Per ricordare quei morti in fondo al mare

Ci sono oltre duecento morti in quel tratto di mare. Nessuno vuole dimenticare l'ecatombe, un'offesa che brucia, ancora a distanza di anni. Ieri mattina, nella comunità di padre Carlo D'Antoni, a Bosco Minniti, se ne è discusso a lungo, nell'incontro promosso da Attac-Catania, Senza Confine, Ciss, redazione di Guerra e Pace, Rete Antirazzista Siciliana. E sempre ieri, nel pomeriggio, è tornato a parlarne anche Maria Bellu, inviato speciale del quotidiano “La Repubblica”, autore del libro dedicato alla sciagura dal titolo “I fantasmi di Portopalo. Natale 1996: la morte di 300 clandestini e il silenzio”, presentato nei locali del caffè letterario. Sepoltura, giustizia, risarcimento, l'associazionismo in rete chiede tanto per i morti di quella traversata. “Vogliamo che non cali il silenzio sul più grave naufragio mediterraneo degli ultimi 60 anni” si legge nel volantino, redatto dai soggetti promotori. E si legge ancora, nel foglio-manifesto, la vicenda simbolo di Shakoor, tra i pochi superstiti, davanti alla Corte d'Assise, pronto a testimoniare, tutte le volte, benché le proroghe delle udienze. “Non vogliamo dimenticare – ha affermato Antonio De Carlo, primo responsabile della casa d'accoglienza Geltrude Maggiolini – Quei corpi devono avere una degna sepoltura. Sono anni che ci battiamo per la causa degli extracomunitari”. Per la loro condizione di estraneità perenne, perché la burocrazia è un nemico in più, perché la clandestinità in fondo può fare comodo a qualcuno. Quanti motivi per non abbandonare il fronte?

Il 4 dicembre dalla comunità partirà una delegazione che marcerà nelle vie capitoline fino ai palazzi del potere. “Checché se ne dica, - aggiunge De Carlo – la clandestinità va bene a molti, i vari Bossi e Calderoli ci hanno costruito l'economia. Questa gente fa comodo, può facilmente diventare manovalanza criminale. Il Comune ha allestito il campo a Cassibile, perché non si è imposto anche l'obbligo al datore di regolarizzare ogni lavoratore straniero? Si seda il flusso, senza controlli seri però. Noi continueremo a lottare per loro”. La manifestazione nazionale romana del 4 dicembre alzerà slogan per la chiusura definitiva dei Cpt, l'abrogazione della legge Bossi-Fini, la rottura netta del legame tra permesso di soggiorno e contratto di lavoro, per una legge in materia di asilo politico che tuteli realmente i richiedenti e i rifugiati.

V. T.
Fonte: LaSicilia.it il 18-11-2004 - Categoria: Cronaca

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