Sbarco di 80 a San Lorenzo

Ancora sbarchi lungo le coste siracusane. Ieri mattina sono stati bloccati e intercettati 40 extracomunitari tutti di sesso maschile provenienti dallo Sri Lanka. I cingalesi sono stati trovati e bloccati dagli agenti del commissariato di pubblica sicurezza su segnalazione di alcuni cittadini che avevano notato lo spostamento di alcuni extra comunitari che a piedi proseguivano in direzione Noto sulla strada provinciale che da Pachino porta alla città barocca. Un gruppo di cingalesi che erano, come poi hanno ricostruito gli investigatori, sbarcati la sera prima nella zona di San Lorenzo e con la complicità della notte si erano nascosti fra le campagne dell'hinterland netino per rifocillarsi e cambiare i panni zuppi di acqua. Con le prime luci dell'alba erano intenzionati a raggiungere il capoluogo aretuseo.

Subito scattato l'allarme da parte delle forze dell'ordine che hanno mobilitato le pattuglie dei carabinieri, della polizia e dei vigili urbani per setacciare la zona alla ricerca dei cingalesi che si erano sparpagliati a gruppetti di tre-quattro per non dare nell'occhio. Una prima operazione che si è concretizzata nell'intercettazione immediata di quaranta extracomunitari. Ma il controllo sul territorio congiunto delle forze dell'ordine è continuato per tutta la giornata di ieri fino a bloccare poco prima di mezzogiorno altri due cingalesi e poi prima dell'oscurità intercettare un altro gruppo di extracomunitari, circa otto che sono stati portati prima al commissariato di pubblica sicurezza di Noto e poi all'Umberto I di Siracusa dove è allestito da giorni un centro di prima accoglienza per gli immigrati.

In tutto quindi circa 50 cingalesi, anche se gli inquirenti sono d'accordo nel dichiarare che il numero potrebbe aumentare nelle prossime ore. Gli investigatori pensano che siano stati in tutto una ottantina i cingalesi a raggiungere la nostra costa. Nessuna traccia dello scafo che li ha portati fin qui, e che sembra si sia fermata al largo. Con una navetta i clandestini sarebbero poi stati traghettati a riva. I cinquanta clandestini hanno raggiunto la centrale del commissariato di polizia con la parte inferiore dei pantaloni inzuppati segno che sono statti trasportati quasi fino a riva e non gettati in mare al largo. La maggior parte ventenni, maschi, ed hanno alle spalle un viaggio della speranza durato mesi, dai porti dello Sri Lanka, attraversando l'oceano Indiano pattugliato dalle navi dell'operazione "Endurin freedom", risalendo il Mar Rosso sino a Porto Said.

Una organizzazione perfetta studiata nei minimi particolari che grazie all'oscurità ed all'assenza di controllo nelle coste ha permesso di essere portata a termine nella notte a cavallo tra sabato e domenica. Cambiati e rifocillati gli investigatori hanno cercato di aprire un dialogo con gli extracomunitari. Alcuni di loro parlavano la lingua italiana segno che non era la prima volta che arrivavano nella nostra terra e tentavano il viaggio della salvezza, della speranza che potesse liberarli dallo stato di cattività nella quale vivono. Dai primi elementi raccolti sembra che abbiano pagato circa 500 dollari il viaggio verso la libertà. Una piccola cifra resa nota da alcuni ma non confermata dagli altri. L'ennesimo sbarco, il terzo quest'anno, conferma ancora una volta come le nostre coste siano deboli.
Da qui l'impegno da parte della polizia e della guardia di finanza che conduce al largo delle coste siracusane alla ricerca delle cosiddette carrette del mare che trasportano i clandestini sino a questa porta d'Europa di facile accesso come quello delle coste della Sicilia sud orientale.

Il viaggio della speranza è stato oggetto di indagine in questi anni da parte della Procura della Repubblica di Siracusa che ha tracciato le fasi salienti del tragitto. Punto di snodo è il porto di Alessandria d'Egitto dove vengono organizzati i viaggi per l'Italia dei clandestini. Questi vengono caricati su vecchi pescherecci fino ad arrivare nelle nostre coste. Dove ad attenderli un'organizzazione di solidarietà che ha le sue radici si presume nel catanese. Un viaggio esoso ed a volte i clandestini debbono vendere tutto quello che hanno o lavorare faticosamente per poter racimolare il denaro. Nella speranza di un futuro migliore attirati dal nostro mondo consumistico. Una realtà diversa invece trovano. Così dopo mesi di prigionia dentro un centro di accoglienza vengono rimpatriati e lì inizia una nuova ricerca di un'altra strada per sfuggire alla realtà di quel posto fatto di lotte e sofferenze.
Fonte: LaSicilia.it il 04-02-2003 - Categoria: Cronaca

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