Il guaio è che tutti ci mangiano

Il guaio è che tutti ci mangiano Da quando la provincia di Siracusa è diventata sede di centri di assistenza, solidarietà e accoglienza dei cittadini extracomunitari le forze dell'ordine e la Procura della Repubblica hanno intensificato l'attività di contrasto al fenomeno dell'immigrazione clandestina. Per poterlo combattere adeguatamente, alla Procura hanno deciso addirittura di costituire un gruppo interforze tra i vari Corpi di Polizia, nel quale, con il passare degli anni, sono stati destinati eccellenti investigatori messi a disposizione dei magistrati dai Carabinieri, dalla Polizia di Stato, dalla Guardia di Finanza e dalla Guardia Costiera. Il loro compito è di prevenire, quando è possibile, gli sbarchi clandestini nei porti della provincia aretusea, e, in ogni caso di reprimere l'immigrazione clandestina, con l'individuazione e l'arresto dei cosiddetti scafisti.

Ma contro l'immigrazione clandestina non operano soltanto i componenti del gruppo interforze, ma un ruolo determinante lo svolgono gli operatori della Polizia di Stato in servizio all'ufficio stranieri della Questura, nonchè gli investigatori della Digos, dell'Arma dei Carabinieri e della Guardia di Finanza. Sono stati questi reparti investigativi, infatti, a mettere a segno una serie di operazioni contro l'immigrazione clandestina e contro lo sfruttamento dei migranti. E sì, non va dimenticato che oltre alle questioni strettamente connesse con lo sbarco di tantissimi poveri cristi, i magistrati della Procura della Repubblica si sono visti costretti a reprimere con l'applicazione delle misure custodiali anche il fenomeno dello sfruttamento dei migranti. Nei registri degli indagati non sono finiti solo e soltanto i nomi di scafisti e di stranieri che hanno lucrato sulla sete di libertà e di benessere dei loro connazionali, ma anche personaggi insospettabili della società civile di questa provincia.
Nel mirino dei giudici sono finiti addirittura due sacerdoti, tre avvocati, due aspiranti avvocatesse e moltissimi imprenditori agricoli, nonchè funzionari dell'ufficio provinciale del lavoro, dell'agenzia delle Entrate, della Questura. Tutti ci hanno «mangiato», spillando soldi agli extracomunitari, promettendo loro i permessi di soggiorno o presentando alle autorità competenti delle dichiarazioni fasulle di avviamento al lavoro dei migranti.
Alcune delle inchieste sono già arrivate a conclusione, mentre altre sono tuttora in corso. Da quando è esploso il fenomeno dell'immigrazione clandestina, la Procura si è dovuta occupare del tragico naufragio dei quasi 300 extracomunitari asiatici, morti annegati al largo di Portopalo, la notte del 24 dicembre 1996, vigilia di Natale. Per tutti quei morti, i due responsabili processati dalla giustizia sono stati condannati entrambi a 30 anni di reclusione, ma nessuno dei due sta espiando la pena in carcere. Infatti, sia il comandante della motonave «Yohan», Youssef El Hallal, sia il pachistano naturalizzato maltese Sheik Turab, detto «mister Tony», risultano irreperibili. Il primo si è rifugiato in Libano, il secondo si è volatilizzato dall'isola di Malta.

Pino Guastella
Fonte: LaSicilia.it il 11-11-2010 - Categoria: Cronaca

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