Sorte dei naufraghi ancora misteriosa

Sorte dei naufraghi ancora misteriosa PORTOPALO - Tre giorni di ricerche ma senza esito. Resta solo uno il cadavere, ritrovato da un motopesca portopalese alcuni giorni fa nelle immediate vicinanze di un barcone capovolto. E gli altri occupanti quella carretta, identica a tante altre approdate all'estremità sudorientale siciliana con 20-25 persone a bordo? Niente di niente, scomparsi nell'immensa distesa azzurra del Mediterraneo. Eppure sono stati trovati oggetti femminili, una trousse, rossetti, foulard. Il personale della Guardia Costiera, con osservazioni molto semplice e persino ovvie, ha dedotto come sia da escludere che in quel barcone vi possa essere stato solo un occupante, poi trovato morto dall'equipaggio del peschereccio "Mauro Figlio". Abbiamo parlato in questi giorni con un pescatore della marineria portopalese, Angelo Cannarella, uno che conosce come le sue tasche quel tratto di mare chiamato "Patruzzo" dove molti pescherecci vanno ad effettuare le battute di pesca. "E' una zona di correnti molto forti - afferma Cannarella - e quindi è molto probabile che se il naufragio è avvenuto in quel tratto i corpi dei naufraghi siano stati trasportati altrove". Uno dei membri dell'equipaggio gli ha descritto alcuni momenti del recupero del cadavere.

"Ha confermato - aggiunge il pescatore ed armatore di Portopalo - quello che ho appena detto, ovvero che per evitare che la corrente lo trascinasse lontano dal loro motopesca hanno dovuto faticare non poco. Considerate inoltre che lì c'è un fondale che di colpo scende fino a diverse centinaia di metri. Non è escluso che i corpi degli altri occupanti quel barcone siano andati a fondo. Ma non escludo che possano spuntare altrove, ben lontano dal punto in cui i colleghi del Mauro Figlio hanno trovato il cadavere la scorsa settimana". Immancabile il riferimento ad un altro naufragio, quello avvenuto a Natale del 1996. In quella circostanza l'insenbilità e il cinismo di alcuni pescatori, che trovavano cadaveri impigliati nelle loro reti da pesca, ributtandoli in mare per evitare "perdite di tempo con la burocrazia", portò alla formulazione di una condanna diffusa di "insensibilità e assensa di pietas verso la morte" a discapito di tutta la comunità portopalese, con distinguo e patenti di rettidunie morale rigorosamente "ad personam", non dimenticando il ricchissimo indotto culturale e mediatico formatosi e che ha tratto spunto dalla tragedia per scopi soprattutto lucrativi (spettacoli teatrali, documentari, opere d'arte contemporanea). Angelo Cannarella, a questo proposito, è convinto che i pescatori portopalesi non ripeteranno gli stessi errori di allora. "Il clima è cambiato rispetto ad undici anni fa - prosegue il pescatore portopalese - e c'è una maggiore informazione e sensibilità in tal senso. Cosa che mancava allora. In caso di ritrovamento di corpi in mare bisogna seguire l'esempio del Mauro Figlio che già nell'estate del 1996 aveva portato a terra un cadavere, seguendo la procedura prevista. Gesto che ha meritoriamente ripetuto anche pochi giorni fa". Dalle parole di Angelo Cannarella, pescatore capace di guardare ben oltre il proprio "particulare" (caratteristica assente, purtroppo, in altri suoi colleghi) si evince una sorta di avviso ai naviganti: se qualcuno trova corpi in mare non esiti a recuperarli e portarli a terra, denunciando il tutto alle autorità competenti, per consentire una degna sepoltura di questi esseri umani, vittime di una mattanza epocale.

SERGIO TACCONE
Fonte: LaSicilia.it il 30-07-2007 - Categoria: Cronaca

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