"Solid Sea", la solitudine frantumata del Mediterraneo

Allo spazio Lima di Milano, il gruppo multiplicy continua le sue mappature del contemporaneo in mutamento Navigare nei paradossi Storie contrapposte che raccontano il mondo globale. «The Ghost Ship», peschereccio ombra della tragedia negata di Portopalo. «Odessa/The World» di Armin Linke

DIANA MARRONE

MILANO - Interno di una nave: un uomo, dimesso ma decoroso, è al piano. Poco più avanti nella sala, altra storia e altro video. Un'inquadratura di un ponte smerigliato di fresco: un uomo in doppiopetto intona melodie senza tempo. Sono due frame dell'installazione di Armin Linke allo Spazio Lima di Milano che ospita su due livelli due nuovi capitoli del work in progress sul Mediterraneo Solid Sea a cura del gruppo multiplicity di Stefano Boeri. Solid Sea segue Border Device(s) (alla Biennale arte) in un progetto che indaga e struttura interventi artistici e di approfondimento tematizzato. Partendo da società in crisi o ambienti in mutamento caotico, l'indagine di multiplicity fa una ricognizione sul territorio e mappa a strati un particolare statement utilizzando architettura, arte, sociologia, storia, inchiesta attraverso video ed installazioni. Lo statement sul Mediterraneo è nato da un'urgenza, anche se non si tratta di uno spazio «urbano»: la placca liquida che per secoli ha rappresentato la fonte di vita degli stati e dei popoli rivieraschi sta cambiando. Sta diventando solida. Rotte e scopi di navigazione rendono claustrofobiche le identità di chi la solca e netti sono i confini di genere per i quali lo si attraversa: clandestini, pescatori, guardie e ingegneri che ne esplorano i fondali sono costretti entro le loro dimensioni solipsistiche e vengono in contatto gli uni con gli altri solo per accidenti. Queste rotture anzicché produrre empatie e scambi di conoscenza causano tragedie. Due sono i casi che lo dimostrano nella mostra. Solid Sea 01: The Ghost Ship è la storia della nave Yiohan, uno dei tanti pescherecci con bandiera ombra riciclatosi a traffico di clandestini, naufragato al largo di Portopalo (Sicilia) con il suo carico di 300 profughi il 25 dicembre 96. I pochi superstiti denunciano il caso, ma le autorità coinvolte (tra cui l'Italia) negano la tragedia. Soltanto il macabro, scadenzato venire a galla dei resti (vestiari, documenti d'identità) impigliati per caso nelle reti dei pescatori siciliani tengono vivo il caso.

L'inchiesta giudiziaria oggi va faticosamente avanti, ma multiplicity racconta con otto postazioni video (con interviste a protagonisti) e con un video sottomarino del relitto (prodotto da La Repubblica,) che almeno 285 cadaveri restano sul fondo del Mediterraneo senza identità. Nato dalla collaborazione del gruppo di ricerca e di Giovanni Maria Bellu, Ghost Ship è stato prodotto da Documenta XI nel 2002. Il suo allestimento per lo Spazio Lima è molto pervadente, e va oltre la drammaticità della storia: allo scopo di impedire il silenzio, provoca un bombardamento di notizie che opera un climax con l'ottundimento siderale del video sottomarino del relitto nella sala accanto. Solid Sea 02: Odessa/The World è un progetto di Armin Linke in collaborazione con Matteo Fraterno. Due video raccontano due storie molto diverse di vita per mare e nel mare: la nave ucraina Odessa, messa sotto sequestro per fallimento dell'armatore dal tribunale e ancorata dal `95 al 2002 al porto di Napoli con il suo equipaggio. E la nave The World Resident Sea, salpata nel 2002, che ospita 110 appartamenti di lusso dove ricchi pensionati possono acquistare una proprietà e vivere circumnavigando il globo. Queste dorate esistenze «off-shore» toccano terra solo per presenziare agli eventi più mondani e ingannano il tempo visitando paradisi naturali. La storia della nave Odessa, condita dalla presenza nella sala espositiva del drammatico diario di bordo, è allucinante: uomini soli, alla deriva, difendono l'imbarcazione e i loro turni di lavoro per aggrapparsi alla vita. Razionano il cibo e seppelliscono due dei compagni morti di infarto nei sette anni di reclusione. La grammatica del montaggio (di Carlotta Cristiani) è esemplare, in quanto descrive l'anomia di Napoli, e di ogni città, se vista dal porto.

La mostra resterà aperta fino al 14. Lima non è un posto qualunque: non è un luogo neutro e non è una galleria. Condiviso con un gruppo di architetti che si chiamano studioper, è nato nel 2002 ed è la sede milanese di Xing. È un laboratorio di ricerca e sviluppo: ospita interventi spin-off di artisti - per il prossimo marzo produrrà un imponente intervento con tra gli altri Patrick Tuttofuoco, Riccardo e Tommaso Previdi, sospeso nell'architettura radicale degli anni 60, ambito prediletto dello studioper. Xing è la ex-costola portante del vecchio Link di Bologna, suo è quel che di meglio avviene in Italia tra arte, video, cinema, musica elettroacustica, danza e teatro: ad esempio Netmage, Corpo Sottile, Doing... Tra Italia ed estero hanno prodotto da ultimo Anomalie Italienne (evento multidisciplinare che ha inaugurato Lima).
Fonte: Il Manifesto il 01-11-2003 - Categoria: Cronaca

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