«Lavoro tanto e duro, ma dà pochi frutti»

PACHINO - «Sveglia la mattina presto, duro lavoro fino al tardo pomeriggio, con una pausa, non molto lunga per il pranzo. D'inverno allerta continuo nei giorni a rischio gelate, di serenità manco a parlarne».

E' la giornata di un agricoltore portopalese, poco più che quarantenne, presente alla manifestazioni che ha interessato i produttori del comprensorio Igp. «La giornata dell'agricoltore è piuttosto dura inoltre, almeno nel mio caso – aggiunge – considerato che non produciamo tutto l'anno, hai la consapevolezza che ti giochi le tue chances in un periodo limitato, per quanto mi riguarda da ottobre a maggio». Una scelta, questa, fatta per non stressare troppo il terreno, farlo riposare.

«La terra è sensibile, non puoi abusarne. Devo dosare ogni cosa: ecco perché per il periodo estivo non andiamo in produzione. Quattro mesi in cui lavori senza essere pagato. Quindi vivi con quello che hai messo in cascina il resto dell'anno». Certo c'è il sussidio di disoccupazione per chi ha maturato 151 giorni di ingaggi, ma di sicuro i tempi di vacche grasse in questo comparto da qualche anno sono un lontano ricordo.

«In un certo senso siamo succubi della grande distribuzione organizzata. Io, ad esempio, do tutto alla Coop, tramite una cooperativa del nostro comprensorio. Il prezzo è quello che dicono loro, non hai margini di manovra. Ti fa rabbia, poi, il tenore di vita di certi dirigenti locali che non sembrano non risentire della crisi. I loro emolumenti restano alti, parlano di marketing, produttività, promozione continua, fiera dell'agricoltura in tante parti del mondo, strutture per il monitoraggio della vendita. Che cosa abbiamo visto di tutto questo? Nulla».

Se non uno sfogo in piena regola, quello di questo agricoltore che chiede di mantenere l'anominato, poco vi manca. Di certo è il grido quasi di disperazione di chi avverte il terreno che gli sta venendo a mancare sempre più. «Oggi l'agricoltore è anche uno studioso, si richiede un tasso di preparazione nettamente più alto di un tempo. Ma il vero nodo della questione è lo strozzamento della filiera alla produzione. E' qui che bisogna intervenire, magari con un prezzo minimo imposto» conclude il produttore. «Se salta l'agricoltura, salta l'economia di Pachino e per metà anche quella portopalese. E' questo che si deve scongiurare. Siamo tutti sulla stessa barca». Rifarebbe questa scelta lavorativa? «Sì, d'altronde la vita è una sfida. Il bello come il cattivo tempo non durano tutto il tempo».

SERGIO TACCONE
Fonte: LaSicilia.it il 17-03-2006 - Categoria: Cronaca

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