Sbarchi clandestini, indagati i soccorritori

Prestare soccorso a una imbarcazione di clandestini alla deriva può prefigurare il reato di favoreggiamento. E' quel che ritiene il procuratore di Modica, Domenico Platania, che ha iscritto nel registro degli indagati il comandante del motopesca «Ciro» Corrado Scala e il suo equipaggio. A loro carico si ipotizza il reato di concorso in favoreggiamento dell'immigrazione clandestina.

Il peschereccio, nella notte tra domenica e lunedì, aveva soccorso nel Canale di Sicilia, 50 miglia a sud di Capo Passero, un barcone con 151 clandestini che rischiava di affondare. L'attenzione degli investigatori si è concentrata su quanto avvenuto nelle acque internazionali dopo l'sos lanciato dai clandestini. La destinazione dei clandestini doveva essere Malta. Ma a La Valletta, rivela l'avvocato Corrado Valvo, non è stata data risposta alla richiesta di soccorso. Inoltre i clandestini avrebbero attuato una piccola sommossa dopo avere intuito che la loro destinazione non era l'Italia.

«C'era anche una donna con un arresto cardiaco a bordo – ricostruisce l'avvocato Valvo – e problemi di incolumità e al comandante da Roma è stato detto di comportarsi come meglio riteneva per la salvezza di tutti, quindi anche di dirigersi verso la Sicilia. Allo stato attuale – aggiunge il penalista – non mi sembra ci siano i presupposti per un'ipotesi di reato, anzi...». All'iscrizione nel registro degli indagati del comandante e dell'equipaggio del motopesca di Marzamemi si è giunti dopo una lunga nottata di interrogatori. Qualcosa, evidentemente, non ha convinto il magistrato nella deposizione resa dai marittimi.

La Procura ha disposto anche il sequestro del «Ciro» e l'acquisizione delle registrazioni delle comunicazioni intercorse durante il salvataggio tra il comandante del peschereccio italiano e la centrale operativa di Roma della Capitaneria di Porto. Il filone principale delle indagini riguarda comunque l'organizzazione criminale dedita al “commercio” dei clandestini. Si cerca di risalire ai vertici di questa multinazionale che avrebbe sede in Turchia. Il procuratore Platania ha interrogato personalmente decine di clandestini nonostante le difficoltà legate alla comprensione delle diverse lingue, spesso idiomi locali, parlate dagli immigrati (pachistani, curdi, iracheni e liberiani).

La versione fornita agli inquirenti non convince neanche un po'. Impensabile che un barcone di dodici metri con 151 persone a bordo possa sfidare il Mediterraneo per una settimana durante la quale si sono registrate anche condizioni meteo marine decisamente sfavorevoli. Più probabile che i clandestini siano salpati dalla Turchia a bordo di una nave e abbandonati al largo delle coste siciliane sul barcone nel quale sono stati ritrovati. Il barcone, privo di carburante, sarebbe poi andato alla deriva sino al momento dell'arrivo dei soccorsi. Questo spiegherebbe anche perché tra i 151 clandestini non ci siano gli scafisti.

Questa “tecnica” di sbarco, già sperimentata in altre occasioni, non prevede infatti l'avvicinamento alla costa tramite gli scafi condotti da personale dell'organizzazione. E' quel che sarebbe accaduto tra domenica e lunedì a Pozzallo. I clandestini, che per raggiungere l'Europa avevano pagato mille dollari ciascuno, sono stati trasferiti ieri pomeriggio in un centro di accoglienza di Crotone dove attenderanno la conclusione delle pratiche per il rimpatrio.
Fonte: La Gazzetta del Sud On-line il 21-08-2002 - Categoria: Cronaca

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