Oggi ultimo atto della vicenda Ducezio

C'è viva attesa a Pachino e Noto per l'ultimo atto giudiziario della vicenda «Ducezio», che questa mattina va in scena in Corte di Cassazione, dinanzi ai giudici della seconda sezione penale. L'ansia per la decisione che verrà è quella che stanno vivendo sulla propria pelle i tre imputati cosiddetti eccellenti coinvolti nella storia di mafia dalle dichiarazioni, più o meno interessate, dei collaboratori di giustizia fuoriusciti dall'organizzazione criminale di Noto e capeggiata dal boss Antonino Trigila, detto Pinnintula, anch'egli interessato alla sentenza della Suprema Corte perchè sia in primo che in secondo grado ha avuto inflitta la pena dell'ergastolo poichè riconosciuto colpevole degli omicidi in danno dell'autosalonista di Pachino Salvatore Giuliano, del garzone di macelleria di Noto, Corrado Caruso, del duplice omicidio dei rosolinesi Corrado Caldini e Rosario Spatola e del duplice omicidio dei netini Sebastiano e Corrado Andolina.

La sentenza della Suprema Corte viene attesa con viva trepidazione non tanto dal boss della cosca di Noto e dai suoi «picciotti», quanto piuttosto dall'ex direttore dell'attuale Credito Cooperativo di Pachino, già ex Cassa rurale e artigiana, Giuseppe Cugno, dal militare della Tenenza di Noto della Guardia di Finanza, Gaetano Morea, e dal gioielliere di Noto Gianfranco Fancello, tutti usciti condannati per associazione mafiosa dal processo di secondo grado svoltosi dinanzi ai giudici della Corte d'Assise di Appello. L'ex direttore Cugno, che in primo grado era stato condannato a 2 anni e 8 mesi di reclusione, in appello si è visto aumentare la pena a cinque anni di carcere. A sua volta, il militare della Guardia di Finanza Morea, che dai giudici siracusani era stato assolto con formula piena, si è visto infliggere quattro anni e otto mesi di carcere, mentre il gioielliere Fancello, che nel processo di Siracusa era stato condannato per ricettazione, si è visto qualificare il reato in quello di associazione mafiosa e ha avuto inflitti quattro anni di reclusione.
Fonte: LaSicilia.it il 05-11-2002 - Categoria: Cronaca

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