Sicilia, scrigno dei beni culturali

1) «Qui» – il mielaro batte il piede per terra – fu per mille anni il posto della pace. I greci prima contarono che venivano in pace ma volevano tutto… Tantocché il popolo delle api era finito». Il racconto del «mielaro» si svolgeva sui bordi superiori di Pantalica, nell'area oggi protetta come altre in Sicilia. Un capitale da fruire che incita all'iniziativa soprattutto ai bordi dei parchi e delle riserve nei territori interni contribuendo a riterritolizzare le loro economie.
Il mielaro nel raccontare, sembrava che mormorasse «quei barbari dei greci». In effetti, anche da quel che archeologi e storici hanno potuto osservare, qui si fronteggiarono due civiltà: una quella del popolo delle api. Insediato attorno ll'impressionante canalone di Pantalica, testimonia una civiltà presente fin dal XVII secolo a.C. con una necropoli vivente dove i morti restarono a far compagnia ai vivi in un'affascinante culla di rocce bianche di bellissima flora e fauna, dove anche oggi ogni tanto l'aquila vola spaventando stormi di uccelli e l'acqua scorre ricca di pesci. Una cultura che, piuttosto statica, presidia il suo spazio. L'altra civiltà è quella dei Corinzi che arrivarono nell'VIII secolo a.C. con la spinta dei venti. Era la cultura che già da tempo, con Fenici e poi Greci valorizzando il movimento, solcava il Mediterraneo, rendendolo maturo per il sorgere di quella civiltà unica e dal «balzo in avanti», chiamata Occidente. Sono lì due componenti della vicenda occidentale cristallizzate: a Pantalica e a Ortigia, venti minuti l'una dall'altra. Due capisaldi l'uno della stasi nello spazio: Pantalica; e l'altro del movimento nel tempo: Ortigia. Ambedue ricordano all'Occidente come le sue crisi non siano solo dovute alla stasi, ma a volte anche al movimento incontrollato e travolgente. Una di queste è proprio quella che oggi viviamo con l'esaltazione del tempo e la sottovalutazione dello spazio.
Con tutto ciò lo spettacolo offerto dai due capisaldi di Ortigia e di Pantalica è quello di due grandi «beni culturali strategici». E anche qui vale ascoltare Henri Raymond che nell'analizzare gli attrattori turistici insiste perché si mettano meglio in luce i «beni culturali ambientali» a confronto dei «beni culturali strategici».

2) Nel territorio di questi due capisaldi le cose non stanno ferme. Dal 1986 il Gal Val D'Anapo, interagendo con le amministrazioni comunali, è stato occasione per un progressivo, partenariato pubblico-privato della provincia di Siracusa. Oggi si osserva come le teste del bipolo (Ortigia-Pantalica) emergono come i punti più delicati del sistema e necessitano di adeguate «porte» non per chiuderli, ma per aprirli senza che siano travolti come per molti versi è accaduto a Venezia e a Firenze da flussi di un turismo massiccio e indifferenziato.
Sono proprio i «beni culturali ambientali» così cari a Raymond, che si candidano a svolgere un ruolo di filtro per fare sostenibile anche la fruizione dei «beni culturali strategici». Nel Val D'Anapo con il Gal il lavoro di circa vent'anni è tangibile: il sistema attualmente conta 90 aziende per un totale di circa 1200 posti letto di cui quasi la metà realizzata. Una ricettività da Turismo Relazionale Integrato che fa dialogare quanti vivono nel territorio con chi, arrivando, è portato ad apprezzare le attività più diverse, tra queste anche l'antica produzione culturale della fascia nord dove la cerniera della «porta» partendo da Palazzolo Acreide con il museo di culture popolari «Antonio Uccello» e le iniziative del dramma antico, si estende all'opera dei pupi di Sortino con echi sparsi di Quasimodo e di Vittorini. Questo segmento di cultura confina con un'altra iniziativa di marketing del teritorio avviata dalla Provincia di Catania attraverso il progetto Isolatino, con cui si promuovono il Parco letterario di Verga, le iniziative di Mineo e il valore di città ideale di Grammichele, l'agroalimentare, le feste etc. Si comincia ad apprezzare così la ricchezza dei «beni culturali ambientali» che, da Nord, fascia e filtra l'accesso a Pantalica che dalle fotografie zenitali appare come la radice di un grande albero deciso a incidere la terra mentre il Val D'Anapo è la sua grande «porta».

3) Qualcosa di simile è in atto nel territorio che da Sud spalleggia Siracusa (e quindi Ortigia). Si tratta di mettere bene a punto i «beni culturali ambientali» e l'eccezionale triangolo che aggira Porto Palo limitato a terra dalla linea: Ispica, Noto, e Pachino. Anche qui sulla pianura angolata dal mare e attrezzata dalle microcentralità del Turismo Relazionale Integrato si può profilare un sistema a difesa e insieme di valorizzazione di Ortigia che dalle foto zenitali appare come una nave agganciata alla terra. Il triangolo è la sua grande porta. Organizzando le due «porte» a nord-est e sud-ovest, viene filtrato l'accesso al bipolo Ortigia-Pantalica e gestendo le maniere per accostarsi e comprendere le lezioni chiuse negli scrigni dei loro reperti si alza anche la cultura, la produttività, la vita e la ricettività di quanti vivono nel Siracusano e di quanti turisti lo frequentano. L'esperienza di azione quasi ventennale manifestata nel Val D'Anapo è una maniera per far fiorire un marketing dal territorio, diffondendo in esso delle "microcentralità" di Turismo Relazionale Integrato e facendo crescere un processo di gestione innovante della vita e della produzione. E' questo il percorso da seguire affinché la Sicilia sviluppi servizi, organizzazione e attrezzature all'altezza del suo «talento posizionale».

Leonardo Urbani
Fonte: LaSicilia.it il 13-08-2004 - Categoria: Cronaca

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