La spesa pubblica per la Sicilia: troppo lenta per essere efficace

Gli ultimi fondi assegnati alla Sicilia per il suo sviluppo vengono da una decisione del Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica (Cipe). E si riferiscono alla progettazione del nodo ferroviario di Catania (che costerà 12 milioni di euro, mentre la spesa occorrente per l'intera opera, 507 milioni, rimane ancora senza copertura) e a un contratto di programma (88 milioni) previsto a Melilli per creare un centro di conservazione e commercializzazione del pescato che darà lavoro a 216 persone. In arrivo - ma occorrerà un secondo parere positivo del Cipe che dovrebbe riunirsi tra due settimane - anche il completamento dell'autostrada Messina-Palermo, l'ultima tranche di finanziamento (86 milioni circa) col quale dovrebbero portarsi a compimento i lavori (otto cantieri in attività) ancora in corso. Può risultare utile tracciare un bilancio della spesa che si è riversata nei mesi scorsi sul sistema produttivo siciliano grazie ai fondi europei, agli Accordi di Programma Quadro (Apq) stipulati dalla Regione siciliana e dagli strumenti finalizzati allo sviluppo locale (Patti Territoriali, Contratti di Programma, Contratti di Area). Secondo il Documento di Programmazione Economico-Finanziaria del governo regionale per il 2005-2007 dal Por Sicilia sono stati erogati 1.472 milioni di euro al 30/5/2004, che rappresentano il 14,4% delle spese totali programmate. Nello stesso tempo, si ricavano sempre dal Documento, i 13 accordi di programma quadro stipulati dalla Regione Siciliana con altri enti statali, e che prevedono, con l'utilizzo di diversi fondi, un ammontare di investimenti pari a 12.880 milioni di euro la cui finalità prevalente è quella dei trasporti e dei servizi idrici. Quanto alla "programmazione negoziata", che comunque comprende un ventaglio di iniziative imprenditoriali assieme alle infrastrutture, questa registra al suo attivo solo una parte degli investimenti attesi. In particolare la "cantierizzazione" dei Patti Territoriali approvati tra il 1998 e il 2001, nelle due varianti di patti "generalisti" e patti "agricoli" oltre al funzionamento dei "patti comunitari" (come quello di Caltagirone) già avviati, hanno prodotto, a fine 2003, erogazioni pubbliche per 546,9 milioni di euro su un totale di 1,9 miliardi di investimenti, mentre i tre Contratti d'Area stipulati in Sicilia dal 1999 hanno visto l'erogazione di 106 milioni di euro (30,9% degli investimenti privati) e i Contratti di programma di 189 milioni a partire dal 1997 (il 33,7% del totale). Un certo pessimismo sembra trasparire dalla constatazione di lentezze in un processo di spesa che per essere efficace dovrebbe avere rapidità di attivazione.

Ma per altri versi i documenti ufficiali (parliamo sempre del Dpef) invitano all'ottimismo. Il 2003, viene detto, è stato comunque segnato da un notevole progresso, nell'attuazione degli strumenti di sviluppo comunitari e nazionali, dovuto alle più agevoli procedure statali introdotte dal nuovo "Fondo per le aree sottoutilizzate" e all'avanzamento nell'uso regionale dei fondi di Agenda 2000, premiato con la "riserva di efficienza" assegnata, come premialità, alla Regione. L'ottimismo, cui accennavamo, nasce dall'ipotesi che i prossimi anni dovrebbero vedere le maggiori erogazioni dei programmi in itinere ed il massimo impatto delle realizzazioni previste. Resta un punto da approfondire convenientemente, la qualità della spesa. Sappiamo oggi che è una spesa "lenta". Poco sappiamo sulla sua "qualità", sulla crescita cioè che innesca, sugli ulteriori investimenti che sostiene, sull'effettiva occupazione che crea. Qui non c'è alternativa tra pessimismo ed ottimismo. Per carenza di approfondimenti brancoliamo nel buio.

Mario Centorrino
Fonte: LaSicilia.it il 04-10-2004 - Categoria: Economia

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