La marineria non si abbatte

PORTOPALO - La seconda marineria siciliana torna a vivere l'incubo dei legami perversi e criminosi con la criminalità organizzata. I provvedimenti emessi dalla Dda di Catania hanno toccato direttamente anche tre titolari di aziende ittiche che operano a Portopalo: Roberto Celeste della Ittica Mediterranea, Giuseppe Napoli della Napoli Pesca e Paolo Campisi della Portopal Pesca. Per tutti e tre è scattato il divieto di esercizio d'impresa. Il precedente più immediato riguarda la vicenda degli astatori del mercato ittico, eravamo alla fine degli anni novanta. Dopo la condanna in primo grado tuttavia gli operatori portopalesi del mercato ittico, accusati di riscuotere il pizzo per conto delle cosche mafiose, furono assolti in appello. L'operazione di ieri a Portopalo non ha creato tanto clamore anche perché le ordinanze di custodia cautelare hanno interessato soltanto esponenti catanesi o comunque non locali.
In una nota dell'amministrazione comunale si afferma che in questa fase "è opportuno analizzare bene la situazione ed evitare di effettuare analisi frettolose come spesso avviene in queste situazioni. Intanto perché le persone locali coinvolte sono un'esigua minoranza e poi perché non conosciamo i particolari di questa indagine. Se ci saranno provvedimenti da prendere certamente non ci tireremo indietro ma in questa fase non possiamo che aspettare l'evolversi della situazione". Delle tre aziende coinvolte che operano a Portopalo solo una, l'Ittica Mediterranea, risulta concessionaria del posteggio al mercato ittico mentre la Portopal Pesca era stata esclusa nel corso dell'ultimo bando comunale per mancanza dei requisiti richiesti.

«Da parte nostra - prosegue il comunicato comunale - c'è stato sempre il massimo impegno per garantire i controlli ed il rispetto della legalità». La marineria di Portopalo di Capo Passero è la seconda per estensione in ambito regionale, dopo Mazara del Vallo. Con circa centosessanta pescherecci, iscritti al compartimento marittimo di Siracusa, e un numero di addetti che oscilla intorno alle seicento unità che diventano quasi ottocento considerando l'indotto. Insomma dal settore ittico dipende ancora quasi la metà dell'economia portopalese, un settore che attraversa delle difficoltà collegabili alla situazione generale della pesca in ambito comunitario e confermati dalla demolizione di non pochi natanti negli ultimi anni. In questo contesto di sofferenza di natura "strettamente" economica vanno registrati tuttavia alcuni interventi, esitati dall'amministrazione comunale, volti al rilancio del porto come la definitiva redazione del piano regolatore generale portuale e alcuni progetti indirizzati al miglioramento della formazione del personale di bordo secondo gli standard dettati dall'Unione Europea.

Sergio Taccone
Fonte: LaSicilia.it il 14-01-2004 - Categoria: Cronaca

Lascia il tuo commento
Cerca su PachinoGlobale.net