La Giunta perde i primi pezzi

La Giunta perde i primi pezzi PACHINO - Si è dimesso ieri mattina all'apertura degli uffici municipali l'assessore al bilancio e finanze Andrea Rabito. Escono così di scena entrambi gli assessori presentati dal sindaco come tecnici qualche settimana fa quando Barone aveva ritenuto di completare la sua giunta individuando Maione e Rabito. La nomina dei due amministratori era apparsa funzionale ad evitare la mozione di sfiducia cercando di carpire il consenso di alcuni consiglieri. Nell'azzeramento avvenuto alcuni giorni fa che ha sancito il ritorno in giunta di Forza Italia, Maione non aveva visto rinnovata la sua carica amministrativa, mentre Rabito era stato riconfermato grazie all'appoggio del consigliere Dell'Ali che aveva approvato il progetto amministrativo. Ieri, dopo appena 12 ore dal conferimento delle deleghe seguite all'azzeramento, la decisione di Rabito di rassegnare le dimissioni che sono state presentate al protocollo e dunque sono state immediatamente operative. La motivazione apposta da Rabito nel documento protocollato fa riferimento ad impegni di lavoro, ma i motivi addotti al nostro giornale riguardano invece questioni amministrative. "Mi sono reso conto, -ha affermato- che la nuova giunta messa in piedi dal sindaco Sebastiano Barone è una giunta politica e non tecnica. Dato però che io sono stato nominato in qualità di tecnico ho ritenuto di rassegnare le dimissioni". Il quadro politico pachinese però non crede alla versione ufficiale addotta dall'assessore uscente, e ci si interroga sui reali motivi che hanno spinto a lasciare l'ambita poltrona. Si ipotizza infatti che in amministrazione si sia aperta una ulteriore falla o che la visione politica tra Dell'Ali e Rabito non fosse più coincidente.

Il problema probabilmente però va ricercato nell'atteggiamento da "asso pigliatutto" esercitato da alcuni esponenti della giunta municipale che probabilmente hanno gestito in maniera troppo personalistica ed accentratrice l'operazione rimpasto. Intanto martedì Barone ha rassegnato le deleghe agli amministratori. Riconfermate in linea di massima le competenze a coloro che sono stati rinominati. Unica eccezione è stata fatta per Rotta che ha aggiunto alle politiche sociali anche la cura della borgata di Marzamemi. Ai due nuovi assessori Zocco e Blandizzi sono stati assegnati rispettivamente i lavori pubblici e la protezione civile. Intanto la giunta è ritornata ad operare, ed ha adottato, per quanto di sua competenza, una nuova struttura organizzativa per la macchina comunale. La novità principale sta nel rapporto non più diretto tra il sindaco ed i vari settori. A spiegare i particolari del nuovo assetto è stato il segretario generale dell'ente Carmelo Innocente. "È stata creata una tecnostruttura intermedia, -ha affermato Innocente- che starà tra il sindaco ed i funzionari responsabili dei vari settori". Saranno istituiti dunque dei nuovi uffici e cioè l'Ufficio tecnico-legale, l'ufficio dello staff del sindaco, l'ufficio del segretario generale, quello del direttore generale, e l'ufficio del nucleo di valutazione. Quest'ultimo cambierà volto rispetto al nucleo attualmente operante. Il segretario generale del comune non vi farà parte per legge e sarà un organo di diretta fiducia del primo cittadino. La sua funzione sarà quella di valutazione permanente delle persone nominate dal sindaco e di controllo interno. Le competenze dell'ufficio tecnico legale saranno estrapolate dal primo comparto. Ogni ufficio della nuova tecnostruttura avrà assegnate delle risorse finanziarie proprie oltre che degli impiegati comunali a diretta disposizione per permettere di operare al meglio. Bisognerà ora appurare gli effetti economici che il nuovo assetto produrrà, se di risparmio o di ulteriori esborsi. Intanto pare che il comune sia riuscito a rientrare nei parametri del patto di stabilità.

Salvatore Marziano
Fonte: LaSicilia.it il 14-04-2005 - Categoria: Politica

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"Il Sindaco e gli assessori"
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Tu chiamale se vuoi: metafore......(?)
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Anno 1966, una serata di Giugno.

I fanali della macchina illuminavano la polverosa trazzera, in quella notte senza luna.
Dove i tronchi d'agave, posti ai lati, altissimi: sembravano "Cristi" in agonia ed in processione.

La percorrevamo veloci per incrociare un coniglio, da "allucciare".
Ed improvvisamente, come d'incanto, dopo una serie di sussulti, alquanto strani: si spegne il motore.

E la macchina, dopo aver percorso una ventina di metri, si fermò sbuffante!
Ci guardammo, in viso, stupiti!
Silenzio d'intorno. Improvviso, totale, quasi ancestrale.

Poi, rasserenati dall' improvviso passaggio dal frastuono del motore, all'improvviso silenzio, piano, piano ci arrivava alle orecchie il suono dolce del frignare quieto e gentile delle cicale.

Scendemmo, allora, dalla Topolino. I fari erano rimasti accesi.
Corrado Asta, pilota provetto, e primo fratello acquisito: suggerì di spegnerle, per non intaccare la batteria.

Era di giugno, e le uniche luci, oltre alla volta celeste punteggiata da milioni di stelle splendenti: si vedevano i bagliori soffusi e a forma di ventaglio rovesciato, all'orizzonte,
del paese di Rosolini, verso Nord, e quelle di Pachino verso est.

Mentre da sud, ad intermittenza, arrivava il fascio di luce del faro di Cozzo Spadaro che, come una lama splendente, fendeva l'aria e illuminava le facciate delle case di Bonpalazzo, poste in altura.
Non eravamo molto distanti dalla nostra residenza estiva.

E sparse, sotto un' uliveto, radevano e pulsavano a mezz'aria, migliaia di lucciole.
L'area soffice e cristallina era intrisa da profumi di zagara che provenivano dal vicino giardino di Cipolluzzi, impiantato, qualche anno prima da quell' ecclettico mediatore di mio nonno Neria.
Dopo un rapido consulto: decidemmo di lasciare sul posto la sbuffante Topolino.

Era evidente che in quella situazione ombrosa, e senza alcun mezzo che potesse fare luce, era impossibile appurare quello che era successo alla macchinina.
E sconsolati, per la fine della caccia notturna, ci avviammo, mesti e rattristati,
verso le case di Bonpalazzo, di proprietà del Cavaliere Cesare Bruno di Belmonte.

E nel farlo si decise di tagliare il percorso di ritorno,per i campi e le restucce appena tagliate, per toglierci dalla strada.
La leggera umidità della sera aveva ammorbidito gli spunzoni che fuoriuscivano come spazzole dalla terra e attenuava l'impatto con le gambine scoperte di noi ragazzi in pantaloncini corti.

Poichè di giorno, quando si andava a spigolare, ma più spesso a giocare, gli spunzoni messi di traverso, si infilzavano nelle parti basse degli stinchi, provocando qualche fastidiosissima e bruciante ferita.
Improvvisamente, mentre in fila indiana percorrevamo l'ultimo tratto di un campo appena mietuto, dalla leggera curva della Tribunedda sulla provinciale arrivarono: prima un rombo possente dell'inequivocabile rumore del motore di una "Giulietta", e subito dopo una manciata di secondi, una fascio di luce che illumino, quasi a giorno, l'ampio campo restucciato.

Mio padre, che era in testa, con la sua doppietta appoggiata sulla spalla anteriore destra, e con la mano nell'impugnatura di legno, vide, improvvisi e velocissimi, arrivare due conigli, provenienti, dalla provinciale, che correvano in direzione trasversale, rispetto alla nostra direzione di marcia.

Fu un momento, un attimo irripetibile, abbassate le canne del fucile e presa al volo la mira, improvvisamente, provocandoci un sussulto per quell'evento inatteso: il frastuono inequivocabile di due fucilate secche e precise echeggiarono e riempirono l'aria del profumo della polvere da sparo.

Con il fucile ancora fumante, ma oramai scarico,mio padre si giro verso di noi, Saro,Andrea e Corrado,e Corrado Asta, che chiudeva la fila indiana, con un eloquente e candido sorriso!!
La cena a base di coniglio, adeguatamente frollato, per le sere seguenti, cucinato da mia madre Saveria: era, anche in quella occasione speciale, assicurata...

p.s.

Alla Topolino gli si era staccato, per le molte buche, lo spinterogeno!

Cordiali Saluti Spiros