La dolce Ewa era una di noi

PACHINO - La tragica fine di Ewa, la ragazza polacca barbaramente uccisa domenica notte e data alle fiamme in un casolare di contrada Ritillini non ha mancato di colpire la sensibilità di tanti a Pachino, la città che aveva accolto la giovane dopo che, alcuni anni fa aveva lasciato il suo Paese per venire a lavorare in Italia. Una storia che ha sconvolto profondamente la gente, perché Ewa poteva essere considerata una comune ragazza della porta accanto. A Pachino vivono molte donne polacche che spesso vengono ingiustamente ed in maniera ingenerosa giudicate male. Ma è solo un pregiudizio e tutto ciò che è successo ad Ewa poteva succedere a qualsiasi ragazza italiana e di buona famiglia.
Solo chi non conosce le persone che la ospitavano va con l'immaginazione ad una storia di alcol e droghe. Nulla di tutto ciò. Ewa era una ragazza come tante, ma forse più sfortunata di tante che ha dovuto affrontare tutti i disagi derivanti da un trapianto di cittadinanza, infatti era venuta in Italia circa due anni fa per lavorare, e lo faceva seriamente. Aveva saputo superare i problemi di adattamento con riguardo alla lingua, alle abitudini alimentari, ai costumi, e tutto questo con l'aiuto della famiglia in cui lavorava e che l'aveva accolta con le attenzioni che si riservano ad un'ospite di riguardo. Era stata assunta dai coniugi Venice per assistere il marito, un maresciallo in pensione gravemente invalido ed al quale era stato amputato un arto inferiore a seguito di una grave forma di diabete. "Era una ragazza attenta, puntigliosa ed amorevole, -dice Corrado Quartarone, genero della coppia dei coniugi che la ospitavano- e quando mio suocero morì ci si pose il problema di cosa sarebbe successo ad Ewa, che era ormai entrata a far parte della nostra famiglia. Poi, dato che mia suocera non è in condizioni di salute ottimali, per non lasciarla sola, abbiamo deciso che era opportuno che questa ragazza, che si era presa cura di mio suocero, rimanesse a farle compagnia. Nello stesso tempo, dato che con mia moglie avevamo avuto un secondo figlio, di tanto in tanto le affidavamo i nostri bambini.

Di lei ci fidavamo ciecamente, era una ragazza semplice, educata, non faceva mai tardi la sera. Per tutti noi è stato un colpo terribile". Una tragedia il cui dolore è stato acuito ancora di più dal fatto che l'anziana signora Venice ha dovuto affrontare le trafile burocratiche e legali, i colloqui con il sostituto procuratore e tutto il resto. "Ho dovuto accompagnare mia suocere in procura, -ha affermato Quartarone- per i risvolti giudiziari del caso. Sulla questione infatti indaga la magistratura. A seguito del segreto istruttorio non posso aggiungere nient'altro, -ha continuato- posso solo dire che la persona che è stata individuata come assassino e che ha confessato non era il fidanzato di Ewa ma solo un amico, forse un amico respinto. Comunque l'immagine che è emersa dai giornali dà un'idea distorta della realtà e di quello che Ewa era." Ieri pomeriggio intanto erano attesi dalla Polonia i genitori della giovane uccisa. "Ewa era in contatto costante con la sua famiglia, -ha detto Corrado Quartarone- e la notizia della sua morte ha gettato nello sconforto i suoi genitori. Il padre per il dolore si è sentito male ed è stato ricoverato in ospedale. Il dolore dei genitori per la morte dei figli è uguale in ogni parte del mondo". Un dramma, dunque lo strangolamento della giovane, tristemente uguale in tutti i paesi del mondo, sia che esso avvenga a Pachino in Italia, sia che avvenga in Polonia o in ogni altra nazione. Un dramma certo causato da un raptus di follia che la logica umana rifiuta di considerare.

Salvatore Marziano
Fonte: LaSicilia.it il 09-02-2005 - Categoria: Cronaca

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