Un libro del giornalista Sergio Taccone racconta la più grave tragedia del mare

Un libro del giornalista Sergio Taccone racconta la più grave tragedia del mare Dieci anni dopo permangono delle zone d’ombra riguardanti alcuni aspetti di questa tragedia. Il giornalista non resta dietro la scrivania ad aspettare le agenzie di stampa per fare un pezzo ...

8/2/2007


A DIECI ANNI UN LIBRO DI SERGIO TACCONE SUL NAUFRAGIO DEL NATALE ’96

“DOSSIER PORTOPALO” NARRA LA PIU’ GRAVE TRAGEDIA DEL MARE DAL DOPOGUERRA AD OGGI.

Mediterraneo, ore 3.00 del 25 dicembre 1996. Dopo il trasbordo dalla motonave Yioahn (battente bandiera honduregna), la barca maltese ‹‹F-174›› comincia ad imbarcare acqua. Il capitano, Marcel Barbara, chiama via radio la Yioahn, che torna indietro. Poi, la collisione. La carretta maltese cola a picco, portandosi a fondo quasi trecento esseri umani. Si salvano soltanto quelli che riescono a risalire sulla Yioahn. Per gli altri la tomba è la stiva del piccolo peschereccio. Il relitto si adagia ad oltre cento metri di profondità, in un fondale sabbioso, tra Malta e la Sicilia. Si consuma così la più grave tragedia mai avvenuta nel Canale di Sicilia dalla Seconda Guerra Mondiale ad oggi.

Sergio Taccone, giornalista de La Sicilia e collaboratore del quotidiano Libero ripercorre gli sviluppi giornalistici e giudiziari utilizzando tutti gli strumenti, vecchi e nuovi, a disposizione di un bravo cronista quando questi vuole capire, comprendere e approfondire. Nasce così Dossier Portopalo (Eos Editrice, 266 pp. gg), un libro in uscita per il prossimo 20 gennaio che parte da una notizia, quella del drammatico naufragio avvenuto in acque internazionali, ma anche delle ricadute che questo fatto di cronaca ha avuto nella piccola comunità di Portopalo, Comune di poco più di tremila abitanti, situato all’estrema punta sud-orientale della Sicilia, ossia più a sud di Tunisi.

“Dieci anni dopo permangono delle zone d’ombra riguardanti alcuni aspetti di questa tragedia – spiega Sergio Taccone -. Nel libro sono analizzati, inoltre, alcuni meccanismi dell’informazione, anche nelle sue connotazioni più tecnologicamente avanzate come internet. Un dato è certo: la focalizzazione su Portopalo ha fatto perdere di vista, spesso volutamente, altre volte a causa di banali procedure routinarie dell’ipertrofico e superficiale settore informativo, elementi fondamentali di una tragedia tralasciando aspetti di primaria importanza nella comprensione e nell’esatta ricostruzione dei fatti. Spero – aggiunge il giornalista – di aver dato un piccolo contributo, anche minimo, di chiarezza o magari solo di riflessione in questa direzione”.

Dossier Portopalo inoltre non si limita a riportare dati e fatti cronacistici, ma fa “emergere” il più ampio problema di un fenomeno, quello dell’immigrazione clandestina, che non riguarda solo una piccola comunità di pescatori, ma tutta l’Europa. Anzi la capillare ricostruzione del naufragio di Natale in cui persero la vita migranti provenienti dall’India, dal Pakistan e dallo Sri Lanka mette a nudo un altro e ulteriore complesso problema: il rapporto tra media e immigrazione. Qual è la rappresentazione che i mezzi di comunicazione sociale danno dei fenomeni migratori? Quale molla fa scattare dopo aver visto un servizio televisivo trasmesso dalle reti italiane in coloro che decidono di affrontare il viaggio della speranza da Paesi come l’Etiopia, la Somalia, l’Eritrea, il Marocco, la Tunisia, l’India, il Pakistan e lo Sri Lanka? La questione è già sotto “l’occhio vigile” di sociologi della comunicazione e analisti dei flussi migratori. Sotto questo aspetto l’autore con lo stile tipico del cronista che non resta dietro la scrivania ad aspettare le agenzie di stampa per fare un “pezzo”, ha osservato un fenomeno, ha fatto numerosi richiami a una miriade di fonti documentali, poi ha cercato di trarre alcune conclusioni.

Un esempio di un modo di fare giornalismo raro che ha consentito di inquadrare ogni aspetto della tragedia del ’96, compreso il dato di fatto che Portopalo è un centro dove la cultura dell'accoglienza e della solidarietà verso i migranti è consolidata da tempo per via dello spirito di abnegazione e della risposta positiva di volontari e gente comune davanti agli “approdi” di barconi di extracomunitari che giungono con puntuale cadenza sulle coste portopalesi. La parte conclusiva del libro, poi, è incentrata sull’attualità: le tragedie lungo le rotte dell’immigrazione nel Mediterraneo, il terrorismo internazionale di matrice islamica, l’attacco all’Occidente e la risposta a questi fattori attraverso il dialogo, l’accoglienza, il multiculturalismo e i temi riguardanti l’integrazione degli immigrati. (VG)
Fonte: 7magazine.it il 10-02-2007 - Categoria: Cultura e spettacolo

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