La parte civile: Dopo tante chiacchiere il procedimento finalmente decollerà

«Finalmente il processo entra nella fase dibattimentale dopo tante attese». Gli avvocati di parte civile Umberto e Matilde Di Giovanni si dichiarano soddisfatti dopo l'udienza. Un certo rammarico viene palesato dopo aver appreso dell'ordinanza che ha estromesso il capitano Youssef El Hallal dal processo in corso in Corte d'Assise a Siracusa. «Ci riserviamo di fare ricorso contro questa ordinanza - afferma l'avvocato Umberto Di Giovanni - che fa uscire dal dibattimento il libanese. In questo senso c'è in noi un nuovo motivo di rammarico, dopo la decisione del tribunale francese che aveva negato l'estradizione di El Hallal in Italia per quello che ho definito come un eccesso di garantismo e formalismo». Youssef El Hallal quella tragica notte del 25 dicembre del 1996 comandava la Yohan, nave battente bandiera honduregna che vagava nel Mediterraneo con un consistente numero di migranti clandestini a bordo. Lo stesso ha più volte lanciato, attraverso interviste alla stampa ed in televisione, alcuni segnali che Di Giovanni non evita di definire come dei messaggi in codice. «Le sue affermazioni sono state molto allarmanti - aggiunge il legale di parte civile - e avremmo voluto capire cosa c'era dietro queste sue dichiarazioni, se ci sono nel mezzo eventualmente servizi segreti, se c'è e fino a che punto un coinvolgimento di soggetti istituzionali e di quale paese.

Tutti interrogativi che rischiano di restare tali». Poi il discorso si sposta sul prosieguo del dibattimento. «Dopo tante chiacchiere - prosegue Di Giovanni - adesso il processo entra nel vivo». Cosa auspica in tal senso? «Spero - prosegue l'avvocato Di Giovanni - che esca un messaggio chiaro, rivolto soprattutto a organizza illecitamente questi viaggi: che in Italia non la si passa liscia. E poi è doveroso un ricordo delle vittime della tragedia del 25 dicembre '96. Vedere le foto di quella gente, moltissimi dei quali giovani, è qualcosa che non può non scuotere le nostre coscienze. C'è un dovere di giustizia e verità verso le loro famiglie». A Portopalo, dove alcuni pescherecci, all'inizio del '97, avevano pescato e ributtato in mare pezzi di cadaveri appartenenti a quel naufragio, nessuno ha voglia di commentare. Anche qui parecchie cose sono rimaste avvolte nel mistero e c'è chi spera che un giorno si dica veramente cosa avvenne in quei giorni.

Sergio Taccone
Fonte: LaSicilia.it il 30-04-2004 - Categoria: Cronaca

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