Il Canto d'Alfeo narrato da Di Pietro

Nella narrazione favolosa l'ancella era parecchio più restìa. La ninfa fuggiva e la disperazione di Alfeo generava la fusione. L'alchimia aveva il sapore di un abbandono, Alfeo ne usciva scornato, mentre ad Aretusa tutto il merito, la gloria compiacente dei posteri, il regno acquatico e frondoso della fonte. Una sub lettura, certo, e forse poco condivisa, ma in fondo Corrado Di Pietro ha giocato molto sull'inversione dei ruoli. La Dea giovinetta, nella nuova chiave, rappresenta la vita e l'amore, che tutto muove; l'ardimentoso spasimante è invece l'esatta negazione. Eppure è qui la forza di quel segreto chiamato uomo, il bene ed il male che si incontrano, in un'irreparabile mescolanza, così necessaria a rendere la sacralità della terra e della natura. Tant'è sarà la deliziosa creatura ad invocare la Madre Terra, «Proteggimi dalla violenza devastatrice», esorta con candore. E quel pometto in vernacolo, pubblicato dalla editrice Emanuele Romeo, «Canto d'Alfeo», diventa un prezioso ed eloquente testimone. Ed è di sicuro uno degli omaggi più colti e appassionati alla città. L'operazione editoriale, comunque, non si è fermata al testo di ottave.
E' andata oltre, con la realizzazione di un cd rom e cassetta audio visiva, e prima ancora con una cartella d'arte, curata da nove importanti pittori del capoluogo: Francesco Bertrand, Angelo Cassia, Angelo Cortese, Sebastiano Italia, Vittorio Lucca, Carmelo Modica, Salvo Monica, Paolo Morando, Oreste Puzzo.

Adesso, sempre sostenuto dall'editore Emanuele Romeo, tocca al lavoro filmico del cineasta di Sortino Pino Adorno, una zoomata storica che penetra le terre di Hyblon, fiero condottiero e sovrano della terra dei siculi. Nella necropoli, tra gli antichi anfratti, i sentieri odorosi, le placide distese ombrose, si intreccia la fiaba dell'amore mitico. Corrado Di Pietro alle immagini ha voluto imprestare la voce, leggendo i suoi versi, ingentiliti dalla dolcezza del dialetto; un prodotto di lunga gestazione, pensate oltre dieci anni di acquisizione intima, quindi nove giorni di stillazione effettiva: dall'idea alla parola. Il cd rom dunque chiuderebbe il cerchio sul progetto «Aretusa» che ha viaggiato in tutti i binari dell'arte: dal documento cartaceo, alle illustrazioni in tela, alla visualizzazione televisiva. «Nella mia rivisitazione - spiega lo scrittore di Pachino - Aretusa diventa il simbolo dell'amore e della creazione, Alfeo quello della violenza e della morte. Qui l'amore vince e trasforma anche la rigidità iniziale della Ninfa. Ed è nel congiungimento di entrambi che ha origine il genere umano. Mi è piaciuto ricondurre il principio in questo angolo del mondo, a Siracusa, dove sono nati gran parte dei miti di fecondità, fertilità e vita, ai quali, per tanto tempo, abbiamo legato la nostra cultura. E', oserei dire, un poemetto ecologico, dove trionfa la purezza e la santità della natura».
Fonte: LaSicilia.it il 27-02-2003 - Categoria: Cultura e spettacolo

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