Il "Caffè illustrato" dedica uno speciale a Vitaliano Brancati

A cinquant'anni dalla morte, il «Caffè illustrato», una fra le più autorevoli riviste letterarie italiane, dedica uno speciale a Vitaliano Brancati, il grande scrittore siciliano, autore di alcuni romanzi che hanno segnato il corso narrativo del secolo scorso da «Don Giovanni in Sicilia» al «Bell'Antonio», all'inquietante «Paolo il caldo», romanzi che ebbero una grande fortuna che ispirarono anche film di successo internazionale, ma anche autore teatrale che firmò un testo come «La governante» pietra miliare del teatro contemporaneo. Scrive Walter Pedullà, direttore della rivista, in uno stimolante, e per alcuni versi provocatorio, intervento dal titolo «Un illuminista contro le dittature» che Brancati «vanta un grosso credito nei confronti della cultura e della critica letteraria italiana». Quindi, ricordando la sua poliedrica personalità culturale che spaziò su diversi generi, sempre illuminata da un profondo e scomodo rigore morale, osserva: «Brancati ha diffuso attraverso quotidiani e settimanali molte delle idee più acute e coraggiose che circolassero in Italia tra gli anni Quaranta e Cinquanta. E come intellettuale, lo scrittore siciliano va rivalutato non meno che come narratore. Questo tenace razionalista aveva spesso ragione». «Brancati provò con orgoglioso accanimento di isolato a ricondurre alla ragione la cultura italiana oscillante fra i due estremi, il fascismo e lo stalinismo, gli opposti che con contenuti alternativi si erano dati appuntamento sin da quando i futuristi si ritrovarono fascisti in Italia e bolscevichi in Russia. Pentitosi fino alla vergogna d'essere stato mussoliniano dai diciassette ai ventisette anni (1923-1943), Brancati che maturò l'antifascismo negli stessi anni in cui i dissenzienti diventarono fascisti, non cambiò pelle come molti degli intellettuali provenienti dal Fascismo, che, per compiere un lavacro totale e farsi perdonare il consenso al regime, salirono sul carro del nuovo vincitore in letteratura, cinema e teatro». Brancati si convertì quindi, o meglio, aderì ad un suo personale liberalismo di sinistra, seguendo un percorso che va da «Omnibus» (assieme a Savinio) al «Politecnico» (e a questo proposito è bene ricordare che si schierò dalla parte di Vittorini in polemica con Togliatti che non voleva sentir parlare di libertà della cultura) ed infine al «Mondo» di Pannunzio, dove collaborava un altro scrittore di autonomo e singolare liberalismo, Tommaso Landolfi.

«Da questa posizione di riformatore che non crede alle rivoluzioni né politiche né artistiche – conclude Pedullà – Brancati (che difese la cultura libera anche dalla censura targata DC) continua a consigliare agli italiani di non pensare con la propria testa e di non intrupparsi in gruppi dove l'ortodossia diventa fattore di automatismi: quelli che trasformano gli uomini in manichini o burattini ridicoli quanto possono essere stati i fascisti in orbace». Il dossier pubblicato su «Il caffè illustrato» è arricchito da un ricca «Fotobiografia» a cura di Carlo Serafini, preziosa testimonianza della vita dello scrittore. Si va dalla casa natale di Pachino dove Brancati nacque nel 1907 a istantanee che lo ritraggono nella intimità domestica, con la moglie, Anna Proclemer, sposata nel 1946, e la loro figlia Antonia, e Nina , la barboncina di nobile lignaggio e costosissima che divenne il quarto membro della famiglia, ad altre che lo colgono in compagnia dei più importanti artisti di quegli anni, o al tavolo di lavoro, ma anche in impegni pubblici. C'è anche un raro scatto che lo ritrae in un circolo privato milanese, il Tetrangolo, dove la sua «Governante» potè essere messa in scena senza sottostare ai divieti della censura. Il Caffè illustrato pubblica quindi alcuni articoli di Brancati tratti da archivi di alcuni dei giornali ai quali lo scrittore collaborò. C'è un «Ritratto dell'America» apparso su Il Tempo del 14 febbraio 1948, segue «Sapete dirmi voi che cosa è reazionario?» dal Corriere della Sera del 14 giugno 1951, «Quel che avvenne caduto il fascismo», da Il tempo del 23 dicembre 1946, «Pietà per le belle», apparso su Il tempo del 24 agosto 1947, «Quelli che amano le frustate in faccia» (Il Tempo, 7 settembre 1947), «Gli ultimi giorni di Verga» (Il Tempo del 5 ottobre 1948), «Lo scrittore che la Francia ci invidia» (Critica Fascista, 15 marzo 1932).

Carmelo Piersanti
Fonte: Gazzettadelsud.it il 10-03-2004 - Categoria: Cultura e spettacolo

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