Il naufragio non va dimenticato

Il naufragio non va dimenticato PORTOPALO - Con due manifestazioni, una laica e l'altra a sfondo religioso, Portopalo ha ricordato ieri pomeriggio il decennale del tragico naufragio del Natale 1996 quando 283 clandestini trovarono la morte nelle acque del Mediterraneo. Alcuni di quei corpi, straziati dalle onde del mare furono poi ripescati proprio da alcuni marinai del posto. Per tutti gli altri il mare è rimasto la loro tomba. La parrocchia di San Gaetano ha voluto ricordare nella preghiera le vittime di questa tragedia. Alla presenza del vescovo Mons. Giuseppe Malandrino e delle autorità comunali con in testa il sindaco Fernando Cammisuli ma anche con il vicesindaco Michele Taccone, l'assessore Mirarchi e, come ospite della giunta portopalese l'assessore di Siracusa Enzo Vinciullo, si è svolta una significativa e toccante cerimonia a cui sono intervenuti anche numerosi aderenti a varie associazioni quali la Misericordia, la Protezione Civile, la Pro Loco Portopalo, la Croce Rossa. Particolarmente significativa è stata la benedizione impartita dal vescovo di Noto a tre bambini di cui uno di colore di nome Fortunato, figlio di Mimì, una donna africana che si trova ospite nel centro per rifugiati e richiedenti asilo di Portopalo. Fortunato è il primo bambino figlio di una rifugiata giunta a bordo di una delle tante carrette del mare che di tanto in tanto arrivano a Portopalo con il loro carico umano e di speranza. In questa occasione lieta quale è la nascita di un bimbo, così come nelle occasioni maggiormente tragiche quali quelle degli sbarchi, a Portopalo è iniziata una gara di solidarietà per donare al neonato il corredino e tutto quanto necessario per assistere amorevolmente la neo mamma ed il bambino. Il vescovo ha sottolineato a chiare lettere, durante il suo intervento in seno alla manifestazione nel ricordo della tragedia, lo spirito di solidarietà che a Portopalo è palpabile. “Mi sono arrabbiato non poco, -ha affermato Mons. Malandrino dal palco dell'oratorio della parrocchia- per le ingiurie rivolte ai portopalesi che invece si sono sempre dimostrati aperti al servizio dei fratelli. Il colore della pelle non conta, così come non conta il ruolo che ciascuno di noi ricopre. Quello che è veramente importante è il fatto di essere tutti figli di Dio”.

Il Vescovo si è anche soffermato sul significato della parola “celebrazione”, un termine che, alla presenza del piccolo Fortunato, figlio di una rifugiata di colore ospite a Portopalo, ha assunto un significato particolarissimo. Di carattere più laico invece la manifestazione “Mai più naufraghi organizzata dall'Arci a cui hanno aderito l'Agesci, Amnesty international, la Rete antirazzista siciliana, Emergency, Libera, Flai Cigl, Insieme pro immigrati, la Camera del Lavoro di Pachino, Acquanuvena di Avola, la Chiesa Valdese di Pachino, la Croce Rossa, l'Apac, l'Anopas, l'Associazione studi storici culturali, l'Osservatorio ambientale, Città Etica, il comitato Amanti di Capo Passero, la Misericordia di Pachino, l'associazione pescatori San Francesco di Paola di Portopalo e la Habitat. Il corteo, al quale hanno partecipato anche diversi amministratori e consiglieri comunali del comune di Pachino quali il vicesindaco Blandizzi, l'assessore Maria Valvo e Salvatore Borgh, i consiglieri comunali pachinesi Agricola, Baglivo e Bruno, si è snodato dal corso principale per poi sostare in piazza Scalo Mandrie per dei momenti di riflessione. Molti gli slogan scanditi durante la manifestazione: “Apriamo le frontiere”, “la nostra Europa non ha confini siamo tutti clandestini”, “Denigrare non è reato”. Ottima l'affluenza di partecipanti per entrambe le manifestazioni organizzate.

Salvatore Marziano
Fonte: LaSicilia.it il 27-12-2006 - Categoria: Cronaca

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I veri naufraghi


Fiumi di parole, torrenti in piena, mare senza pesci e pesci senza reti.
Umani come viscide anguille che si contorcono sinuose e impalpabili come la farina del sacco di Giuseppe.
Mentre Gaspare, Baldassare e Melchiorre hanno già donato : oro, incenso e mirra.

Gli umani della terra del promontorio si contrappongono e non riescono a sintetizzare una manifestazione unitaria che li accomuna tutti.

Ecco dunque le celebrazioni della demagogica e della retorica della corsa sfrenata al tentativo buffo di dimostrare chi è più vicino ai diseredati del terzo, mondo che arrivano, ancora oggi, come uccelli migratori che non rispettanopiù le stagioni delle migrazioni...

Ecco dunque scendere in campo:
destra contro sinistra, Portopalesi contro portopalesi e pachinesi. Pachinesi contro portopalesi e pachinesi.

Le alte gerarchie della chiesa locale con il Vescovo Giuseppe Mons Malandrino in testa lanciano strali sulla qual'è la vera manifestazione che conta... soffermendosi sul concetto alto di blasfemo su chi ha ingiuriato i portopalesi additandoli come gente senza rispetto del genere umano.

Mentre i cosidetti laici fiancheggiati da gerarchie valdesi accomunano un non senso della loro presenza con slogana senza alcun senso: "apriamo le frontiere", cose da non crederci..."La nostra europa non ha confini siamo tutti clandestini" e stupidaggini insensate e prive di qualsiasi raccordo con la realtà geopolitico che ci circonda e che non hanno ne capo ne coda..

La famosa guerra fra Terra nobile e Bachinu, ricordata nel suo libro da Corrado Cernigliaro, che poi il signor Valvo, se non erro, ha voluto riportare anche on line, e di questo lo ringraziamo molto: trova infelice espressione all'indomani dalla nascita formale del nostro signore Gesù Cristo.

E mentre un nuovo bambino che è fortunato solo perchè è nato in questa terra, si contrappone a tanti altri bambini che per contrapasso li battezziamo tutti "sfortunati" perchè molto probabilmente non vivrannno a lungo per le cattive condizioni in cui nascono...

E intanto un vero e proprio genocidio si consuma ogni giorno per le centinaia di bambini che muoiono per fame nel mondo: a Portopalo si fanno manifestazoni laiche per non dimenticare quello che semplicemente, prima del circolo mediatico, a nessuno di loro gli era mai passato dall'anticamera del cervello di ricordare...

Ma anzi il moto opposto dal mondo cattolico e delle gerarchie parrocchiali locali iniziale che era quello di dimenticare quanto più velocemente possibile quello che tutti sapevano e che un indomito capitano aveva deciso di rendere pubblico per l'evidente rimorso( un San paolo Laico) che questo gli poteva procurare come individuo e di cui si è liberato rendendo pubblico quello che nessuno aveva avuto fino ad allora anche il coraggio di ricordare...

La retorica dei laici con quel comunicato pubblicato su Mbn e che ho ripubblicato nel mio blog è l'esempio lampante che quella che celebrano con questa manifestazioni è solo una escrescenza terdiva della loro incauta fede democratica che cerca di ricomporre un dissidio con la loro stessa coscienza... Che, tra l'altro, gli è stata indotta da fattori esterni e mediatici: Bellu docet .

Su quella che è stata, per molti anni, la loro naturale indifferenza...

Non si tratta dunque di vedere chi è stato il primo o il secondo a interessarsi e avere un atteggiamnto comprensivo su quanto è successo...in quella triste notte.

Ma da quello a cui, haime, assistiamo e constatiamo verifichiamo che manca l'umiltà di considerare una valore comune.... e unitariamente concorrere ad una mifestazione di vera solidarietà che accomuni veramente tutti gli umani...laici e cattolici e valdesi e musulmani...

E mentre in Spagna la cantante Noa canta la pace fra israeliani e palestinesi, nel Promontorio, fatto e vissuto da siciliani, non si riesce a mettere gli uomini d'accordo su una manifestazione a carattere umanitario...
E su questo valore che bisogna lavorare...anche per molte altre questioni ..
Ma anche e sopratutto per quanto è successo in quella notte di dieci anni fà che non può riguardare solo i portopalesi o i pachinesi o i siciliani: ma l'intera nazione italiana...

Ecco perchè non bisogna somatizzare troppo la questione e ridurla semplicemente ad una fatto locale poichè è un problema che investe problematiche globali che riguardano tutta l'europa...

Ecco perchè ogqi alla luce di una riflessione più circostanziata mi chiedo.....

Se in questa zona di mare gli unici pescatori della costa siciliana sono solo i portopalesi ad andare a pescare..??

Io mi chiedo se la marineria di Portopalo ha un esclusivo permesso e assoluto diritto di pescare in questa zona di mare...???

Perchè, a quanto mi risulta, non è un campo dove si raccolgono i frutti ed è recintato e le chiavi di questo sito sono nelle mani solo dei pescatori di Portopalo...
Io a questo punto mi chiedo se le barche che fanno riferimento alla marineria di Pozzallo, anche se più piccole, e quelle di Licata, di marina di Ragusa, di Donnalucata, e persino a quelle di Mazzara del Vallo: non abbiano anche loro il diritto di potere pescare in questo sito...?

In questa zona di mare che ha la caratteristica di essere un pianoro, un campo ubertoso, dove i pesci pascolano e dove i banchi di pesce nascono e si riproducono per le favorevole condizioni del mare non sono solo esclusiva pertinenza di pesca della marineria di Portopalo...?

Ebbene siccome sappiamo che il diritto di pesca è libero nelle zone di mare dove chiunque ha una barca può pescare... deduciamo che anche altre marinerie ed altri pescatori si sono trovati nelle stesse condizioni degli equipaggi delle barche portopalesi... Cioè di pescare cadaveri e di ributtarli in mare...
Alla luce di questa probabile verità che abbiamo dedotto da semplici considerazioni logiche...
Oggi io mi chiedo e dico che il fatto che un capitano di una barca di Portopalo abbia poi dato le coordinate per rendere possibile l'individuazione della barca inabbissata non sia un valore alto che contraddistingue in positivo le persone e gli uomini di questa marineria e di questa terra...!!!

Saluti riflessivi e unitari, Spiros