Salvare chiesetta Trigona

VENDICARI - Nel quadro della campagna «Salvalarte» si terrà nell'oasi faunistica di Vendicari il primo campo di volontariato per salvaguardare e restaurare la chiesetta Trigona, le cui prime ricerche archeologiche risalgono al 1896 e sono da attribuire a Paolo Orsi. Tra le chiese bizantine della provincia di Siracusa la Trigona, datata tra il VI e VIII secolo d. C., è quella che più versa in stato di abbandono. «E' una esperienza di vita - sottolinea Vincenzo Belfiore di Legambiente - che viene condivisa con altri giovani per l'obiettivo di fare volontariato ambientale, al fine di far conoscere al pubblico i tesori d'arte nascosti. Salvalarte vuol essere anche un modo per collaborare con le istituzioni e cercare di mettere in atto una seria politica conservativa». I volontari del campo di lavoro saranno ospitati nella struttura «La Cittadella», una foresteria dell'azienda forestale demaniale, all'interno della riserva, a circa trecento metri dalla Trigona. Il programma per i partecipanti al campo (circa venti) si arricchirà con visite guidate in siti che, per la loro storia e particolarità culturale e naturalistica, sono strettamente connessi alle finalità del progetto. Il campo di lavoro sarà autogestito e consisterà oltre che nel recupero del patrimonio artistico-monumentale della chiesetta anche nella sistemazione dei sentieri e nella pulizia del verde.

Il fabbricato ha la forma quadrata con tre absidi, delle quali la maggiore è opposta all'ingresso principale, mentre le due laterali hanno minori dimensioni, così come i due ingressi laterali rispetto a quello principale che è posto sul lato orientale. La struttura della chiesa, abbastanza tozza ma robusta, le ha consentito nei secoli di superare le intemperie e i catastrofici terremoti, l'ultimo quello del 1693 che distrusse il Val di Noto. «Purtroppo è da anni che la chiesetta Trigona - aggiunge Vincenzo Belfiore - subisce un continuo degrado. Nella struttura cominciano a vedersi pericolose crepe e degli affreschi rimane soltanto qualche labile traccia». Il campo di lavoro sarà guidato da esperti abilitati alle tecniche di restauro e prevede oltre il diserbo e la rimozione delle piante invasive anche lo sgombero dei detriti e del materiale interno alla chiesetta. La sistemazione di tutta l'area sarà direttamente seguita dalla Soprintendenza. Non è la prima volta che Salvalarte di Legambiente si fa promotrice di una iniziativa come quella annunziata. In passato sono state indetti altri progetti in quanto il vasto territorio netino è ricco di monumenti, chiese ed antichi tracciati in abbandono.

Benito Tagliaferro
Fonte: LaSicilia.it il 21-07-2004 - Categoria: Cronaca

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Dal sito www.salvalartesicilia.it


La basilica della Trigona, nel cuore di quella che è oggi la riserva naturale Oasi faunistica di Vendicari, è I'unica che rimane delle quattro chiesette identificate da Paolo Orsi alla fine dell'ottocento nell'area detta della Cittadella.
La sua struttura tozza, semplice ed estremamente robusta, con muri costruiti di grossi massi di spessore medio di 1,10 metri, gli ha consentito di sfidare i secoli e di superare indenne i catastrofici terremoti che net 1169, 1542 e 1693 sconvolsero il Val di Noto.

"…esternamente la cupola era preservata dalle intemperie mediante un rivestimento d'eccellente cocciopesto, ancora sì ben resistente, che devesi in gran parte ad esso se la chiesa e oggi ancora intatta in tutte le sue parti murarie", cosi scriveva l'Orsi agli inizi del novecento.
E a testimoniare la vetusta dell'insediamento basti pensare che persino del nome di questo borgo si era per secoli persa la memoria. Illustri storici del cinquecento come Vincenzo Littara, in "Netinae Urbis Topographia", Tommaso Fazzello, avevano cercato di identificare l'anonimo villaggio con Maccara, Ina, Erbesso delle fonti antiche.
Negli anni venti del secolo scorso, all'archeologo canicattinese Giuseppe Agnello si deve I'interpretazione più moderna del ruderi.

Non è assolutamente chiaro, comunque, quando la chiesa della Trigona fu edificata e per I'esigenza di quale comunità. Restringere la datazione al periodo del controllo bizantino delta Sicilia, sol perchè la costruzione richiama lo stile orientate, non basta.
Soltanto da pochi anni e stato ipotizzato (L. Arcifa, 1998) che si tratti di Respensa un casale documentato nella Marittima terra Nothi, cioè la porzione più pianeggiante e fertile dell'immenso territorio della Noto alto-medievale.
Del casale adagiato sul promontorio, che separa Pantano Roveto da Pantano Sichilli, rimangono, nelle immediate vicinanze della Trigona, solo qualche necropoli composta da catacombe, da tombe terrane ed, una rarità, da una tomba con edicola in muratura.
Alla fine dell'ottocento, al primitivo corpo cubico con tre absidi a copertura a calotta emisferica, furono addossati dei corpi di fabbriche di servizio di una masseria, che contribuirono al degrado con l'abbattimento di un abside, che alla fine del settecento doveva essere intatto, quando Jean Houel lo rappresentò in uno dei suoi oltre 500 acquerelli, realizzati per conto dell'imperatrice Caterina II di Russia e di Luigi XVI.
Ancora nelle fotografie ottocentesche di Freshfield appare in buono stato. All'interno, i conci massicci cominciano a presentare pericolose crepe fino alla calotta, mentre nelle absidi è rimasta solo qualche labilissima traccia di malta da affreschi, che erano quasi leggibili negli anni '60, quando la chiesetta era utilizzata come riparo per le pecore.

Oggi, di certo, l'antica e caparbia costruzione non merita ancora altri anni d'abbandono. Ha, davvero, bisogno di qualche cura per continuare ad incuriosire chi, spulciando le foto dei fenicotteri che visitano il pantano, scorge una strana sagoma sul promontorio.