conseguenza gli ha conferito: "POTERE".Esercitando il suo potere sulla "informazione", inevitabilmente si è trovato al centro di due forze: la prima, positiva e cittadina, che attraverso l'informazione, da lui data, ha potuto "partecipare" venendo a conoscenza delle vicende e delle notizie locali, sopratutto quelle politiche; la seconda negativa promanata a turno da tutti coloro che, da quelle informazioni, si sentivano bersagliati e messi in cattiva luce per effetto della "potenza" della "notizia"; capace di orientare, e alle volte anche "disinformare", la "pubblica opinione". Dunque, amato e odiato, nello stesso tempo. Amato e odiato, per quello che era, per quello che piano piano è diventato, nel corso degli anni, per il suo amore,bisogna riconoscerlo, per Pachino e per il Promontorio. Le sue ricerche,i suoi libri,i soi articoli, vanno ad aggiungersi ad un elenco di nomi che forma una discreta bibliografia di autori, storici,archeologici,geologici,che nel corso dei lunghi secoli della nostra "era" hanno avuto a che fare con le "vicende" del nostro territorio. Fra tutto questo trambusto derivante dalla vita corrente, ha trovato naturale percorrere un filone di ricerca, che sulla traccia delle ricerche storiche,antroplogiche,folckoristiche, lo conferma oggi come il primo autore di Pachino. Sono diversi i suoi libri, ma quello che secondo il mio avviso ha segnato un precedente importante, è stato il suo libro sulle "ingiurie" dei pachinesi. Qui, penso, il distacco( artistico) è stato totale, con la maggior parte delle famiglie pachinesi. Corrado Arangio, è, dunque, reo di non avere tenuto conto del detto siciliano e pachinese: "Sugnu appuitu ni sta cantunera rimmi cu sugnu e nun mi riri quera!". Questo libro segna la "originalità" di Corrado Arangio, quello che comunque passa ora e che non è ancora recepito per l'importanza storica della sua ricerca, ma per colui che ha "svergognato" mezza Pachino. Ricordando a moltissimi pachinesi la loro provenienza. Raccogliendo,citando,intervistando e raccontando i costumi e i vizi di un intero popolo.
Sono stato anche ripreso da un "dottore", che mi ha "rimproverato", per avere dedicato questa pagina a Corrado Arangio. Non ho condiviso quasi nulla della sua impostazione politica, del suo pensiero,in merito alle vicende politiche, quando vivevo a Pachino. Tuttavia, fin dalle prime battute e dopo una ripresa di rapporti che si perdeva negli anni della mia prima gioventù, eravamo e siamo amici con Vincenzo suo figlio, con il quale condividevo la passione e l'amore per le biciclette. Da allora, con Corrado Arangio, si è instaurato un particolare rapporto, di rispetto totale verso la persona - cosa che mi ha insegnato mio padre Salvatore come forma di vita- da utilizzare come indice di fiero e leale "apertura" verso le persone, indipendentemente dal loro pensiero. Negli anni, si è istaurato un rapporto di condivisione e studio della storia locale. E la cosa per cui Corrado Arangio dovrebbe essere ricordato consisterebbe, semplicemente, in quello di riprendere e continuare il lavoro che aveva iniziato e stava in parte svolgendo di mettere mani, con scienza, nello studio e nella catalogazione dell'archivo storico comunale. Basterebbe questo per ricordarlo adeguatamente. Si, perchè quel Progetto non deve finire. E sarebbe, molto meglio che le associazioni culturali locali, invece di andare a fare le guardie a Vendicari, si premurassero a formalizzare un "progetto" condiviso per mettere mano alla, catalogazione, studio, classificazioni, infomatizzazione dell'archivio Comunale di Pchino. Dove comunque,secondo me, andrebbe riformulata adeguatamente la funzione ed il potenziamento del ruolo centrale della "Biblioteca Comunale" che contestualmente andrebbe informatizzata. Questa operazione consentirebbe di ottenere un duplice effetto positivo: approfondire gli studi storici e le conoscenze della storia di Pachino; e formalizzare una "memoria" in rete capace di essere raggiunta da ogni parte del mondo da chiunque è interessato.
E potrebbe costituire, se ben organizzata, una "info-net", collegata con le scuole di ogni ordine e grado locali.Ma anche i quelle di Toronto, Caracas,Monaco, Torino, ecc.ecc. Dove la formazione di una memoria collettiva si formalizzasse e consentisse, lo studio e l'apprendimento delle informazioni della storia locale, sia possibile implementarlo scientificamente e direttamente attraverso la rete. Se si utilizza correttemente la rete, può costituire un "piattaforma" culturale e di "memoria locale" si avrà la possibilità di estendere la collaborazione di ricerca con fortissime implicazioni positive per "strutturare", un canale, fondamentale, per la formazione(storica)didattica dei giovani e degli anziani( terza età) di Pachino.( educazione permanente)
Cordiali Saluti. Spiros