La mia inchiesta sulla tragedia di 300 clandestini

Nella notte fra Natale e Santo Stefano del 1996 una barca con quasi trecento clandestini indiani affondò nel canale di Sicilia, a poche miglia da Portopalo di Capo Passero ( Siracusa). Non ci furono testimoni e i corpi non furono ritrovati. Solo un'inchiesta del 2001 ha iniziato a far luce. A questa tragedia dimenticata Giovanni Maria Bellu, giornalista di Repubblica dedica il libro « I fantasmi di Portopalo » , adattato ad opera teatrale con il regista Renato Sarti e l'attore Bebo Storti. Il volume e lo spettacolo - che fanno parte della rassegna curata dalla Provincia « Il pianeta diviso » - sono stati presentati ieri dagli autori e da Tiziana Mozzoni, assessore ai Servizi sociali. Bellu è andato in Sicilia, ha parlato con alcuni dei pescatori che ripescarono alcuni corpi e oggetti dei dispersi. Ha « interrogato » le autorità. Il risultato è un volume in cui narra in prima persona, come in un reportage, la difficile storia di un evento che il paese ha cercato di dimenticare.

« Questo naufragio è stato quasi completamente ignorato dai media nazionali - dice Bellu -. Le autorità non ritrovarono cadaveri e ritennero che il naufragio non fosse avvenuto. I pescatori rinvennero per mesi corpi e oggetti, che venivano ributtati a mare. Riportando a riva i cadaveri rischiavano il blocco giudiziario della barca di almeno dieci giorni. Un blocco che nessuno in zona pensava di poter reggere » . Uno dei pescatori, però, nel 2001 ha rotto il muro d'omertà. Per caso ha individuato il relitto con molti dei 300 corpi di indiani, pachistani e tamil periti tra i flutti. Oltre che con le autorità, ne ha parlato con un giornale: ha fatto aprire le rispettive inchieste ma ha scatenato anche la reazione del paese, che si è sentito offeso. Minacciato di morte, l'uomo si è imbarcato su una petroliera. « I fantasmi di Portopalo » ricostruisce il naufragio e gli eventi degli anni successivi. Critica le autorità di Italia e Malta, che - secondo l'autore - non indagarono a sufficienza subito dopo il disastro. Lo stesso fa « La nave Fantasma » , spettacolo tratto dall'opera di Bellu, andato in scena al Teatro al Parco. è un genere, quello del teatro di narrazione, che vuole far riflettere, dicono Sarti e Storti. Vuole smuovere le coscienze sui problemi dell'immigrazione e della necessità di non perdere la memoria storica.

Giovanni Maria Bellu.
Fonte: GazzettadiParma.it il 14-12-2004 - Categoria: Cronaca

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