La storia di Pachino tra miti e cultura

Con l'arrivo dell'estate è normale che località più o meno frequentate per diversi motivi vengano prese d'assalto da un turismo sempre più di massa. Talvolta, però, si può anche soggiornare in luoghi rinomati, magari per lo splendido mare, ovvero per le prelibatezze della tavola, ma non solo. Questo preambolo serve per raccomandare, se ce ne fosse bisogno, Pachino: e, appunto, non solo per le bellezze paesaggistiche. Ma anche, per i palati più esigenti, per la ricchezza dei beni archeologici. Naturalmente, per non andare alla cieca, ci si deve munire degli indispensabili strumenti informativi. Per scoprire quanto sfugge ai vacanzieri più superficiali ci si deve documentare adeguatamente. Scorrendo le pagine di un'agile antologia "archeologica", così è definita nella copertina, redatta da Emanuele Umberto Muscosa (Pachum Phoenicium), davvero si scopre l'esistenza di una ricchezza culturale unica. Il volume, corredato da belle immagini, con stile discorsivo e appassionato, ma senza rinunciare alla necessaria scientificità, ha il pregio di stuzzicare la curiosità del lettore, di spingerlo quasi a diventare subito turista e a osservare in loco quanto in esso è descritto. La trattazione abbraccia un arco temporale amplissimo (dalla preistoria al paleocristiano), mentre la spazialità è concentrata nel circondario di Pachino. Storia e archeologia vi si mescolano con notazioni geologiche essenziali; rievocazioni di figure quasi mitiche, come quelle di Paolo Orsi, con la personale memoria dell'autore. Bene ha fatto questi a delineare preliminarmente un quadro generale, nel quale ha schematicamente riportato le principali "ere" del pianeta, prima di entrare nel vivo della discussione.

Il paesaggio è descritto talvolta con accenti lirici, soffermandosi su veri e propri gioielli, come la grotta Corruggi. In essa, ricorda l'autore, sono stati trovati reperti di grande interesse, in gran parte conservati nel museo siracusano "Paolo Orsi". Da schegge di ossidiana, minuscoli frammenti di armi e utensili, di molluschi e ossa, parte quindi un viaggio nel tempo che sbalordisce per la sua ampiezza. Leggendo il libro ci si rende conto dell'antichità e della ricchezza degli insediamenti preistorici nel territorio di Pachino (dal paleolitico in poi), come anche dell'importanza della presenza umana. Evidentemente, le favorevoli condizioni ambientali garantivano buone condizioni di vita a popolazioni arcaiche, che non potevano non vivere in stretta simbiosi con la natura. Così, informa Muscova, Siculi e Fenici, Greci e Romani, in questo incantevole angolo della Sicilia orientale si stanziarono presto e in modo cospicuo. Valga per tutti l'esempio greco: nella contrada Burgio sono stati rintracciati pregiati "pezzi", soprattutto anfore resti di templi. Perché se l'arte degli antichi (come quella dei moderni) è spesso alimentata dal sentimento del sacro, nel circondario di Pachino quest'ultimo era acutamente avvertito. Da qui la rigogliosa fioritura di miti e culti, come quello dedicato a Demetra. Di questo ed altro si discute nel volume, che davvero è tutto un inno d'amore rivolto ad una terra generosa. Ed un invito a visitarla al più presto.

di Alfredo Sgroi
Fonte: LaSicilia.it il 26-06-2003 - Categoria: Cultura e spettacolo

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