Su "I Pachinesi" un viaggio aiutati da vino e caponata

PACHINO - Domani sarà in edicola con La Sicilia il nostro free press quindicinale «I Pachinesi» e il servizio d'apertura, che dobbiamo all'ottimo lavoro di ricerca svolto da Rosario Ardilio, delinea un quadro per certi versi inaspettato dell'economia del nostro territorio. «Anche le grandi case del Nord per la rinascita del nostro vino» titoliamo. E nell'articolo si spiega come Eloro doc e moscato stiano vincendo premi ovunque. Ne parlano i sommelier, riviste di settore, trasmissioni televisive. E la nostra città si è trasformata in un enorme laboratorio che vede impegnate aziende di grandi dimensioni e piccoli produttori locali, enologi, esperti, tecnici e professionisti del marketing. E un Consorzio di Tutela che ha già ottenuto significativi risultati nella promozione del prodotto. Tutto questo a riprova del costante trend di crescita - dal punto di vista della qualità e della presenza sulle tavole italiane e non solo -del vino siciliano in generale e di quello del Siracusano in particolare. Nella rubrica «Club e Associazioni» Valeria Drago ci parla poi di «Quei settanta Angeli del soccorso che hanno salvato tantissime vite». Parliamo - e molti lo avranno già capito - dei volontari della Misericordia di Pachino, un'organizzazione che solo nel 2002 ha effettuato complessivamente 541 interventi. E in «Scrivono, su Pachino» pubblichiamo la seconda parte della descrizione di Marzamemi contenuta nel testo del volume di Giuseppe Lazzaro Danzuso «Vindicari», della Domenico Sanfilippo Editore.

Spazio poi alle immagini: con la consueta «Cartolina da Pachino» - una bella e interessante foto storica fornitaci ancora da Rosario Ardilio - e volti con «Le vostre istantanee», nuova rubrica che «allarga» anche a fidanzati, amici, conoscenti, genitori, nonne, zie, cani, gatti, persino colleghi di lavoro, la possibilità di essere pubblicati sul nostro giornale. Vi ricordiamo che le vostre foto vanno consegnate al nostro fotografo, Pippo Spiguglia, o inviate, come anche qualunque altra comunicazione, racconto o articolo, all'indirizzo e-mail melamedia@tiscali.it. Per le rubriche, in «Cunti da una terra a tre punte» potrete leggere il racconto «Quel miracolo del Corpus Domini che mutava la strada in una reggia», una ricostruzione d'ambiente colorita e per certi versi commovente, firmata da Teresa Bennice. Ne «La rivoluzione della caponata» poi, Monica Consoli ci parla della... cromoterapia applicata al cibo, con un trionfo di colori mediterranei, e ci confida la meravigliosa ricetta del cuscus della sua famiglia. Seguono «C'era un ragazzo che come me» - in cui Gino Astorina ci parla delle sue disavventure informatiche, tra virus che infettano il personal computer e acari che, dalla polvere di una vecchia macchina da scrivere, ti attaccano causando gravissime reazioni allergiche - e «Un mondo difficile». In quest'ultimo segment, Carmelo Lazzaro Danzuso ci parla della sua «insana» passione per il telefilm X-Files concludendo con un... quiz a premi. Per chiudere, vi ricordiamo che, nei prossimi giorni, potrete trovare «I Pachinesi», sempre gratuitamente, in alcuni punti di distribuzione presenti in città e nel suo immediato hinterland.
Fonte: LaSicilia.it il 22-11-2003 - Categoria: Cronaca

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I numeri del vino italiano
L'Italia è il primo Paese vitivinicolo: nel mondo si producono 268 milioni d'ettolitri di vino l'anno (media Fao), di cui 168 milioni provenienti da Paesi dell'Unione Europea (64% del totale). La produzione italiana rappresenta, di media, il 21% della produzione mondiale ed il 34% di quella dell'Unione Europea.

La superficie vitata è, secondo recenti rilevazioni, di poco superiore agli 830.000 ettari (1.227.000 ettari nel 1980). La produzione media è di 56 milioni d'ettolitri, 49% rosso e 51% bianco.

Le aziende vitivinicole sono poco meno di 1 milione (i 2/3 hanno una superficie vitata inferiore ad 1 ettaro, 7.000 una superficie superiore ai 10 ettari e alcune centinaia più di 50 ettari). Sono solo 30.000, invece, le imprese imbottigliatrici italiane (con una media di 5 etichette ciascuna, per un totale di 150.000 etichette diverse).

Le esportazioni vinicole (nel 2000 pari a 17.4 milioni d'ettolitri, di cui il 26,5% docg/doc) rivestono un ruolo di primaria importanza per la nostra bilancia commerciale, rappresentando una delle poche voci attive del comparto agro-alimentare. Il 60% è concentrato in tre Paesi: Germania (32%), Francia (26%), Regno Unito (9%). Seguono gli Usa (7%) e la Svizzera (3%).

L'importazione di vino si attesta sui 613.000 ettolitri (- 2,2% rispetto al '99). Il Paese al vertice nella classifica dei nostri acquisti resta la Francia, per circa l'80% del mercato. Seguono Spagna, Germania, Stati Uniti, Cile, Australia e Sudafrica.

I principali luoghi d'acquisto del vino: supermercato e ipermercato (39%), piccolo dettaglio (10%), enoteca (16%), approvvigionamento diretto (32%) e vendite per corrispondenza (3%).

I vini doc e docg rappresentano, in quantità, circa il 21% della produzione enologica italiana. Le Docg sono 22 (Bardolino Superiore, Barolo, Barbaresco, Brachetto, Brunello di Montalcino, Nobile di Montepulciano, Chianti, Chianti Classico, Albana di Romagna, Asti o Asti Spumante, Moscato d'Asti, Ghemme, Carmignano, Franciacorta, Gattinara, Gavi, Recioto di Soave, Sagrantino di Montefalco, Torgiano, Taurasi, Vernaccia di San Gimignano, Vermentino di Gallura). Le Doc sono 323 (al 1° settembre 2000), ma con oltre 1.800 tipologie diverse tra menzioni aggiuntive e sotto specificazioni.

Le regioni più citate all'estero sui mass-media per i loro vini: Toscana (24%), Piemonte (17%), Veneto (15%) e Trentino Alto Adige (10%).

Classifica dei nostri vini più famosi: 1) Barolo; 2) Chianti; 3) Barbera; 4) Brunello di Montalcino. Le marche di vini conosciute sono oltre 100. I Paesi più attratti dai vini italiani sono la Germania (44%), la Gran Bretagna (31%) e gli Stati Uniti (13%). Seguono Francia e Svizzera.

Il consumo medio annuo di vino per abitante in Italia è passato dai 120 litri d'inizio Novecento ai 99 litri degli anni Sessanta. Dopo una progressiva risalita dei consumi, che hanno toccato la punta massima nel 1968 con 116 litri, c'è stata una costante contrazione (dai 95 litri del 1978 ai 60 litri del 1995) e poi l'assestamento sulle cifre attuali.

Il consumo medio annuo pro capite varia molto secondo le regioni: il più alto si registra in Veneto (76 litri) ed il più basso in Sicilia (27 litri), in Toscana e Piemonte si raggiunge una posizione intermedia (sui 58 litri), in Friuli Venezia Giulia e Trentino Alto Adige ci si attesta rispettivamente sui 44 litri e sui 42 litri (dati del 1995).

(Fonte: Lingotto Fiere)
Un articolo per la promozione del Vino di Pachino e di un Consorzio che stenta a decollare. Si sà che è molto difficile mettere insieme i produttori. Anche perchè sono in costante concorrenza tra di loro. Allora per convincerli bisogna promuovere le informazioni.Ecco un esempio:

Da una rivista on-line PRESSMARKET di Milano.

""IL GRANDE RITORNO DEL VINO DI PACHINO SI STRINGONO ATTORNO A QUESTO NOME ALCUNE TRA LE PIÙ RAPPRESENTATIVE AZIENDE VITIVINICOLE DELLA ZONA SUD
Milano, 21 ottobre 2002 - Pachino da oggi recupera e rivendica la sua antica tradizione vitivinicola attraverso il rilancio delle DOC che insistono sul suo territorio. E' questa, in sintesi, la mission del neocostituito consorzio di Tutela dei Vini di Pachino. Che il nero d'Avola (il vitigno prevalente sulla intera produzione regionale, che interessa circa il 70% della produzione siciliana) fosse autoctono delle campagne pachinesi, lo sapevano bene le più importanti industrie enologiche italiane, da sempre abituate ad acquistare in questa zona grandi quantità di mosti e di vini, quale base indispensabile per aggiungere corpo, colore e personalità alle proprie produzioni. Oggi però il mercato dei vini di pregio ha assunto proporzioni tali da travalicare di molto lo stretto ambito degli addetti ai lavori, costringendo gli imprenditori dell'estrema zona sud siciliana ad affinare le proprie armi. Assistiamo così da qualche anno alla riqualificazione di aziende vinicole locali che, attraverso l'acquisizione dell'adeguato know-how, sono fermamente intenzionate a trovare una giusta collocazione nel panorama internazionale dei vini in bottiglia. I rossi di Sicilia vinificati in purezza con il nero d'Avola sono dotati di grande personalità, assai apprezzati dagli intenditori: vini di grande struttura, dal profumo ampio e persistente, con sentori di ciliegia, frutti di bosco e prugna. E siccome la qualità dei vini passa attraverso la rivendicazione della propria origine geografica, Pachino possiede tutte le carte in regola per reclamare la propria paternità su questo preziosissimo vitigno, perseguendo una politica di marketing adeguata alla posta in gioco. Il progetto di valorizzazione nasce dalla felice sinergia tra le professionalità locali e una indiscutibile vocazione del territorio all'agricoltura di qualità. Convergono su questo progetto aziende dal sicuro avvenire commerciale (Enoagricola Pachino, Porte di Bufalefi, Riofavara, Zenner, Deim, Gulfi, Curto, Terre di Noto), enologi ed agronomi di lunga esperienza (L'enologo Nino Di Marco, l'agronomo Giuseppe Cicero), una amministrazione comunale molto sensibile al comparto enogastronomico (Sebastiano Barone, sindaco di Pachino e vicepresidente della Associazione "Città dei Sapori", già impegnato in prima persona nel riconoscimento della Igp del pomodoro di Pachino), e l'esperienza del Dott.(Paolo Meli), che da oltre un decennio cura l'immagine delle aziende di Pachino sotto il profilo del marketing pubblicitario (pomodoro, melone, olio e vino). Il consorzio di tutela dei Vini di Pachino per statuto promuove e tutela L'Eloro Doc e il Moscato di Noto Doc. Noto, capitale europea del Barocco, e Pachino, fulcro dell'agroalimentare di successo: due città unite sotto il segno della vite e da una unica politica di valorizzazione turistica in chiave enogastronomica. Questi, in breve, i primi passi di una realtà che, sotto l'egida degli scopi istituzionali del Consorzio di Tutela, avrà l'affascinante compito di riportare in auge una gloriosa pagina di storia locale, ricomponendo tassello per tassello una tradizione che è forse l'unico grande patrimonio culturale dell'estrema punta meridionale di Sicilia: la tradizione dell'uva e del vino, dei palmenti e della vendemmia. Cultura contadina, bene impressa nei ricordi dei nostri genitori, che una congiuntura sfavorevole prolungatasi per oltre un decennio stava rischiando di fare dimenticare""
"SOLO E SOLTANTO PER LE GRANDI CASE DEL NORD SI HA UN PO'PIU' DI VISIBILITA' DEL NOSTRO VINO"


Come si concilia l'attività giornalistica con quella precipua di "velinari"?????
Qui c'è da mettere in evidenza che questa testata quindicinale non ha nulla a che vedere con La Sicilia. E' solo un foglio, forse sicuramente finaziato in parte dagli enti locali per farsi un pò di promozione locale.

Alla memoria se la memoria ha un futuro.


I ricordi vanno indietro nel tempo quando questi emeriti ricercatori e promotori costituivano la "piccola borghesia" che guardava dall'alto in basso gli agricoltori in genere. E la fame dei viticultori locali era tale e tanta che erano costretti, loro malgrado, a vendere il frutto del loro lavoro per due soldi. Se la memoria ha un futuro, come diceva Sciascia, io penso che nel contesto locale sia un'arma temibile per chi cerca costantemente di riciclarsi al vecchio/nuovo. E diventa di fatto come lo è stata in alcune circostanze un'arma terribile. Che comunque si è cercato e si cercherà di cancellare. Ma come si sà la paura è sopratutto e tipica delle persone cameleontesche che virano al primo soffio di vento in esemplari forme opportunistiche molto peculiari che solo chi ha grande capacità intellettuale riesce a vedere e a registrare per ricordare da dove viene la musica che flautano. Si muovono con esemplari forme opportunistiche di sopravvivenza che comunque non sfuggono a chi ha la capacità viva di ricordare quello che erano quello che sono e, purtroppo per noi, quello che diventeranno: gattopardi di infima tacca!!!!!
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