Tarsu, scoppia la battaglia legale

Tarsu, scoppia la battaglia legale PACHINO - È battaglia legale sulle bollette Tarsu relative agli anni 2007 e 2008. Molti utenti infatti hanno ritenuto di seguire il consiglio del segretario dei Comunisti italiani Gioacchino La Corte ed hanno impugnato le bollette aumentate del 60 per cento, dando incarico all'avvocato Giuseppe Sena di assisterli in commissione tributaria. Il legale pachinese ha deciso di ingaggiare una vera e propria battaglia legale contro la casa municipale, ed ha già inoltrato oltre un centinaio di ricorsi. Secondo la tesi dell'avvocato Sena, i cittadini devono pagare solo alcune delle rate del tributo sui rifiuti solidi urbani, saldando così solo l'ammontare dovuto senza l'aumento del 60% deciso dall'amministrazione Campisi proprio il giorno prima dell'entrata in vigore del decreto «salva potere di spesa» emanato dal governo Berlusconi e che impediva agli enti locali di aumentare le tariffe. Per la parte non pagata, sarà invece possibile proporre ricorso.
La casa municipale però non ci sta. Seppure il sindaco Paolo Bonaiuto abbia disposto l'eliminazione dell'odioso aumento, le somme relative agli anni pregressi sono stati messi in bilancio e contabilizzati, motivo per cui non è possibile ipotizzare ora un introito inferiore di somme con aggravio per le casse comunali.

Il comune pachinese, pertanto, ha deciso costituirsi in giudizio e resistere, ingaggiando una vera e propria battaglia legale contro i cittadini ricorrenti. Per questo l'amministrazione ha nominato l'avvocato Michele Di Pasquale dandogli incarico di resistere in giudizio e di salvaguardare gli interessi del comune che, nel caso di vittoria dei ricorsi cumulativi, ora rischia non solo di vedere affluire un gettito minore del previsto nelle casse comunali, ma anche di risultare soccombente nelle spese legali. Secondo le tesi sostenuta dall'avvocato Sena che assiste i cittadini che hanno presentato ricorso, la determina sindacale con cui l'allora sindaco Campisi aumentò la tariffa della Tarsu, risulta viziata dalla mancanza di competenza del primo cittadino a decidere in ordine alle tariffe. La competenza infatti spetta solo ed esclusivamente al consiglio comunale che invece non si è pronunciato. Da parte sua l'amministrazione di allora basava la sua decisione su alcuni pareri dell'Anci (associazione nazionale comuni italiani) secondo cui era ammissibile la procedura adottata e la legittimità dell'aumento della Tarsu nonostante il decreto governativo che impediva l'aumento delle tariffe.

Salvatore Marziano
Fonte: LaSicilia.it il 29-10-2010 - Categoria: Cronaca

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