In fiamme dieci cassonetti

In fiamme dieci cassonetti PACHINO - Dieci cassonetti incendiati o distrutti dall'inizio dell'anno, sei solo nella nottata tra giovedì e venerdì. Dopo le pietre sulle vetrate del palazzo municipale tocca ai contenitori della nettezza urbana e di quelli per la raccolta differenziata. Se non è emergenza poco ci manca, anche se nessuno intende far scattare situazioni allarmistiche. Orazio Di Blasi, direttore della ditta Dusty, che dal 1989 effettua il servizio di nettezza urbana nel comune di Pachino, tuttavia invita a tenere alta l'attenzione. «Sono d'accordo con quanti non parlano di allarme - afferma Di Blasi - ma certo c'è preoccupazione». In piazza Ugo La Malfa, a due passi dall'ex ospedale, dei contenitori per la raccolta differenziata è rimasta solo la traccia: una macchia scura. «Probabilmente siamo di fronte a dei balordi - aggiunge il direttore della Dusty - poiché non abbiamo altri elementi per dire che non sia così. Invito pertanto tutti a non sottovalutare il problema e se è il caso a rafforzare la vigilanza sul territorio». L'escalation è cominciata il 9 gennaio: in quella circostanza fu preso di mira un cassonetto in via Lucio Tasca (incrocio con via Torino).

Pochi giorni dopo toccò a un contenitore di rifiuti solidi urbani tra le vie Garibaldi e Plebiscito. Poi un periodo di stasi fino al 4 marzo quando furono distrutti due cassonetti rispettivamente in via Quintino Sella (angolo via Libertà) ed in via Mazzini (incrocio con la via Campisi). Adesso gli attacchi si sono concentrati in piazza Ugo La Malfa. «Per quanto ci riguarda non abbiamo ricevuto alcuna minaccia - prosegue il direttore della Dusty - e quindi escludo che si tratti di un eventuale avvertimento nei nostri confronti. Ma è bene, ribadisco, che non si sottovaluti questa situazione».
Il sindaco Sebastiano Barone condivide l'analisi. «Non credo si possa parlare di recrudescenza criminale - afferma il primo cittadino pachinese - piuttosto seguirei la pista di un gruppo di balordi e disagiati». Barone insomma tende a circoscrivere il problema. «Non sono un investigatore - aggiunge il sindaco - ma anche parlando con le forze dell'ordine, che hanno avviato celermente le indagini, si evince che la pista del disagio sociale o di veri e propri balordi sia quella più probabile».

Sergio Taccone
Fonte: LaSicilia.it il 13-03-2004 - Categoria: Cronaca

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