Sciopero dell'agricoltura il 10 dicembre

Venerdì il mondo agricolo incrocia le braccia per protestare contro la Finanziaria. Tra le misure più contestate, la riduzione del sussidio per i lavoratori stagionali e del sussidio di maternità.

Sono soprattutto le donne, che lavorano come avventizie nell’agricoltura, le principali interessate all’indennità di disoccupazione (salario e contributi). Indennità che la nuova Finanziaria vorrebbe dimezzare a chi lavora almeno 151 giorni all’anno (il governo ha deciso che l’assegno dal 66% della retribuzione deve passare al 30%) e ridurre del 10% a chi sta con la schiena piegata a raccogliere frutta e verdura centouno giorni su 365. A dire no, assieme ai dipendenti agricoli, sono: Flai Cgil, Fai Cisl e Uila Uil, sindacati di settore. La protesta, a livello nazionale, si terrà venerdì 10 dicembre. Nella provincia di Pisa gli avventizi sono 2.500 (dopo le crisi degli scorsi anni, di lavoratori fissi ogni azienda al massimo ne tiene tre o quattro). La maggior parte di loro trova impiego in Valdicecina: ecco perché è stato deciso che venerdì nella città etrusca, come nei maggiori centri del Paese, si terranno delle assemblee informative alla Camera del lavoro di piazza Venti settembre (dalle 10 alle 12) e alla Cgil di viale Bonaini (dalle 16 alle 18). Il lavoratore agricolo. Ha mediamente dai quarant’anni in su, in genere è una donna (60-70%) sposata e con famiglia, spesso con bambini e anziani da accudire. Ma sempre più spesso succede che le lavoratrici stagionali, anche dell’agricoltura, siano donne più giovani, sui trent’anni poco più, diplomate, con una famiglia giovane da tirare su, che non trovano altri impieghi se non come precarie. Le donne sono molto ricercate nell’agricoltura perché hanno una manualità particolare. Nella vendemmia, per esempio, non si potrebbe fare a meno di loro: il vitigno di pregio ha bisogno di cure attente ogni giorno. Gli avventizi. Il fenomeno degli avventizi in agricoltura cresce grazie ai forti investimenti che sono stati fatti nel settore. Non esistono imprese leader in Valdicecina, ma ci sono tante aziende che nei momenti di raccolto riescono a dare occupazione a più di duemila persone. Le accuse al governo. I sindacati del settore agricolo hanno proclamato lo sciopero contro i tagli alle indennità di disoccupazione e di maternità nel settore «per finanziare - dicono in una nota - la riforma fiscale decisa dal governo». «La scelta di ridurre le prestazioni ai soggetti più deboli e più precari del mondo del lavoro per ridurre le tasse, in particolare quelle sui redditi più elevati, si commenta da sola: si toglie ai più poveri per dare ai più ricchi. Una decisione ancora più sorprendente se confrontata con la dichiarazione del presidente del consiglio che assicurava la copertura della diminuzione delle tasse sarebbe stata approvata senza operazioni di macelleria sociale». L’indennità. L’indennità di disoccupazione speciale agricola rappresenta anche nella nostra provincia, una vera e propria integrazione del reddito per moltissimi lavoratori e le loro famiglie. I lavoratori stagionali agricoli del territorio sono circa il 70% degli addetti, vale a dire circa 2.500 lavoratori che si vedranno ridotto il reddito annuale. La norma contenuta nella Finanziaria colpisce pesantemente il reddito di questi lavoratori che integrano una retribuzione percepita per 5/6 mesi (tra i 7.000 e i 10.000 euro annui) con l’importo della disoccupazione speciale agricola (tra i 2.000 e i 3.000 euro l’anno). La maternità. Ancor più indigesta la norma che prevede che le lavoratrici agricole abbiano un’anzianità contributiva di almeno 51 giorni nel biennio che precede la gravidanza per aver diritto alle prestazioni di maternità. «È questa una legge molto discriminatoria nei confronti di tutte le altre lavoratrici - spiegano Cgil, Cisl e Uil - che godono del diritto alla maternità senza nessuna anzianità». La mobilitazione. Venerdì andrà in scena il primo sciopero generale di 8 ore di tutta la categoria. Non sarà il primo, però. Se la Finanziaria non verrà cambiata sono previste altre proteste. E se i lavoratori agricoli incrociano le braccia cominciano a essere guai seri per i raccolti. Nel 2003 boom di stagionali. Mille posti di lavoro in più (dato Istat), in Toscana, rispetto all’anno precedente. È il dato fatto registrare nel 2003. Il 2004 dovrebbe confermare il trend rialzista, anche se i numeri dovrebbero essere più contenuti. Il settore trainante del boom agricolo è il vino di qualità e ne è stata beneficiata soprattutto la Maremma. Ma anche l’industria dell’olio non è da meno, e la Valdicecina in questo settore si fa valere eccome. La domanda di manodopera porta anche le aziende a inquadrare molti stranieri, operai che tante volte non vengono messi in regola. E non sono neppure specializzati. Costano poco.


I rappresentanti del settore agricolo di Cgil, Cisl e Uil hanno indetto uno sciopero nazionale per protestare contro le modifiche apportate dalla Finanziaria alla loro categoria. I lavoratori dei settori agricolo, forestale e florovivaistico di tutta Italia incroceranno le braccia venerdì 10 dicembre prossimo. «I motivi dello sciopero sono contenuti nella Finanziaria messa a punto dal Governo - spiega Vincenzo Cannici del Flai-Cgil - che, per racimolare i soldi necessari alla riforma fiscale, li toglie ai lavoratori stagionali. Ancora una volta, purtroppo, si toglie ai più poveri per diminuire le tasse ai più ricchi». I punti che ai sindacati non vanno giù sono soprattutto tre. Il primo riguarda il sussidio di disoccupazione che lo Stato elargisce ai lavoratori stagionali del settore agricolo: attualmente questa categoria percepisce un sostegno maggiore rispetto ai lavoratori degli altri settori. In particolare, si distinguono tre scaglioni dove i lavoratori, nei mesi in cui non lavorano, possono arrivare a prendere dal 30 al 66% dello stipendio base. Una misura ritenuta necessaria dai sindacati, soprattutto in aree particolari dove le colture stagionali rappresentano l’unica risorsa economica come in molte zone del meridione. «Il Governo vuol cancellare questi importanti privilegi - aggiunge Cannici - e parificare il sussidio di disoccupazione al 30%, vale a dire come per tutte le altre categorie di lavoratori: una modifica che, se applicata, ridurrà molte famiglie sul lastrico». Il secondo punto che scatena le proteste dei sindacati è il diritto al sussidio di maternità per le donne che lavorano stagionalmente nell’agricoltura. Fino ad oggi per ottenere tale sussidio era sufficiente che una donna lavorasse almeno 51 giorni in due anni, mentre con la nuova riforma fiscale i giorni necessari per ricevere il sostegno di maternità raddoppieranno. Infine, il problema contributivo. Abbassandosi la percentuale di stipendio percepita durante il periodo di disoccupazione, molti lavoratori stagionali agricoli non raggiungeranno più la quota di un intero anno contributivo, ma alcune settimane in meno, con conseguenti ripercussioni a livello pensionistico. In un paese modernizzato come l’Italia, i lavoratori del settore agricolo e forestale sono ancora più di 400mila, il 35% dei quali è impiegato solo stagionalmente. Nella sola provincia di Pistoia i lavoratori stagionali sono circa 2000, dislocati soprattutto in Valdinievole e nel pesciatino.
Fonte: Greenplanet.net/Il Tirreno il 07-12-2004 - Categoria: Economia

Lascia il tuo commento
Cerca su PachinoGlobale.net