Tunisini, marocchini e romeni insieme con i pachinesi garantiscono la crescita di un settore vitale per l’economia.

Tunisini, marocchini e romeni insieme con i pachinesi garantiscono la crescita di un settore vitale per l’economia. PACHINO - Dentro le serre pachiesi entrano molti tunisini, marocchini e romeni e dal loro lavora passa anche il benessere di numerose famiglie italiane. Gli stranieri non mancano nemmeno nelle aziende agricole del resto d'Italia. Sono oltre trecentomila, infatti, gli immigrati impiegati nelle campagne italiane per continuare a garantire i primati del made in Italy. È quanto emerge da un'analisi della Coldiretti su dati Caritas, diffusa in occasione della presentazione della ricerca del Cnel secondo la quale nel 2020 i lavoratori immigrati aumenteranno del 45% rispetto al 2010. L'apporto del lavoro straniero resta determinante in agricoltura e - sottolinea la Coldiretti - rappresenta ben il 23% del totale delle giornate di lavoro dichiarate dalle aziende. I lavoratori immigrati impegnati in agricoltura - precisa la Coldiretti - hanno una età media di 36 anni e per il 71% sono di sesso maschile. Sono ben 172 le diverse le nazionalità anche se a prevalere - continua la Coldiretti - sono nell'ordine Romania (113.543), India (24.823), Marocco (24.519), Albania (23.982), Polonia (22.601), Bulgaria (15.242), Tunisia (12.027), Slovacchia (11.551), Macedonia (10.254), Moldavia (5.422), Senegal (5.193) e Ucraina (4.756).

I lavoratori stranieri - conclude la Coldiretti - contribuiscono in modo strutturale e determinante all'economia agricola del Paese su un territorio dove va garantita la legalità per combattere inquietanti fenomeni malavitosi che umiliano gli uomini e il loro lavoro e gettano un'ombra su un settore che ha scelto con decisione la strada dell'attenzione alla sicurezza alimentare e ambientale. Intantom, su un altro fronte «sensibile» per le aziende pachinesi: la Politica agricola comune (Pac) è il pomo della discordia dei 27 Stati Ue nella riunione di preparazione del Consiglio affari generali del 20 novembre a Bruxelles, in vista del vertice dei leader europei del 22-23 novembre, di cui ad oggi non si può escludere neppure il fallimento.
Al centro del contendere il taglio globale alla Pac - ma non solo - di 25 miliardi di euro (più 500 milioni per la pesca) proposti dal presidente permanente del Consiglio Ue, Herman Van Rompuy, nell'ultima bozza sul bilancio europeo 2014-2020. Il rapporto della riunione dei Rappresentanti permanenti presso l'Ue, evidenzia tra l'altro che Roma, Parigi e Madrid sono in prima linea nel criticare il taglio dei pagamenti diretti agli agricoltori in cui - rispetto al 2013 - l'Italia rischia di perdere 2,56 mld (a cui bisogna aggiungere i fondi per lo sviluppo rurale).
Fonte: LaSicilia.it il 20-11-2012 - Categoria: Cronaca

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