Il canto delle sirene per i fantasmi della speranza.

Sono i migranti delle nuove rotte della speranza che attraversano il Mediterraneo su navi-carretta per raggiungere l'Italia, avanguardia d'Europa. Questa new- wave della disperazione e dello sfruttamento è l'obolo che dobbiamo pagare a un sistema sempre più globale e globalizzante, che fagocita le risore dei più deboli, potenziando solo gli stati più forti. Le leggi restrittive non serviranno ad arginare veri e propri esodi, talvolta di bibliche dimensioni, verso terre che non conoscono fame, guerre, malattie e dove anche la peggiore vita diventa più accettabile della morte. Quanto è significativa la canzone di Antonello Venditti, nella quale, dopo dopo una carrellata di situazioni più o meno quotidiane, presenta Aisha, che aggrappata a uno scoglio, tiene stretta l'ultima cosa che le rimane, la vita. Come si può ovviare al problema immigrazione? Basterrebbe permettere a questi fantasmi di passaggio, i clandestini, che sbarcano sulle nostre spiagge con il loro carico umano, di trovare un lavoro nel proprio paese, dove hanno famiglia e radici. Non lasciano ciò che amano per un avvenire ad esito incerto. Non sappiamo cosa vuol dire abbandonare tutto e trovare l'ignoto, perchè il mondo occidentale é ricco e permette a tutti almeno il diritto alla sussistenza. Eppure, a tanti dei nostri padri è capitata la loro stessa triste sorte: fuggivano da una dura realtà sociale e andavano oltre oceano, alla ricerca del nuovo continente, una chimera irragiungibile. Si scontravano con ambienti spesso ostili, come dice Melania Mazzucco in "Vita". Il passo feroce con cui il padre della protagonista va incontro all'America è il passo della disperazione, di chi non ha niente, ma che è disposto ad accettare le regole del gioco. Se questo una volta implicava per noi un po' di ricchezza, dovrebbe valere anche per gli immigrati che sbarcano in Italia, accusati spesso di essere soltanto criminali. Proviamo a chiederci cosa si prova quando in tasca non c'è nemmeno un euro per pagarsi da bere: siamo tutti virtuosi, non indugiamo al vizio e non veniamo messi alla prova. E'l'ora di farla finita con questa demagogia da quatttro soldi, è l'ora di far nascere un mondo migliore. E E tutti quei G8, allestiti, non a caso, in posti meravigliosi, in paradisi terrestri, immuni alla violenza del mondo, non sono altro che passerelle del cinema, dove i nostri e gli altrui politici sfilano facendo promesse di giustizia e di uguaglianza, ma che di fatto tutelano l'ingiustizia e l'inuguaglianza. Un esempio? Quei clandestini lasciati in mezzo al mare per più di dieci giorni, perchè non avevano il permesso di sbarcare. E una volta sbarcati sono stati "rispediti" a casa come pacchi postali. E a far parlare di sè è sempre il mare dei negrieri, dei trafficanti d'uomini, nonostante il patto siglato tra l'11 e il 25 agosto da Berlusconi e dal colonello Gheddafi sotto una tenda nel deserto della Sirte. Qualcosa non ha funzionato se in due giorni sono arrivati quasi 1000 immigrati, sporchi, affamati, disperati.

Sarà come dicono alcuni che quel patto, che prevede pattugliamenti in cielo, in mare e in terra, davanti alle coste della Sicilia e alla dune del deserto in Libia, non è ancora diventato operativo, ma i "viaggiatori" che in 48 ore hanno affollato le spiagge sono stati senza precedenti. 486 i palestinesi e i pakistani sbarcati sabato a Lampedusa per una vacanza tutt'altro che piacevole, altri 169 intercettati dalle motovedette in prossimità della costa est e ancora 130 clandestini, eritrei e somali, arrivati a Marzamemi (SI) con una zattera di legno. In una notte 785 uomini straziati dalla fame, dalla miseria, dalla guerra. Domenica pomeriggio, 200 sono stati trasferiti dall'isola al centro di accoglienza di Crotone e in serata altrettanti nel Meridione, in particolare a Foggia. A meno di un mese dagli accordi anti- immigrazione siglati con Tripoli un esodo biblico, che ha aperto un caso diplomatico. Il Ministro degli Esteri, Franco Frattini, lunedì mattina ha incontrato l'ambasciatore libico alla Farnesina e ha sollecitato l'ambasciatore italiano in Libia a stimolare un piano di collaborazione con le autorità locali. Chi sa quante persone, quanti fantasmi, in questo momento sono in attesa di scappare dalla fame, dalla guerra, dalla morte, che aspettano che qualcuno dica loro: " Potete partire", stabilendo ora e luogo. Chi sa quanti sono in viaggio e quanti sono naufragati e noi neanche lo sappiamo, chi sa quanti ancora... E quando arrivano in Italia, cosa chiedono? Un' opportunità di vita. Alle volte, l'opportunità viene negata ed è allora che entrano in qualche giro malfamato: almeno guadagnano e possono aiutare la famiglia lontana. Non bisogna giudicare, perchè anche noi forse avremmo fatto lo stesso, ma il nostro mondo occidentale bello e ricco ci ha dato tutto e non ci permette di cercare altrove. Se ognuno di noi pensasse che la sua fortuna è costruita sui sacrifici di chi l'ha preceduto e se, soprattutto, riflettesse sul fatto che anche gli italiani hanno mendicato pane e lavoro in terra straniera, forse saremmo tutti un po'più buoni e disponibili a capire che la solidarietà arricchisce gli altri senza togliere niente a noi. Prima di chiudere, mi sembra oppurtuno sottolineare che c'é una netta differenza tra provienienza e appartenenza: si appartiene soltanto al luogo che ci dà pane, lavoro e rifugio. E in questo posto che ci dà pane, lavoro e rifugio, è brutto essere considerati un'etnia a se' stante. Oggi non si sente più parlare di "etnia francese", di "etnia italiana", di "etnia inglese", ma di "etnia albanese", di "etnia curda", di "etnia marocchina": questo implica una visione eurocentrica e occidentale, che vede in loro gruppi di minore importanza. Non si considera invece che il mondo è un mosaico.

di Laura Giannini
Fonte: Girodivite.it il 16-09-2004 - Categoria: Cronaca

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