Quel sacrario in fondo al mare

Quel sacrario in fondo al mare Porto palo di Capo Passero. Dal Bollettino d'archivio dell'Ufficio Storico del Mare, anno 1925: «Il 24 agosto il Veniero, il Nani e il Marcello avrebbero dovuto salpare per porsi in agguato lungo ed oltre il Canale di Sicilia. La zona assegnata al Veniero era la più a levante essendo situata tra i meridiani di Capo Passero e Capo Murro di Porco...

...Nella notte, il mare già mosso per il vento spirante da ovest-sud-ovest, divenne agitato; ciò tuttavia non impedì al Veniero di giungere nella zona assegnata all'alba del 26, come previsto. Nel frattempo, proveniente da Costantinopoli e diretta a Londra, stava per transitare nella stessa zona la Motocisterna Capena, appartenente alla Società di Navigazione Roma...

...Alle 06.50, in un punto poi stimato a 6 miglia per 150° da Capo Passero, la nave subì uno scossone; chi tra l'equipaggio, si trovava sottocoperta, percepì tre urti in rapida successione, ricavando l'impressione che qualcosa avesse strisciato da proravia lungo la carena. Ma il Comandante, capitano di lungo corso Baldassarre Longo, che non era in quel momento sul ponte di comando, ritenne invece dovesse trattarsi solo di un colpo di mare in prora più violento degli altri...

La cisterna proseguì quindi il suo viaggio senza fermarsi per eventuali accertamenti. Era già terminata invece - e purtroppo per sempre - la navigazione del Veniero che, evidentemente immerso a quota periscopica, nella collisione con l'opera viva del Capena aveva riportato danni e conseguenze tali da farlo inabissare irrimediabilmente».

Una tragedia avvenuta ottant'anni fa, nel corso di un'esercitazione militare, che i membri dell'Ultradive Aicon Yachts Team hanno voluto ricordare organizzando una spedizione sul relitto del sommergibile che si trova ancora oggi nel mare a largo di Porto Palo, a circa 55 metri di profondità.

LA PREPARAZIONE
Purtroppo, le condizioni meteo marine dei giorni in cui si è svolta la spedizione, con forti venti e mare forza 5/6, hanno costretto i membri del team a ridurre l'attività. Sembra di trovarsi in un quadro di Turner. Il comandante dell'Ufficio locale marittimo di Porto Palo e Capo Passero, Salvatore Cascione, e il comandante della Delegazione di spiaggia di Marzamemi, Carlo La Barbera, ci attendono pazientemente per completare le pratiche di routine. Nel frattempo osservano il mare e ci tengono costantemente informati telefonicamente fino a quando non arriviamo sul posto. Al di là delle gabbie degli allevamenti ittici non promette niente di buono. Sembra di ritrovarsi in un quadro di Caspar David Friedrich. Un dolcissimo labrador ci scodinzola intorno. Discutiamo delle condizioni del tempo, l'indomani non saranno migliori ma tenteremo.

L'IMMERSIONE
A Guido Capraro, Team leader del PTA Explorer Team, rubiamo le impressioni su questa avventura. «Il fondo si avvicina e la sagoma scura del sommergibile improvvisamente appare. Una nuvola di anthias ci accoglie mentre facciamo in tempo a scorgere la fuga di un branco di grossi saraghi». Lo scafo è poggiato sul fondo in posizione di navigazione, leggermente sbandato a sinistra. «Ci soffermiamo sulla torretta. E' ancora quasi intera e immaginiamo il punto di vista di chi la occupava quando il Veniero era ancora una orgogliosa unità della regia Marina Italiana. Ci attira subito il superstite dei due cannoni che armavano l'unità». Vi sono parecchie zone dello scafo divelte, mancanti, quasi delle ferite frequentate da un continuo viavai di pesce. «Arrivando a poppa, ammiriamo l'elica superstite delle due in dotazione. Aggirata la poppa e l'elica, torniamo verso la torretta e, sulla murata di destra, a contatto con la sabbia, incontriamo un grosso squarcio che ci fa intravedere parti interne del relitto». Una volta la Marina Militare aveva apposto, proprio in questo punto e sul boccaporto della torretta, delle grate metalliche per impedire l'accesso a quella che, in fondo, è ritenuta la bara dei 48 marinai. «Qualcuno, chissà perché, le ha tolte». Il computer d'immersione segna quasi venti minuti di immersione. «Ci attende una lunga decompressione in Ean 40 (Enriched air nitrox). L'acqua non è esattamente calda. Nonostante le confortevoli mute stagne, abbiamo l'esatta percezione che siamo in mare, in inverno. Un attimo solo... un pensiero ai caduti di questo magnifico relitto. Torneremo».

LA GUIDA
Piero Caruso gestisce, con Chiara Brancati, il diving «Il Paguro». Conta numerose immersioni sul «Veniero». Ed ogni volta raccoglie emozioni ed espressioni di meraviglia degli ospiti che condividono con lui questa esperienza. Sicuramente - racconta Caruso - Porto Palo, come tutta la costa ionica, ha avuto negli ultimi tempi un incremento del turismo subacqueo dovuto a tanti motivi: l'archeologia ad esempio. Poi, ci sono siti di notevole interesse anche per la biologia e, non ultima, la presenza di relitti. In questa zona ce ne sono cinque. Oggi l'approccio, per fortuna, è totalmente diverso rispetto a qualche anno fa quando si verificavano veri e propri atti di sciacallaggio pur di portare a casa un souvenir dell'immersione. Oggi, invece, chi viene a chiedere di essere portato su un relitto arriva dopo avere studiato quello che sta per andare a scoprire. Tra i siti più quotati ci sono navi mercantili di recente affondamento (il Nevada), e un relitto dove c'è ancora mistero e che mi trasmette una enorme tristezza: il Veniero. Purtroppo è stata dimenticata non tanto la storia del sommergibile ma quella dei 48 marinai che vi sono rimasti dentro e nessuno ha mai fatto qualcosa per ricordarli. Ogni volta che ci torniamo pensiamo alla tragedia accaduta a questa gente e spero che qualcuno la ricordi anche portando giù una semplice corona d'alloro».

leonardo lodato
nostro inviato
Fonte: LaSicilia.it il 09-02-2005 - Categoria: Cultura e spettacolo

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