Le trivellazione nella valle del Tellaro, un coro di "no" dal teatro di Noto

Le trivellazione nella valle del Tellaro, un coro di "no" dal teatro di Noto NOTO - (vr) "No alle trivellazioni nel Tellaro e nel Val di Noto". Una parola d'ordine e un'unica voce che, nell'emergenza di queste ultime calde settimane, ha accomunato politici e amministratori provinciali e comunali. Tutti con forza contro il saccheggio ambientale e storico del bacino del Tellaro e del Val di Noto; tutti d'accordo a fermare le trivellazioni. C'erano tutti, o quasi, ieri al Forum promosso al Teatro comunale da "Il Ponte" e dai "Comitati del no", dai deputati nazionali, Pippo Gianni, a quelli regionali, Fabio Granata; dal presidente della Provincia Bruno Marziano ai sindaci di Noto, Rosolini, Modica, Palazzolo, ai delegati dei Comuni di Caltagirone, Pachino, Portopalo, Avola, ai rappresentanti della Soprintendenza ai beni culturali di Siracusa. E poi decine di consiglieri comunali e provinciali, rappresentanti di sodalizi provinciali e delle organizzazioni sindacali. Ma, soprattutto, c'erano centinaia di cittadini. Il Teatro comunale appena due anni e qualche mese prima aveva visto, tutti insieme, tante autorità politiche di diverso calibro. Nel gennaio del 2003, ma quelli erano i giorni dello sfarzo, quando il Val di Noto veniva osannato perch‚ iscritto nella World Heritage List dell'Unesco.

Oggi, invece, si lotta per la salvaguardia delle aree protette, dei siti archeologici e delle bellezze naturali, ad un passo dall'aggressione. Tutti contro la decisione della Regione siciliana che ha liberalizzato le concessioni per la ricerca e la coltivazione di idrocarburi liquidi e gassosi nel Val di Noto. "Siamo per un sano sviluppo che venga condiviso dal territorio e non che provenga dall'alto", ha detto Bruno Marziano. Secondo cui "tutti i Comuni interessati, fuori dal colore politico, devono chiedere al governo regionale la revoca delle concessioni alle compagnie americane". E c'è un distinguo. Lo impone l'assessore regionale Fabio Granata, secondo cui "la posizione espressa non è quella del governo regionale, ma di un singolo. L'atto deve essere revocato. L'unico modo è che passi in giunta una richiesta dei sindaci dei comuni interessati. Perch‚ all'atto della concessione delle autorizzazioni gli stessi sindaci non furono sentiti". Contrario "a che il territorio venga massacrato" è anche il deputato nazionale Pippo Gianni. "Coltiviamo in questo luogo la vocazione turistica, culturale, architettonica, e non industriale". Il deputato regionale Egidio Ortisi, assente per motivi istituzionali, ha inviato un messaggio: "La Sicilia va scavata e non perforata". E si è dichiarato pronto "a qualsiasi forma di lotta sarà intrapresa".

Vincenzo Rosana
Fonte: GDS.it il 10-04-2005 - Categoria: Cronaca

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La sede ideale per recitare.

Un viaggio negli Iblei.

Il Teatro di Noto,una bellissima istituzione e per chi non lo conosce: incoraggio una visita turistica. Un piccolo gioiello, in scala: uno dei più bei teatri all'italiana costruiti nella zona del Si-ragusano. Il tutto, naturalmente, molto dopo il terremoto del 1693 che distrusse l'antica Noto (Netum) situata nell'altopiano della montagna chiamata localmente dell'Alveria.

Aree di intenso valore evocativo per chi si inoltra in direzione nord, sulla direttrice Noto-Palazzolo. La prima tappa obbligata è l'eremo di San Corrado e la grotta in contrada Pizzoni del Santo,con la sua piccola ma preziosa chiesa incastonata come un prezioso piccolo gioiello nella roccia calcarea della valle.

Vallata, da diversi anni, distrutta completamente da un incendio boschivo che ha raso al suolo le migliaia di alberi che punteggiavano la cava: rendendo il fondo della valle perfettamente visibile a chi dal piazzale rinnovato, del vecchio monastero ed ex convitto, si mette in osservazione e guardarsi intorno. Il convitto dei frati, di cui ho già parlato in altro commento, e luogo dove ebbi la fortuna di vivere, da ragazzo, per una quindicina di giorni. Giornate passate fra l'allegria e la spensieratezza delle continue escursione fatte durante il giorno che si alternavano alle notti insonni, di settembre, mentre la luna attraversava la finestra aperta nel fondo dello stanzone dell'alloggio di noi ragazzi e con uno pallore capriccioso e luminoso mi sembrava che mi guardasse per tenermi compagnia.

Lasciati per un attimo i ricordi giovanili, e ripresa la strada in direzione Palazzolo, la fermata d'obbligo successiva è il sito della remota e antichissima città di Noto. Per arrivarci basta seguire le indicazioni per il Santuario della Madonna della Scala. Non appena si arriva l'incrocio con le indicazione dei cartelli: subito ci si trova in contatto visivo, dopo pochi metri, con la prima delle 12 stazioni tabernacolari, (della via Dolorosa, che, però, è a Gerusalemme), che raccontano lo strazio e il calvario del "Nostro" Gesù Cristo.

Qui le nicchie sono scolpite in pietra tufacea classica: quella usata per la costruzione dei maggiori monumenti di Noto capitale del tardo barocco siculiano. Non appena si arriva in fondo a tutte le stazioni,dopo un breve tratto, si arriva fino ad un ponticello sul torrente: da dove si vede, già, il santuario e l'omonima chiesa della Madonna della Scala.

Si attraversa un piccolo piazzale- che da bambini sembrava enorme- e si prosegue per l'unica strada che continua nella direzione dell'Alveria. La via è obbligata, non ci sono deviazioni.

Dopo un paio di km, e dopo avere attraversato una zona di villeggiatura montana, con costruzioni similari a quelle che si possono ritrovare a San Lorenzo o al Lido di Noto: si arriva dopo un tratto spoglio e brullo, costeggiato da un'alta roccia bianco calcarea che fà da controparete, prima di arrivare ad un altro ponticello, al monte Alveria. Si arriva, così, alla porta Nord della antica città di Noto. Parte della città che, per conformazione orografica, era la parte più esposta a probabili assalti da nemici. E possenti mura difensive e camminamenti sugli spalti e merlature,ora, sdentate: davano modo di difendersi egregiamente dai temuti assalti nemici. Significativa e fondamentale, a questo riguardo, deve essere stata la presa dell'ultima postazione araba della Sicilia, che fu per l'appunto l'antica Noto, per mano dei Normanni che, vinto ed espugnato l'ultimo baluardo arabo, divennero i nuovi padroni e signori della Sicilia medioevale.

Non conviene lasciare la macchina nel piazzale antistante l'antico portale della città per proseguire a piedi. Come in qualsiasi altro sito archeologico, d'Europa, d'America e persino del medio Oriente si conviene fare per gustarsi meglio la passeggiata archeologica. Noto antica, non gode di finaziamenti per lo scavo sistematico della città antica,ed ha una estensione territoriale considerevole.Come è allo stato embrionale l'idea di Bruno Ragonese fi creare un Parco Degli Iblei.

E e se si và in Agosto, attraversarla a piedi, con un bambino di sei anni: allora diventa una vera impresa.

Noto antica è rimasta, da circa tre secoli, sotto un cumulo di macerie immerse nella più fitta vegetazione e boscaglia. E mentre attraversi i luoghi ,ogni tanto si vede qualche mozzicone di parete muraria ancora in piedi. E l'unica opera che si può ammirare e visitare dall'esterno: è una chiesa costruita all'esremo sud della città a strapiombo, dopo il terremoto che da qualche anno è stata oggetto di opere di consolidamento e di restauro dei tetti.

Quello è il posto più bello per rendersi conto cosa era Noto antica.
E da quella posizione si può ammirare uno spettacolo geografico visivo incantevole che s' inoltra verso il mare riuscendo, mettendosi nel punto pù alto, a guardare verso il Pachino.
Un territorio singolare prevalentemente destinato a pascolo, dove i muri a secco segnano le chiuse, e con gli oramai radi carubbi che confermano la secolare e antica cooperazione fra l'uomo e la natura.

Tornando rapidamente in direzione di Palazzolo, prima di arrivare al fiume di Manghisi, si gira a destra per una diecina di km, e dopo avere incontrato un paio di masserie: si arriva al sito di discesa per La cava grande sul Cassibile. Una visione imperiosa concede uno sguardo corto verso il fondo della valle, dove sono situati dei laghetti dall'acqua colore verde smeraldo, mentre lo sguardo lungo fà intravvedere in tutta la sua enorme e spendida estensione la secolare voragine che si è formata per un processo lento di erosione delle terre superficiali di quegli antichi siti la cui emersione dal mare è avvenuta intorno all'epoca del quaternario. Uno spettacolo e una immagine non trascurabile nel contesto locale delle bellezze ambientali e geografiche degli iblei siracusani. Proseguendo in direzione nord, e tornando fino al bivio si arriva al fiume Manghisi:anche in questo sito la memoria corre veloce verso il passato e il ricordo della ragnatela di fitto verde e di alberi secolari che coprivano i dintorni che non ci sono più. Ho ricordi di quel sito che non lasciava vedere il sottobosco perchè era punteggiato da felci e da altre piante tipice del sottobosco ibleo.E rivederlo quasi brullo è spoglio piange il cuore.
La consapevolezza della trasformazione/devastazione pertetrata contro la natura è cosa che dura da moltissimi anni e nonostante il processo di recupero di temi del restauro del beni culturali e del paesaggio come valore primario della società questi sono i risultati che sono stati raggiunti.
E forse della situazione per chi l'ha abita stabilmente,preso dalle vicessitudini di altra natura, neanche, forse, se ne accorge. Come gli stessi sensori e sensibili attori che al teatro di Noto, in forma unitaria e condivisa e smagliante, si sono battuti il petto addossando ,Granata, alla sola persona dell'Assessore Marina Noè la responsabilità di quanto avvenuto. Mentre insieme a tutti gli altri, forse compreso il ruggito del sindaco di Noto, Leone: si sono dimenticati che fino a due anni fà in contrada Bufalefi, campeggiava una altissima trivella per sondaggi petroliferi( l'ho già scritto e continuerò a farlo).Allora io mi chiedo: cosa è cambiato negli ultimi tre anni a Noto? La cosa che non mi convince, come la battaglia per l'elettrosmog del segretario dei Comunisti di Pachino,che rimane tutta strumentale e fittizia: è che sono temi dove la manipolazione della verità sono alla portata anche di un semplice cittadino.....per non dire altro..che fà pure rima....



Continua......

Il proseguimento del viaggio negli Iblei potrebbe continuare con: Palazzolo, per poi passare in provincia di Ragusa, per Giarratana, Frigintini, Cava D'Ispica, Rosolini....

Cordiali Saluti, Spiros