Il mondo agricolo sul piede di guerra

PACHINO - "L'agricoltura non ha bisogno di pannicelli caldi o provvedimenti tampone ma di interventi risolutivi". Non usano mezzi termini due tra i maggiori imprenditori agricoli pachinesi e cioè Corrado Impera e Nello De Luca. In occasione del convegno sulla orticoltura in serra il mondo agricolo alza la voce e sbotta. "In Francia, -ha affermato Nello De Luca mostrando alcuni articoli di quotidiani francesi- per difendere la loro agricoltura i produttori hanno bruciato i camion. Cosa dobbiamo fare noi per difenderci?" Un interrogativo quello di De Luca che è rivolto ai principali interlocutori che rappresentano il governo nazionale e regionale. "L'agricoltura oggi ha dei problemi seri, -ha dichiarato Corrado Impera dell'azienda agricola Burgio- che vanno ricercati negli altissimi costi di produzione. Se si intende aiutare l'agricoltura si deve mettere mano all'abbattimento di questi costi e non ai vari decreti spalma debiti che non servono a niente. Nel 1995 un chilo di plastica costava 300 lire, cioè 0,15 centesimi di euro, oggi costa 3,20 euro cioè seimilacinquecento lire. A questo vanno aggiunti i costi degli imballaggi, dei trasporti, dell'energia per la quale le aziende non beneficiano di nessuno sgravio e del caro gasolio. La burocrazie è la peggiore nemica dell'agricoltura. I vari uffici ci trattano come se fossimo dei mafiosi. Ogni tre mesi dobbiamo produrre certificati anti-mafia, e siamo considerati alla stessa stregua di truffatori.

I provvedimenti fino ad oggi adottati non servono a nulla. Per beneficiare di alcuni aiuti abbiamo fatto richiesta nel 2001 e stiamo ricevendo una risposta da parte degli organi competenti solo oggi a distanza di 5 anni. Nel frattempo, -continua Impera- quante imprese hanno avuto il tempo di fallire? Ci dicano i politici che vengono a tenere conferenze a cosa serve la creazione di un altro centro di certificazione come quello che sta sorgendo ad Ispica quando da sempre ci siamo serviti della Cefit di Avola. Se si vuole risolvere alla radice il problema, -ha concluso Corrado Impera- bisogna mettere alle strette la grande distribuzione. E' questa che ci deve dire se vuole acquistare il pomodorino di Pachino o vuole i prodotti della Tunisia, dell'Algeria e dei paesi del bacino del Mediterraneo. Poi si metta mano alle ingiunzioni inviate dalla Monte Paschi circa i contributi non pagati del passato e che gravano come macigni sui bilanci delle nostre aziende".

Salvatore Marziano
Fonte: LaSicilia.it il 25-06-2005 - Categoria: Economia

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