Onu: "Colmare il gap digitale tra ricchi e poveri"

Tra le polemiche contro la repressione della libertà d'espressione in Tunisia si è concluso ieri sera il vertice mondiale della società dell'informazione organizzato dall'Onu, con l'adozione di una Agenda di Tunisi che prevede una strategia per colmare il gap digitale tra i paesi ricchi e quelli in via di sviluppo per permettere loro di salire sul treno dell'informazione e delle Ict.

Ma nessun impegno hanno voluto prendere i «ricchi» a contribuire al Fondo di solidarietà digitale lanciato a Ginevra nel 2003 in occasione della prima fase del summit dal presidente senegalese Abdoulaye Wade, il quale si è comunque rallegrato che a Tunisi l'Africa abbia potuto «prendere il treno», affermando che «anche se sul vagone di coda, è meglio di niente».

L'accesso ad Internet e alle tecnologie dell'informazione, e allo sviluppo sociale, economico e culturale che ne consegue, è ancora un sogno per oltre l'80% della popolazione mondiale e Wade ha detto di riporre molte speranze nel pc a 100 dollari destinato ai bambini dei paesi in via di sviluppo inventato da Nicholas Negroponte, che lo ha presentato al Smsi assieme al segretario generale dell'Onu Kofi Annan.

Ma la strada da fare è ancora lunga per arrivare ad una riduzione dei costi delle Ict- che secondo Annan dipende solo dalla volontà politica dei paesi industrializzati- perchè gli 800.000 villaggi che ancora mancano all'appello possano entrare a far parte del «villaggio planetario dell'informazione» entro il 2015 come auspica il segretario generale dell'Onu.

Il vertice ha adottato inoltre un testo intitolato «Impegno di Tunisi» che fa riferimento alla Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo e sottolinea l'importanza della libertà d'espressione e d'opinione e della libera circolazione dell'informazione ma non contiene alcun ammonimento a quei paesi che continuano ad ignorarle, come speravano forse ingenuamente i difensori dei diritti dell'uomo, molto critici contro la scelta di Tunisi per la tenuta del Smsi che è stata in realtà una trappola per il regime del presidente Zine el Abidine Ben Ali.

Una opportunità sprecata dal governo tunisino secondo Washington, che in un comunicato della delegazione americana si dice «delusa che Tunisi abbia perso l'occasione di dimostrare il suo rispetto per le libertà fondamentali», che continua invece a violare secondo le associazioni dei diritti umani che denunciano l'espulsione di Robert Menard, segretario generale di Reporters sans frontieres, e l'aggressione dell'inviato di Liberation e di una troupe della tv belga proprio in concomitanza del summit.

La più grande manifestazione mai organizzata dall'Onu ha riunito una cinquantina tra capi di stato e di governo e ministri (per l'Italia il ministro per l'innovazione e le tecnologie Lucio Stanca, oltre al presidente della Camera e dell'Unione interparlamentare Pier Ferdinando Casini), più di 18mila delegati e almeno 1.500 giornalisti, ma è stata disertata dai capi di stato occidentali, e dal colonnello Muammar Gheddafi, a quanto pare insoddisfatto del poco tempo a disposizione per i discorsi in seduta plenaria. Ha preferito perciò installarsi in una tenda verde- il colore della Libia- eretta in un parco a nord di Tunisi dove si è dedicato alle relazioni bilaterali con i colleghi dell'Unione del Maghreb arabo da lui presieduta attualmente, il presidente algerino Abdelaziz Bouteflika e quello tunisino Ben Ali.

Tutti soddisfatti, nei discorsi di chiusura, per questo primo passo verso la società dell'informazione che non nascerà, come ha sottolineato il consigliere federale elvetico Moritz Leuenberger, se le libertà d'espressione e d'opinione non verranno garantite su tutto il pianeta.

A Tunisi non c'è stata la temuta «guerra del web» tra Stati Uniti e resto del mondo per il controllo di Internet, che rischiava di far fallire il vertice con conseguenze disastrose per il futuro della rete. Frenetici contatti diplomatici alla vigilia del summit e la mediazione del comitato preparatorio hanno permesso di raggiungere un compromesso secondo il quale gli Usa (dove Internet nacque a scopi militari) mantengono il controllo del web tramite la società privata californiana Icann (che attribuisce i dominii, i vari .com, .it, .org ecc) ma accettano la creazione di un Forum internazionale di dialogo dove tutti, governi, società civile, società private, potranno dire la loro sulla miriade di problemi legati all'uso e all'abuso di Internet. Il primo Forum si terrà ad Atene l'anno prossimo, organizzato dall'Onu, e il ministro della cultura brasiliano Gilberto Gil ha proposto il Brasile per il 2007.
Fonte: lastampa.it il 19-11-2005 - Categoria: Cronaca

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