«Salvatore», piccolo grande film

«Salvatore», piccolo grande film Il riscontro del botteghino, ad una settimana dall'uscita, non è stato dei migliori (nella classifica degli spettatori è alla posizione n.14) ma le recensioni della critica specializzata (tranne rare eccezioni) è quelle del pubblico sono nella stragrande maggioranza dei casi molto positive. Questo il primo bilancio oggettivo per il film “Salvatore – questa è la vita”, il primo lungometraggio di Gian Paolo Cugno del quale abbiamo parlato estesamente nei giorni scorsi. Al termine di una proiezione a Pachino abbiamo provato a sentire il parere di qualche spettatore. “Il film mi ha convinto – afferma uno studente universitario – è una bella storia che fa trasparire tanti sentimenti positivi. Mi hanno convinto, oltre ad Alessandro, anche le due piccole attrici, Concetta D'Amico e Claudia Gennarino. Veramente sorprendenti”.
Lusinghiera la recensione al film fatta da Maurizio Turrioni su Famiglia Cristiana: “Un piccolo grande film, con qualche ingenuità ma capace di far leva sui sentimenti più veri e profondi, - scrive il crticico cinematografico del settimanale cattolico - al punto da essere stato scelto dalla recente Festa del cinema di Roma quale evento di chiusura della sezione dedicata ai ragazzi. Un buon viatico per l'uscita nelle sale italiane, proprio in questi giorni, e per una successiva distribuzione internazionale”.

Molto positivo anche il riscontro sul film uscito dalla trasmissione televisiva Rai “Cinematografo” e numerosi siti web dedicati al cinema hanno riportato commenti positivi dopo la visione del film che ha nell'undicenne bambino portopalese Alessandro Mallia l'attore protagonista. Tra le voci critiche quella di Massimo Borriello che dal sito http://articoli.castlerock.it lancia feroci strali al regista e definendo il film “anonimo ed edulcorato… pallida storia di perdita e di rivincita dal sapore tipicamente meridionale, con il sole, il mare e il dialetto che dà calore, e con l'etichetta-cassaforte "ispirato a una storia vera" che racimola sempre qualche spettatore e un paio di lacrime in più”. La storia di “Salvatore” ha avuto, di gran lunga, più estimatori che critici: il regista, in questo senso, ha centrato il suo obiettivo di raccontare la non facile quotidianità di un bambino in un contesto non facile, sia pur con qualche semplificazione (l'assistente sociale troppo inflessibile, agli antipodi rispetto al maestro, ad esempio). Il film si appresta ad approdare all'estero: dal Belgio agli Stati Uniti, dalla Spagna alla Nuova Zelanda. Intanto punta a scalare qualche posizione nella classifica degli spettatori al cinema.

SERGIO TACCONE
Fonte: LaSicilia.it il 09-11-2006 - Categoria: Cultura e spettacolo

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"Salvatore" grande film, piccoli critici



Il film, apre e chiude, rievocando immagini del suo maestro Il Regista Gianni Amelio.
La banda musicale, diretta dal maestro Mallia, che all'inzio del film, quando il padre ancora vivo insegue Salvatore sulle dune, chiamati localmente macconi: dove si svolge il dialogo fondamentale sull'importanza della scuola e della cultura come fatto formativo fondamente per ogni essere umano: fa le prove....

La banda qui fà la sua comparsa onirica e sognante inaspettata e avvincente:che si staglia nelle figure dei singoli musicanti che occupano il vecchio barcone che ha trasportato immigrati.

Ora, quella barca giace esanime e arenata sulla spiaggia della rada di Portopalo..
La banda intona una musica quasi funerea penetrante con note mediovali con influssi tardo barocchi dove emerge il clarinetto....tarata.... tararata..taratate...

Il film chiude sul richiamo, vicino e lontano, della figura e delle immagini di un bellissimo peschereccio carico e pieno, nel suo completo, della banda musicale che intona lo stesso motivo...musicale...
(Lamerica) non di emigranti ma di musicanti!

Al quale richiamo sonoro la famiglia, riformata, si affaccia sul mare di costa dell' Ambra, zona Concerie...
Il peschereccio allontanandosi compie una virata che lascia una scia che incanala il nuovo percorso della vita di tutti...

Arriva anche la figlia del vicino, litigante, che a Salvatore di nascosto vuole un mare di bene...
(Pane e nutella...)

A questo punto Salvatore ha riconquistato una nuova figura paterna, per la scelta del Brioni che da maestro romano che ha vissuto una giovinezza dettata dai consumi, senza alcuna emozione: rivede in Salvatore la sua gioventù negata e cadenzata e organizzata secondo i crismi della nuova era: gli rappresenta quello che Lui avrebbe voluto essere da bambino.

Un bambino tutto sommato libero dai condizionamenti e dai consumi..Si rifiuta di acquistare un nuovo televisore..Ci sono cose più importanti da fare che passare le giornate avanti al piccolo schermo....Tuttavia per la nonna rappresenta l'unica evasione...

La libertà dai condizionamenti del logorio della vita moderna.
La telefonata in classe, al cellulare, quando il maestro risponde alla signora, madre di uno dei bambini, che avvisa il figlio di andare dalla nonna per il pranzo, perchè lei è impegnata dalla parucchiera, per farsi la permanente:..denuncia la scarsa voglia di molte madri e padri di dedicarsi e dare le dovute attenzioni ai propri figli...

L' inizio e la fine del film con la canzone della Pausini "io lavorerò", la parola chiave, rappresentà l'accettazione della realtà immodificabile con tutte le conseguenza di una vita dura e da sfruttati...Vita che può essere migliorata attraverso lo studio e la cultura: ma non è detto che questo sia una proporzione aurea.

( vedi le Università intasate da gente raccomandata, dove ai vertici, spesso, ci stanno degli asini senza ali: Mario Pirani La Repubblica dei giorni scorsi)


La figura del Timpa Liscia, il commerciate lo sfruttatore del lavoro di moltissimi lavoratori.
che alle prime sequenze del film viene denunciano come "il problema " del lavoro sfruttato e sottopagato e con implicazioni usuraie e para mafiose, poi si dissolve e si trasforma incredibilimente ( intimidazione e condizionamento ambientale), dopo una spedizione punitiva,(intimidazione mafiosa) al solo accenno di una ribellione del maestro Brioni contro questo stato di cose: nella figura bonaria e piena di attenzioni, per quel figliolo,
Ed infine passa e si trasforma con il messaggio promanato di "vero Salvatore dello stato delle cose presenti"..e della economia di quella famigliola in nuce....

( possiamo generalizzare ??? alla grande: direi)

Il cavallo, prima in acqua, negazione della gioventù e dei giochi spensierati che dovrebbe percorre la gioventù di ogni bambino, e poi sistemato sulla terraferma bene saldo su quattro blocchi tufacei, ripreso dalla simbologia felliniana: rappresenta la riconquista della dimensione di bambino, qual'è in effetti il piccolo Salvatore...

La scena di massimo afflato ed emozione è quando Salvatore fuggendo dalle fredde istituzioni, che lo vogliono separare dalla nonna e della sorellina, che a sua volta vede nel fratello la figura paterna: "Salvatore sa fare Papà"....:: si rifugia, passando la notte al cimitero e dormendo sul freddo marmo: nella tomba dei suoi carissimi genitori...

Un rientro, questo, nella sua dimensione di piccolo essere umano solo. E la posizione fetale che assume nel suo dormire ne rappresenta il ritorno, alle origini, di essere umano con tanto bisogno di affetto e protezione...:nel grembo della madre...

Un film che mi ha lasciato perplesso sulle implicazioni sociali che il film ha voluto toccare per poi lasciare le cose come sono...
Ma poi in me è emerso quello che il film vuole in fondo trasmettere (Lucia Lombardo)....l'emozione come potente mezzo di convinzione e dell'ancestrale rapporto con la figura guida e faro dei genitori...
Della famiglia e della sua importanza nella formazione degli affetti per ogni essere umano.

Che coinvolge a livello non subliminale ma con evidenti connotati rappresentati ed emozionali che chi ha un minimo di sensibilità non può non cogliere...

E secondo me, fortunatamente, questa è viva nella maggioranza delle persone...
Dipende poi dall'uso che se ne vuole fare da queste emozioni indotte...

E' un omaggio alla figura del padre...Salvatore che è figlio e padre, il maestro che è padre ma anche figlio: della società dei consumi...


p.s.

Uscito dal cinema, ho chiesto a dei ragazzi che avevano visto il film la loro impressione...
Mi hanno risposto: cosi e cosi..

Un'altra coppia, più grandicelli, confermando il giudizio e l'impressione dei primi, si interrogava riconoscendo i luoghi ed avendo da me conferma: perchè "il lavoro" nel film oltre alla pesca è quello della produzione dei pomodori nelle serre...

Pachino Promontorio( media fra Pachino Portopalo e Marzamemi)

Un film che, secondo me, avrà un grande successo....

Ogni essere umano, con un minimo di sensibilità, non può non riconoscersi e meditare sulla sua vita...di figlio e padre...( sia al maschile che al femminine, naturalmente)

Percorrendo la via del ritorno a casa, una irrefrenabile pianto, solitario, breve e repentino, ha percorso il mio animo: ripensando alla capacità di Paolo Cugno di suscitare emozioni.

Ho pensato con affetto immenso ai miei genitori, ma se devo essere sincero fino in fondo, la quale cosa mi guida e mi sostiene, nel bene e nel male,anche al Padre di Gian Paolo e il suo rapporto spezzato fra i suoi giocattoli e i bambini.

Poi per qualche istante mi sono soffermato su mia madre( la sua insistenza assoluta perchè tutti i suoi figli studiassero) che il tempo ha quasi sfocato incredibilmente( ma è sempre viva in me) e a mio Padre: Salvatore

Questa è la vita...

Da Firenze un subliminale ed emozionante saluto, Spiros

Dal mo blog inviato il 2/11/2006 alle 23:30