Sul ciliegino di Pachino indagherà l'Antimafia

Sul ciliegino di Pachino indagherà l'Antimafia (di Aldo Mantineo) Sin qui siamo stati abituati a vederlo protagonista indiscusso delle cucine di mezzo mondo, sia di quelle gestite dagli chef di caratura internazionale che di quelle di casa. Ma adesso per il pomodoro "ciliegino" - conosciuto anche come "Pachino" dal luogo di provenienza – si profila la possibilità di finire su ben altre tavole. Anzi, scrivanie. Infatti, oltre a chi vuol portare in Procura la vicenda della proposta di boicottaggio di questo prodotto come forma di protesta contro la possibilità di infliltrazioni mafiose nella filiera - idea lanciata nei giorni scorsi nel corso della trasmissione di Rai Uno "Bontà loro" – adesso si è anche aggiunta la possibilità che del caso se ne debba occupare la Commissione nazionale antimafia. «Domani chiederò al presidente Pisanu di aprire un'indagine sui fatti denunciati per accertarne la esatta configurazione della vicenda e le responsabilità», ha annunciato ieri l'on. Fabio Granata, siracusano, deputato di Futuro e Libertà e vicepresidente della stessa Commissione antimafia nazionale. Un'iniziativa la sua giunta all'indomani delle prime volentissime polemiche divampate sulla questione. E così pure ieri in modo quasi bipartisan si sono moltiplicati interventi e prese di posizione. «L'abbiamo già predisposta e domani (oggi per chi lege; ndr) presenteremo in Parlamento un'interrogazione ai ministri dello Sviluppo economico e delle Politiche agricole, alimentari e forestali per conoscere le iniziative che il governo intende adottare contro la proposta partorita nel corso di una puntata di "Bontà loro", la trasmissione Rai di Maurizio Costanzo, di boicottare l'acquisto del pomodorino di Pachino per presunte infiltrazioni mafiose tra i produttori», ha chiarito il parlamentare nazionale di Forza del Sud Pippo Fallica, coordinatore regionale del movimento in Sicilia. Un intervento dai toni assai duri i suoi nel quale ha sottolineato come sia «intollerabile che nel corso di una trasmissione del servizio pubblico si possa destabilizzare, senza possibilità di appello, ovvero adducendo prove assolutamente inconsistenti e fumose, un intero comparto agricolo che meglio rappresenta l'immagine della Sicilia nel mondo. Chiederemo, inoltre – aggiunge Fallica -, alla commissione di vigilanza Rai di occuparsi del caso perchè ciò non accada più».
Di «inquietante silenzio del presidente della regione siciliana Raffaele Lombardo» ha poi parlato un altro parlamentare di Forza del Sud, il deputato regionale siracusano Titti Bufardeci. Un atteggiamento quello del Governatore che per l'ex assessore regionale all'agricoltura «la dice lunga sul reale interesse che ha nel difendere le aziende e i lavoratori siciliani, almeno quelli che non rientrano nella sua personale sfera d'interesse.

Nessuno pretendeva, certo, che Lombardo riproponesse contro la Rai le sante crociate, così come ha fatto per alcuni servizi giornalistici che hanno semplicemente documentato la realtà della nostra Isola, ma almeno una semplice, anche banale, dichiarazione a sostegno del comparto agricolo che più di ogni altro dà lustro all'economia e al prestigio della Sicilia era ed è dovuta». Ma ieri a parlare per il Movimento l'autonomia - lo stesso partito del Governatore – è stato invece il deputato regionale di Rosolini Pippo Gennuso che (come riferisce il corrispondente Giuseppe Lorefice) ha voluto fare sentire «la sua indignazione. I furbastri – ha scritto in una nota - ci sono in Veneto ed anche in Sicilia. Generalizzare, come ha fatto Raiuno sul pomodoro di Pachino, invitando i consumatori a non acquistarlo, è incauto ed offende migliaia e migliaia di lavoratori del settore. Il pomodoro "Pachino" è unico al mondo – ha aggiunto – e quanto affermo è stato scientificamente provato da esperti e nutrizionisti. Ci sono centinaia di azienda agricole e di produttori che lavorano con onestà e sacrificio in un momento particolarmente delicato per l'economia e quanto affermato dal conduttore della trasmissione, che non sapeva neanche che Pachino è in provincia di Siracusa e non di Ragusa, è certamente diffamatorio. Mi auguro in tal senso che le associazioni di categoria facciano prevalere le proprie ragioni nelle sedi opportune». E ieri la voce dei coltivatori si è puntualmente levata. «Il pomodoro di Pachino ha garantito lo sviluppo economico e sociale, ha premiato la capacità innovativa e gli investimenti, offrendo a tutta la Sicilia la possibilità di esportare la qualità che questa regione esprime - hanno commentato il presidente e il direttore della Coldiretti, Alessadro Chiarelli e Giuseppe Campione –. Il pomodoro di Pachino è un elemento che contraddistingue i piatti. La mafia, la criminalità vanno combattute ovunque si annidino, incrementando il controllo del territorio ma non penalizzando i produttori onesti che sono i primi a subire azioni francamente incomprensibili e qualunquiste. Quando si fanno simili denunce bisogna fare nomi e cognomi e non sparare nel mucchio perpetuando luoghi comuni che la Sicilia combatte quotidianamente». Oggi su Rai Uno si riaccenderanno i riflettori di "Bontà loro". Maurizio Costanzo aveva già detto sabato che potrebbe Ma Alessandro Di Pietro, il conduttore di Occhio alla Spesa, ha chiarito di aver parlato «del "Pachino" normale, non del "Pachino" Dop che risponde ad un protocollo di produzione che garantisce i produttori e i consumatori: questo tipo di pomodorino non ha nessuna interferenza mafiosa e infatti costa meno del normale pachino che sta sui mercati italiani».
Fonte: gazzettadelsud.it il 07-02-2011 - Categoria: Cronaca

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