«Un Centro accoglienza a Portopalo»

PORTOPALO - (Andrea Lodato) Non è che puoi star lì a fare classifiche e graduatorie di quanti ne arrivano. Se sono più là o qua, insomma. Ma non se ne può fare nemmeno una esclusiva questione di gran cassa mediatica, di amplificazione che crea primati emergenziali di prima classe e questioni d'allarme che stanno in secondo piano, o a margine. Non ne fanno di queste questioni qui a Portopalo, anche se il paese è citato solo per via di quegli sbarchi di clandestini che sembrano, rispetto a quelli di Lampedusa, per citare il fenomeno dell'emergenza, solo un passaggio obbligato, un'intertappa di disperati verso la disperazione. E' così in parte. Basti pensare che a luglio nel giro di due giorni ci sono stati sei sbarchi. Il sindaco Fernando Cammisuli ha una calma olimpica, da esperto medico di grande esperienza. La calma gli deriverà da questo, ma pure dal fatto che lui e quasi tutti i suoi concittadini portopalesi non solo vivono senza drammatizzare quegli sbarchi, ma, anzi, per loro sapere accogliere, saper curare, sapere alleviare le sofferenze di quegli immigrati che toccano terra quando già non ce la fanno più, è quasi una missione.
«Certo, è proprio così – conferma Cammisuli – anche perché qui a Portopalo non abbiamo una comunità di immigrati, perché qui non si fermano mica, no. Arrivano, vengono accolti, curati, assistiti. Ma le vere destinazioni ricercate sono altre, sono quelle dove questi immigrati sperano di trovare lavoro».

Allora Portopalo è stazione di passaggio?
Sì, ma non solo. E qui torniamo al concetto di emergenza. Perché quando in due giorni sbarcano sei o sette scafi, carrette, imbarcazioni varie, eventuali, improbabili se non impossibili, ecco che la stazione di passaggio deve ospitare gli immigrati. Non sempre, infatti, a Cassibile, per esempio, ci sono posti disponibili.

E allora che succede?
«Succede quello che è successo il mese scorso – spiega il sindaco –, cioè che dobbiamo letteralmente inventare una soluzione per dare ospitalità a questa gente». E qui a Portopalo c'è ben poco da inventare. Il mese scorso Cammisuli ha dovuto prendere le chiavi della scuola elementare, aprire alcune classi, la sala degli insegnanti, i bagni e trasferire là gli immigrati. «E che cosa dovevamo fare – si domanda –, lasciarli fuori, farli dormire in piazza nelle campagne? La questione umanitaria, la solidarietà prevalgono su tutto, e così abbiamo aperto la scuola».

Risultato?
Inevitabile: quando gli immigrati se ne sono andati, è stato fatto un inventario di quel che in quel periodo di permanenza difficilissimo era stato in qualche modo danneggiato o che, per motivi igienici, andava sostituito. A conti fatti, circa venti milioni di euro di spese che dovrà affrontare il Comune. «Ma io non posso mica intervenire sempre con i fondi, che scarseggiano, dell'amministrazione – si lamenta Cammisuli –, anche se questi lavori dovranno essere fatti. Dobbiamo garantire ai bambini, che torneranno a scuola a settembre, che troveranno una struttura perfettamente efficiente, servizi igienici e lavabi saranno sostituiti, abbiamo già fatto e ripeteremo disinfestazioni totali degli ambienti. Ma così non si può andavate avanti. Lo abbiamo fatto presente alla Prefettura di Siracusa, ma chiederemo anche l'intervento del Dipartimento della Protezione civile regionale e nazionale».
Così non si può andare avanti, no. Ma un'idea il sindaco ce l'ha: «E' chiaro, numeri alla mano, che Portopalo è punto di approdo di questi enormi flussi di immigrazione. Allora io dico che siamo disposti a realizzare qua un centro di accoglienza temporaneo. Se altre amministrazioni, in giro per l'Italia, non ne vogliono sapere e si oppongono, noi diciamo esattamente il contrario: ci finanzino la realizzazione di un centro qua, noi troveremo subito le aree e metteremo il personale specializzato a disposizione». Coraggioso e lungimirante, Cammisuli Mentre, come ricorda lui stesso, amministrazioni comunali, ma anche provinciali e regionali, di qualunque linea politica siano, si oppongono all'idea di avere nel territorio Centri di prima accoglienza o Centri di permanenza temporanea, lui propone Portopalo per farne uno.

Per quanti immigrati?
«Se teniamo presente i flussi registrati nell'ultimo periodo – azzarda il sindaco –, credo che ce ne vorrebbe uno con almeno 350 o 400 posti. E ritengo sia quasi indispensabile perché noi che li vediamo arrivare, che vediamo sbarcare bambini di pochi mesi, donne allo stremo delle forze, non possiamo limitarci a dar loro acqua, biscotti, latte qualche coperta aspettando, poi, che si trovi un posto dove trasferire questi disperati. Poter dare loro subito una reale assistenza e una sistemazione temporanea in attesa che venga definita la loro posizione da un punto di vista anche legale lo sentiamo qui a Portopalo come un obbligo morale, ma anche come una parte essenziale di questa che è diventata una nostra missione».
Fonte: LaSicilia.it il 28-08-2006 - Categoria: Cronaca

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