Nel Lodigiano l'energia arriva dall'agricoltura

Sono tredici le aziende del territorio disposte a produrre corrente elettrica utilizzando biogas o biomasse


La prima centrale lodigiana, di piccole dimensioni, risale a una decina di anni fa, quando un’azienda agricola pioniera con circa 10 mila suini si mise a produrre elettricità dal liquame degli animali. I reflui venivano inviati ad una vasca di decantazione e il gas prodotto dalla fermentazione serviva ad alimentare un semplice motore Fiat, che a sua volta permetteva di ottenere energia. Ora questo impianto è in fase di esaurimento, ma ha aperto la strada a nuove sperimentazioni. L’energia alternativa, prodotta da biogas o da biomasse (coltivazioni arboree ad accelerato accrescimento), è una realtà che sta prendendo piede nel Lodigiano.

L’ultimo bando regionale, chiuso nel marzo 2005, ha posizionato la provincia di Lodi al secondo posto per numero di richieste di finanziamenti: 13 in tutto per un importo richiesto di 8 milioni e 200 mila euro e un contributo concedibile di 2 milioni e 100 mila euro. Un segnale importante, che mostra come sia possibile pensare ad un territorio agricolo che sfrutti la sua vocazione per produrre energia alternativa, abbandonando parzialmente i combustibili fossili. Ottenere corrente dai liquami dei suini oppure dagli alberi è la sfida dell’agricoltura multifunzionale (concetto introdotto dalla politica agricola comunitaria), che non si dedica più solamente alla produzione di mais o di salumi ma anche ad altre attività. Se poi si considera che in provincia di Lodi la presenza degli allevamenti di suini è molto elevata e che a Pavia la Riso Scotti produce energia da biomasse (ricevendo anche quelle lodigiane) si capisce perché le domande inoltrate dagli agricoltori del nostro territorio per i finanziamenti sono più numerose rispetto alle province più grandi (superano Lodi solo Brescia e Cremona con 29 domande ciascuna).

Delle 13 richieste del bando 2005, 8 sono per impianti biogas, 3 per la biomassa vegetale, una per il contenimento dei consumi (coibentazione delle aziende agricole) e una per l’installazione dei pannelli fotovoltaici. Il bando prevede che le cascine debbano produrre energia prima per soddisfare i propri bisogni e solo successivamente, in presenza di surplus, possano immettere la corrente sul mercato. Sulla base delle domande presentate, la provincia di Lodi ha stilato una graduatoria. In due casi le aziende hanno già iniziato a costruire gli impianti. Nella zona dell’alto Lodigiano (a partire da Lodi e risalendo fino a Zelo e Merlino, passando da Tavazzano, Pieve Fissiraga e Borgo San Giovanni) si punta sul biogas ottenuto da reflui suinicoli, più a sud, nella Bassa, ci sono invece tanti campi adibiti a silvicoltura, da cui si ricava biomassa. Non mancano iniziative curiose, come quella di Borgo, dove un agricoltore ha installato una caldaia alimentata a mais per riscaldare l’acqua del mangimificio.

La legislazione sulla multifunzionalità dell’agricoltura (non più solo produzione agricola ma anche tutela del territorio e produzione di elettricità) è definita a tre livelli: Unione Europea (Pac), stati nazionali e regioni. Le province poi possono muoversi per incentivare alcune sperimentazioni. È il caso di Lodi, che nel 2006 metterà in campo due azioni innovative. La prima: assistenza tecnica alle aziende agricole per individuare al loro interno possibilità di risparmiare energia e di produrne secondo tecniche alternative. La seconda: avviare progetti pilota che diano la possibilità ad aziende agricole di vendere l’energia prodotta ad enti pubblici (i comuni ad esempio) oppure a privati.
Fonte: Il Cittadino il 03-11-2005 - Categoria: Cronaca

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