Tombaroli, sempre più difficile

Tombaroli in pensione a Siracusa. Almeno così pare, dalla incredibile riduzione che ha subito il fenomeno del trafugamento dei reperti archeologici non solo in città, ma anche nei numerosissimi siti che si trovano in tutto il territorio provinciale. Cosa ha determinato il calo, in un mercato che, storicamente, è stato più che fiorente? Le motivazioni potrebbero essere svariate.

Si parte da quella certa, ovvero dall'intensa attività di controllo del territorio da parte delle forze dell'ordine, in particolare della Guardia di Finanza, impegnata in prima linea al contrasto del fenomeno. La costante perlustrazione dei siti, in particolare di quelli ritenuti a maggiore rischio, ha portato anche alla intercettazione e alla repressione del reato, mentre era in corso d'opera.

Tra le cause presunte, invece, c'è quella legata alle troppe contraffazioni, che potrebbero aver indotto i compratori a demordere dagli acquisti incauti. Ma pare non sia da scartare nemmeno l'ipotesi che a seguito di un eccesso di reperti in vendita, abbia portato, regola fissa nella legge di mercato, all'abbassamento d'interesse nell'acquisto di reperti storici. E' anche vero, d'altro canto, che negli anni passati è stata fatta incetta di anfore, piuttosto che monete, o di tronconi di colonne e di quant'altro di asportabile potesse essere ritrovato.

E nemmeno i fondali marini si sono salvati dall'opera di depauperamento del patrimonio artistico e archeologico. Ma il tombarolo, figura in via di estinzione, chi è? «Sicuramente persona dotata di una quantomeno discreta, cultura specifica, che sostanzialmente ama il proprio lavoro, cui si dedica con particolare attenzione -afferma il maggiore Giuseppe Ialacqua del comando provinciale della guardia di finanza di Siracusa-. A spingerlo non è solo il guadagno che ne può ricavare, ma anche la soddisfazione che trae da ogni ritrovamento. E questa passione si evince anche dalla cura con cui vengono puliti i "pezzi" trovati, prima di proporli a possibili clienti».

Un fenomeno che a Siracusa pare non essersi mai verificato, è quello del trafugamento su commissione. E' sempre il tombarolo che, una volta in possesso di qualche reperto da smerciare, contatta i cilienti, quasi sempre facoltosi professionisti. Ma se per gli inquirenti non è particolarmente difficile individuare ed incastrare chi trafuga i reperti, lo stesso non vale per chi li acquista e detiene. Gli investigatori, infatti, per ottenere un mandato di perquisizione, per controllare un'abitazione dove si sospetta possano essere nascosti pezzi antichi, devono esibire prove certe a carico dell'indagato. Cosa questa, non facile.Chi possiede beni archeologici illegalmente, soprattutto quelli di particolare valore, non li espone. Solo qualche temerario rischia, mostrandoli come complementi d'arredo, all'interno della propria casa o al massimo nello studio.

Nonostante le attenzioni poste dai detentori, in svariate occasioni la guardia di finanza è riuscita a scoprire la detenzione illegale, denunciando alla magistratura i responsabili e ponendo sotto sequestro i reperti, per poi consegnarli alla Soprintendenza ai beni culturali e archeologici. Diverso il discorso se si parla di antiquari. Fino allo scorso anno è successo che i finanzieri, trovandosi a controllare il negozio per motivi fiscali, perquisendolo per trovare libri mastri e quanto attinente al settore, si sono imbattuti in reperti che nulla avevano a che fare con il regolamentare antiquariato. Eventi simili sono accaduti anche con qualche "compro-oro", nelle cui botteghe, controllate sempre per motivi fiscali, sono stati trovati pezzi antichi. Dalla fine del 2001, la guardia di finanza ha effettuato tre grossi ritrovamenti: nel mese di novembre, a distanza di quindici giorni l'uno dall'altro, 2 scoperte in mare.

Nei fondali di Marzamemi sono stati ritrovati reperti risalenti all'epoca ellenistica di estremo valore, quali collane, monete, anfore, capitelli e tronconi di colonne. Nel mese di maggio di quest'anno, nell'abitazione di un imprenditore di Augusta, un grosso corredo di reperti dell'epoca bizantina, custoditi all'interno di una sala strutturata come un vero museo. Ciò che appare più strano, nel detenere illegalmente reperti, è che invece, è possibile averli con le autorizzazioni di legge. Forse in pochi sanno che quando si entra in possesso di un pezzo antico, ci si può recare alla soprintendenza, denunciare il ritrovamento e chiedere la concessione al possesso. Se si tratta, ovviamente di un pezzo di particolare rarità e valore, l'autorizzazione non viene concessa ed il reperto in questione viene detenuto dalla stessa soprintendenza che provvederà poi ad esporla nelle aree museali.

Se invece si tratta di reperti più comuni, cosa di particolare frequenza in casi di anfore e monete, la concessione viene data senza difficoltà e senza particolari trafile burocratiche. Bisogna garantire però una perfetta custodia del pezzo, che deve essere posto in sicurezza, ad esempio nelle bacheche. Siracusa, e tutto il suo territorio, rimane comunque una fonte inesauribile di beni di altissimo valore. Tante sono infatti le zone nel cui sottosuolo, sono nascoste preziosità ancora non scoperte e su cui le forze dell'ordine vigilano con servizi di controllo che però, non sono sufficienti a garantire quella copertura che i siti richiederebbero.
Fonte: LaSicilia.it il 19-10-2002 - Categoria: Cronaca

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