Pomodoro di Pachino, la Sicilia alza la voce

Pomodoro di Pachino, la Sicilia alza la voce (di Giorgio Petta) Due ministri, un sottosegretario, un assessore regionale, un deputato regionale, il sindaco di Vittoria, il presidente della Cia Sicilia. È un coro di richieste di rettifica e di condanna della proposta-choc lanciata dall'opinionista Alessandro Di Pietro alla trasmissione televisiva "Bontà loro" di Maurizio Costanzo di boicottare il pomodorino di Pachino, «farneticando - sottolinea il ministro dell'Ambiente Stefania Prestigiacomo - su presunte infiltrazioni mafiose fra i produttori». Perché - aggiunge - «è intollerabile che dalla tv pubblica giungano appelli alla distruzione di un sistema economico fatto da 5 mila piccoli produttori e 14 cooperative che, puntando sulla eccellenza e unicità di un prodotto, hanno reso il ciliegino Igp sinonimo di qualità in tutto il mondo». Il ministro delle Politiche agricole Giancarlo Galan trova «assurdo e pertanto inaccettabile che si usino trasmissioni televisive per lanciare campagne di boicottaggio al consumo di pomodori provenienti da Pachino. Simili iniziative, ammessa una loro qualche utilità sono accettabili soltanto quando l'allarme viene dato dalle istituzioni pubbliche preposte alla lotta contro la criminalità organizzata». Pertanto, conclude, «mi auguro che chi ha il compito istituzionale di fare luce sulle cose di mafia rassicuri al più presto e pubblicamente tutti coloro che a Pachino e in Sicilia lavorano in agricoltura nel pieno rispetto della legalità e della qualità dei loro prodotti». Il boicottaggio per fare crollare il prezzo è - per il sottosegretario alla Presidenza Gianfranco Micciché - «una proposta raccapricciante, un modo subdolo di colpire il fiore all'occhiello della produzione agricola del Sud» contro cui vengono «rivolte accuse immotivate, prive di riscontro, ma cosa ancora peggiore, strumentali ad avvantaggiare eventuali concorrenti del Nord».

Il pomodorino in mano alla mafia? Per l'assessore regionale alle Risorse agricole Elio D'Antrassi è «un'affermazione falsa e priva di fondamento. Inoltre, il paventato boicottaggio penalizzerebbe per primi i produttori onesti che a pochi centesimi al chilo vendono il loro prodotto, apprezzato in tutto il mondo. Le soluzioni da ricercare - sostiene - sono altre. Ad esempio, consolidando ed incentivando gli accordi interprofessionali tra i diversi attori della filiera del pomodorino per rendere trasparenti tutte le fasi commerciali». Carmelo Incardona, deputato regionale di FdS, sostiene che la proposta di boicottaggio è «uno sciaccallaggio gratuito e infondato, una provocazione senza senso, un'offesa dettata dalla logica dei luoghi comuni e dall'ignoranza». «Il vero impegno antimafia - suggerisce il presidente della Cia Sicilia Carmelo Gurrieri - non è quello di non comprare i prodotti agricoli siciliani, ma di invitare le forze dell'ordine a svolgere, intensificare e operare affinché venga debellato il condizionamento svolto dalla mafia nella filiera agroalimentare». Il sindaco di Vittoria Giuseppe Nicosia è «pronto a lanciare una campagna contro la Rai invitando i cittadini alla disubbidienza e a non pagare il canone. Intanto invito i cittadini a boicottare la trasmissione di Costanzo». Il motivo del prezzo alto, spiega il presidente dell'A.c.o. del mercato di Vittoria, Filippo Giombarresi, «è una filiera troppo lunga e rifugiarsi nelle infiltrazioni mafiose per motivare il boicottaggio è assurdo». E Maurizio Costanzo? «Sono pronto - promette - a dire qualcosa lunedì in apertura del programma», mentre Alessandro Di Pietro precisa che «siamo tutti schierati a favore del Pachino d'eccellenza e contro gli imprenditori della criminalità organizzata». Un passo indietro? Intanto, Sebastiano Fortunato, presidente del Consorzio di tutela Igp del pomodoro di Pachino, annuncia che l'associazione promuoverà un'azione legale, perchè «non si possono usare quelle parole in tv».
Fonte: LaSicilia.it il 06-02-2011 - Categoria: Cronaca

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