I politici litigano e dimenticano la città

PACHINO - Le intricate questioni politiche che coinvolgono il palazzo municipale e la complicatissima vicenda sul «caso Giliberto» così come è stato definito, che ha fatto sorridere e appassionare molti osservatori della vita politica cittadina, hanno finito per coinvolgere ampie fasce della cittadinanza sovvertendo la poca attenzione normalmente riservata alla politica. La vicenda, infatti, è apparsa ai limiti del grottesco ed a tratti sa addirittura di irrazionale. Il protagonista in assoluto è l'assessore Giliberto che, non rassegnandosi all'estromissione, ha adito le vie legali. Da qui un susseguirsi di revoche e reintegri cher ci accompagna ormai da diversi giorni e che probabilmente non ha ancora visto la parola fine.
Ma come ha reagito la gente comune? Lo abbiamo chiesto ad alcuni passanti facendoci spiegare l'impressione suscitata. «La cosa che più mi fa pensare - dice Antonio, 42 anni, agricoltore - è la vicenda del risarcimento danni chiesto dall'assessore, come se il mandato ad amministrare, che dovrebbe essere un servizio nei confronti della collettività, sia invece un vero e proprio posto di lavoro dipendente al termine del quale si può chiedere la liquidazione». Sulla stessa scia Francesco, insegnante in pensione che dice: «Per fare l'assessore non si ha uno stipendio, ma una indennità di carica. Al termine delle funzioni tale indennità viene a cessare, e colui che si è prestato al sevizio della collettività ritorna alle sue normali attività. Quale danno è stato prodotto per esserci risarcimento?» Di altro tenore le reazioni di Paola, 38 anni, assistente sociale: «Se l'ordinanza del Tar prevede il reintegro è perché sono stati commessi degli errori, per cui è giusto che Giliberto venga reintegrato. Si deve pensare alla buona amministrazione più che alle beghe tra politici».

Per Rosario, 29 anni, educatore, queste vicende danno un'immagine falsata della politica e della sua funzione, che passa da un ruolo superiore che è quello della ricerca del bene comune ad uno di attacchi strumentali e con bassi scopi, come ad esempio la paralisi del consiglio comunale per ottenere la sostituzione di un assessore con un altro. In tutto ciò chi ci rimette è la collettività che perde delle occasioni importanti, e la possibilità di avere tempi rapidi se non addirittura il mancato utilizzo di somme già stanziate». Secondo Carmelo, titolare di una tabaccheria, «la vicenda Giliberto prescinde totalmente dall'interesse della collettività. I bisogni reali sono ben altri, - afferma - come ad esempio l'illuminazione nella Pachino-Marzamemi, che se fosse stata realizzata avrebbe probabilmente salvato la vita al povero Valerio, il ragazzo investito e morto mentre di notte percorreva i tre chilometri che separano la città dalla sua frazione». Anche per Giuseppe, 58 anni, titolare di una sala da barba, gli interessi della collettività vengono trascurati per le polemiche spesso personali. «Gli amministratori ed i politici risultano spesso incapaci di gestire le esigenze reali della società, come ad esempio il piano commerciale recentemente bocciato dalla regione e di cui proprio Giliberto ne curava la rubrica. Sono sicuro, - afferma - che la vicenda tutta politica, ha influito negativamente sul buon esito del progetto». Ma Giliberto come vive il suo reintegro senza deleghe? «Sono costretto di fatto all'inoperatività, e mi sento quasi ingabbiato. Spero proprio che il primo cittadino mi affidi alcune funzioni, perché al momento posso solo presenziare in giunta».

Salvatore Marziano
Fonte: LaSicilia.it il 17-01-2004 - Categoria: Cronaca

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