Turismo dei golosi

Bono: questo circuito muove in un anno 3500 mld di lire.

Modica con il cioccolato, Avola con la mandorla, Pachino con i suoi pomodorini, Tropea con la cipolla rossa, sono le quattro "città dei sapori" che, fra Sicilia e Calabria, hanno aderito alla omonima associazione nata per promuovere il turismo dei golosi.

Nel salone della Biblioteca del ministero dei beni culturali, il sottosegretario Nicola Bono, il ministro per i beni culturali Giuliano Urbani e, in un fuori programma, Roberto Benigni, hanno tenuto a battesimo le più rappresentative leccornie della cucina italiana, imbandite per la degustazione su un buffet lungo di circa cinque metri: accanto ai pomodorini siciliani, c'erano il formaggio di Fossa, la mozzarella di Paestum, il tartufo bianco di Savigno, il culatello di Zibello, il sedano di Trevi, il tartufo nero di Norcia, alla cui amministrazione comunale si deve l'ideazione dell'iniziativa.

Mancava la cioccolata di Modica,almeno nelle quantità previste, perché rubata nel viaggio da Catania a Roma, su un volo Airone. Secondo il sottosegretario, il primo della Repubblica con delega specifica per il turismo culturale, «l'associazione Città dei sapori, insieme ai sistemi turistici locali può diventare un ulteriore contributo alla strategia che questo Governo ha già messo in campo per rendere competitivo il sistema Paese».

«Il segreto – dice Bono – sta nel saper organizzare il territorio, in modo da convogliare l'attenzione e l'interesse del turista anche verso i giacimenti golosi, considerato che questi muovono, in un anno, circa 3.500 miliardi di vecchie lire» Il sottosegretario ritiene che per attirare investimenti, produrre capitale e creare occupazione non si tratta di inventare un progetto migliore di quelli precedenti, «è fondamentale invece – ha detto – fare in modo che la differenza sia evidente, piuttosto che nel progetto a minor costo, nella produzione unica, irripetibile, quale può essere il prodotto gastronomico locale».

«Tutti conoscono il pomodoro di Pachino – ha sottolineato Bono – ma pochissimi conoscono quello vero, quello che quell'acqua e quella terra rendono inimitabile.» Bono ha poi ricordato «il salto di qualità compiuto nella politica dei Beni culturali con la Finanziaria 2002, che ha introdotto il sistema della gestione privata». «Non siamo Totò che si è venduto la fontana di Trevi – ironizza – abbiamo invece voluto valorizzare la legge Ronchey, una legge buona ma timida e che non ha creato sistema, visto che riesce a dare un gettito pari al 10-12% del costo che sostiene il sistema museale italiano, mentre il 72,6% del materiale presente nei nostri musei non è esposto per mancanza di spazio.»

Bono ha parlato ad una platea entusiasta: sono 14 i comuni che fanno capo all'Associazione Città dei sapori, e in prima fila c'erano altrettanti sindaci con fascia tricolore, fra i quali Sebastiano Barone di Pachino e Gaetano Vallone di Tropea; per Modica, il vice sindaco Elio Scifo. Ad un tratto ecco il Roberto nazionale. Quando ce ne accorgiamo Benigni ha già una mozzarellina in mano, che però non mangia. Mentre accetta di sedersi, il ministro Urbani gli dice «fa tanto ben di Dio ci voleva proprio un contadino vero.. » Il vanto del cinema italiano, non risponde, sorride, ascolta Bono e soltanto alla fine, si lascia guidare fra le leccornie del buffet. «Peccato – dice solo – qui manca la Toscana.»

«Rimedieremo – ribatte Bono – perché l'obiettivo è quello di allargare il gruppo dei quattordici a tutti quei comuni che condividono l'idea di una ricchezza intrinseca dei propri prodotti tipici che, invadendo il campo delle tradizioni locali, entrano a pieno titolo nella definizione di “beni culturali”».
Fonte: www.gazzettadelsud.it il 18-04-2002 - Categoria: Economia

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