Medici minacciati nel presidio di frontiera

PACHINO - A mano a mano che le lancette dell'orologio scorrono verso l'imbrunire, ogni giorno l'ansia dei medici aumenta per l'insicurezza del presidio di guardia medica. Ventunomila abitanti, Pachino un tempo aveva creduto nell'ospedale, data la sua posizione geografica che ne fa una testa di ponte nel Mediterraneo, ma allo stesso tempo un'isola troppo distante dal centro se si ha bisogno di aiuto. Diversi i casi di violenze fin qui subite dai medici di guardia, che qui ruotano in 8, ma ora sono con una unità in meno. Contattato il primo operatore verso le 20, ancora la tensione non é arrivata ai livelli di guardia. E' la notte, piuttosto, che fa paura. «C'è gente poco raccomandabile in giro - lamenta il dottore Rametta - un nostro collega è stato malmenato poco tempo addietro». Normale, quindi, che ci sia inquietudine tra queste mura, una sorta di ospedale in scala ridotta, per di più lontano dal centro. «Dobbiamo saper fare di tutto, dai traumi più seri, ai punti». E' la vita del medico di frontiera in un luogo che è già di per sé frontiera. Alle 21 c'è il cambio. E' la volta di un altro veterano, il dottore Belfiore, il quale ha sottolineato che un presidio turistico come Pachino necessita di un apporto maggiore di medici, oltre a una protezione continua, indispensabile per svolgere il lavoro con serenità. «Non ci sono i reperibili e siamo costretti, per necessità a correre da un presidio all'altro e a fronteggiare le difficoltà dell'azienda nel rifonderci». Non è una vita facile.

D'estate la popolazione triplica. E le tensioni pure. Marzamemi, Portopalo, Pachino: convergono tutti nell'ospedaletto. E' come fare il passo più lungo della gamba, dicono gli operatori. La sensazione è quasi quella di un cerchio che si stringe, costringendo ciascuno a fare tre volte lo sforzo che si può umanamente sopportare. Ci sono anche gli emigranti a premere con il carico di sofferenze e dolori che normalmente ogni extracomunitario porta con sé. Nei turni di notte, poi, parità nel lavoro tra uomo e donna è relativa. Tutto è lasciato alla comprensione professionale e umana reciproca. Le donne medico, normalmente, chiedono ai propri colleghi di evitare il servizio al buio. Nessuna vuole trovarsi sola, a tu per tu, con uno dei numerosi tossici che abitualmente frequentano queste lande alle ore piccole. Le forze dell'ordine passano più volte, però ci sono fasce orarie interminabili, di cinque o sei ore nelle quali non si vede nessuno. E allora si spera che non possa accadere nulla o che chi si rivolge per chiedere aiuto abbia veramente bisogno di aiuto. «Un deterrente potrebbe essere quello di fare il turo in due», ha commentato la guardia notturna. Ma la realtà vera è che il mese di luglio è dietro l'angolo e la massa di bisognosi d'assistenza ricomincerà a premere. E a questa scadenza, dicono convinti gli operatori, bisognerà arrivare preparati, almeno con due medici in servizio continuato, giorno e notte. E' una condizione minima, dato che in quei mesi bisogna dar conto a qualcosa come quarantamila anime.

Roberto Rubino
Fonte: LaSicilia.it il 18-04-2004 - Categoria: Cronaca

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