Sì allo stemma (ma senza porcellino)

PACHINO - Sarebbe stata raggiunta un'intesa di massima sullo stemma e sul gonfalone da adottare come simbolo per il comune di Pachino. Già da qualche tempo l'amministrazione comunale si è accorta che lo stemma della città pur usato da decenni, non è stato mai registrato alla Presidenza del Consiglio dei ministri e conseguentemente non ha mai ottenuto il decreto di concessione relativo allo stemma e al gonfalone ufficiale. Una carenza che aveva sorpreso non poco il sindaco Campisi che ha fatto richiesta per la registrazione del logo rappresentativo del Comune. La Presidenza del Consiglio dei ministri ha però suggerito delle modifiche da apportare allo stemma attualmente in uso, facendo anche delle ricerche storiche e inviando alla casa municipale dei suggerimenti che potrebbero essere inseriti.

Da qui il dibattito tra le forze politiche e i consiglieri comunali chiamati a raccolta dal primo cittadino per decidere le modifiche da apportare. Secondo la Presidenza del Consiglio la torre presente nel logo deve essere necessariamente più lunga e avere dimensioni araldiche, mentre la torre e il mappamondo non possono essere troncati dal segmento orizzontale dello scudo come invece è attualmente nel logo comunale. Inoltre le torrette della corona devono essere necessariamente cinque, simbolo che indica il riconoscimento di città quale è Pachino, diversamente dai comuni che hanno nove torrette. I consiglieri comunali si sarebbero detti disponibili inoltre ad accettare volentieri la sostituzione del mappamondo con la "sfera armillare" simbolo del casato degli Starrabba, fondatori di Pachino, e che dunque sarebbe più consono allo stemma. In molti invece insistono per il mantenimento del porcellino che l'amministrazione vorrebbe eliminare.
Secondo taluni il porcellino ha una storia legata alle tradizioni e alle origini di Pachino, e avrebbe suscitato dei modi di dire e delle espressioni un po' colorite.

Salvatore Marziano
Fonte: LaSicilia.it il 23-05-2008 - Categoria: Cronaca

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Arritiratevi i puorci ca passa a Madonna....

"Sugnu appuiatu na sta cantunera rimmi cu sugnu e nun mi riri quera"

Nella tradizione orale di questo ridente paese, dei balocchi, l'allevamento dei porcellini era,ovviamente, un fatto diffuso...e di cultura...

Come recita il titolo da me introdotto a ricordo memoriale: "arritiratevi i puorci ca passa a maronna"...questo "detto" antico contiene insite implicazioni di cultura e natura sociale e urbana...

Poiche il contadino, bracciante, massaro, ribittiere, pachinese non si è mai insediato stabilmente nelle campagne( come avviene per esempio nel modicano) ma ha preferito sempre, per tradizione e cultura locale: di tornare a casa la sera dopo avere finito il lavoro nei campi...

Non c'era famiglia, ma ovviamente non erano tutte, che, fino agli anni cinquanta e sessanta, per chi avesse la possibilità di avere un casalino,( cosi venivano chiamati i lotti recintati e non ancora costruite della maglia urbana pachinese ) non allevasse un porcellino per fargli la "festa" grosso modo in occasione del Santo Natale...

Naturalmente molti lo allevavano nella stalla ( la carrretteria della casa pachinese insieme al mulo o al cavallo o in molti casi all'asino...

La mia famiglia, per esempio, disponeva di un casalino a fianco della casa data in dote a mia madre.

Di norma, la mia famiglia, quando eravamo ragazzini, comprava due maialini( erano neri e provenivano dai Nebrodi, poi improvvisamente vennero sostituiti con mailini di colore chiaro), alla fiera di Rosolini che mi pare,se non ricodo male, si svolgeva subito dopo la Santa Pasqua...

Inizialmente, appena comprati, erano piccoli e francamente erano cosi carini e buffi che ci giocavamo...
Poi, a forza di caniglia con pane e siero, o cassette di pomodori, o meloni non commerciabili i nostri( venivano chiamati sempre con lo stesso nome, uno "Peppino"e l'altro "Antonio") arrivavano a pesare sui 120-150 kg...

Uno dei due veniva venduto a l'Ucciere, l'altro veniva scannato e lavorato prima nel nostro casalino poi dopo la costruzione della nuova casa: nei casamenti del Burgio di Bonpalazzo...

Ho ancora nella memoria il sapore di quella salsiccia che veniva fatta stagionare sotto la Tuccena nell'alta casa della ricotta...a Bonpalazzo...

Un "nuvolato" di salsiccia si arrotolava attorno alle canne di pantano ben pulite e sospese con fili di ferro che venivano agganciati alle travi portanti del tetto,,,, fatto di cannucciato e gesso nell'antica costruzione pastorale...

Ecco dunque che togliere il porcellino dallo stemma gonfalone della città è un fatto regressivo....

Sostenuto ovviamente da chi manca e abborre la cultura popolare locale.... E, oggi, miserere, vorrebbero cancellare con una poco velata "scelta di cultura" fatta da chi si vergogna di quello che Pachino e i pachinesi sono stati nella loro storia: carne da macello...

Arritiratevi i puorci ca passa a maronna.....
hahahahhahahahahahahahahahahahahahahahahha

ronf ronf saluti, Spiros