I pescatori: "Non ci sono nè sarde nè alici"

(cagr) Sarde e masculini, da Portopalo al golfo di Catania non ne esistono più. Le barche che li catturavano sono tutte a terra e i bongustai possono mettersi l'anima in pace: sono sempre più rare le possibilità di acquistare questo tipo di alici, lunghe quanto un dito mignolo e dalla polpa saporitissima. E i pescatori, poi, mettono in guardia gli ignari consumatori che le alici ambiscono a consumarle crude, marinate nel succo del limone: "A tavola, i siciliani, si ritrovano pesce che ha già 48 ore di vita. Viene dall'Adriatico, oppure dalla Spagna". E' la denuncia di un gruppo di pescatori di Marzamemi che nei giorni scorsi, in occasione di un convegno alla facoltà di Economia e Commercio di Catania, ha protestato con il commissario europeo alla cooperazione e alla pesca, Joe Borg, contro il recente provvedimento della Regione Siciliana. Sul banco d'accusa il decreto che autorizza per sessanta giorni la pesca del novellame. A firmare il decreto l'assessore Carmelo Lo Monte che, nel corso del convegno catanese, si è giustificato dicendo di aver consultato il mondo scientifico e di aver preso quella decisione allineandosi al governo nazionale.

"Ma quel decreto è una follia - ribattono a gran voce i fratelli Domenico e Salvatore Di Mercurio, pescatori di Marzamemi, nel siracusano, con il collega catanese Natale Lombardo - autorizza chiunque a pescare il novellame. Sarà uno scempio. Già ora dalle nostre parti non c'è più una sardina e l'industria conserviera è in crisi. Figuriamoci fra qualche mese. Si interrompe l'intera catena alimentare. Ecco perch‚ nel nostro mare mancano i tonni e il pesce spada. Perch‚ non ci sono più le loro prede, le sardine". A finire nelle fitte trame delle reti per il novellame sarebbero, infatti, triglie, alici, sarde, merluzzi. Non sarebbe dunque la pesca sostenibile che promuove Strasburgo. E lo stesso Borg, che ha allo studio un piano per armonizzare le tecniche di pesca nel Mediterraneo (da estendere poi ai dirimpettai del Nord Africa), ha lasciato intendere che cercherà "soluzioni giuste" dopo aver consultato il mondo scientifico. Lampare e barche di palancaro, intanto, sono a terra. E chi campava di pesca, come i fratelli Di Mercurio, i propri figli li manda a fare altri mestieri.

Carmela Grasso
Fonte: GDS.it il 23-02-2005 - Categoria: Economia

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Il Giuseppe Di Mercurio.


Barca nuova,allora, il G.Di Mercurio, Padre. Era il 1978/79 è il nuovo scafo del Di Mercurio era stato varato da qualche tempo.Lo speciale disegno della cabiana di comando caratterizzava la bellezza navale del Di Mercurio come barca da pesca costruita ,mi pare, dai cantieri navali di Licata. Barca di legno, da canciuolo, costruita da armatori di Marzamemi, appunto la Famiglia Di Mercurio.Conosco il Di Mercurio come barca, perchè in un paio di occasioni sono stato ospite a bordo per pesca.Con partenza da Portopalo di Capo Passero.Era in periodo invernale.Forse il 1979. E' la pesca, nelel due occasioni, fu cosi proficua che ricordo il Di Mercurio stracolmo di pesce azzurro di tutte le specie e dimensioni. Uno spettacolo che non potrò mai dimenticare.Come non potrò mai dimenticare il marinaio Piero Mauceri, che in quella barca, con grande professionalità conduceva la sua vita da marinaio e che li, per amicizia e per la passione per il mare mi aveva portato a bordo con loro.Ci staccammo dalla banchina del molo di levante di Portopalo di Capo Passero che era quasi l'una di notte. La Luna non c'era.La direzione di navigazione e marcia era la solita. Si andava in direzione delle secche che erano al largo. Per incontrare branchi di sardine e sarde e in genere pesce azzurro. L'equipaggio per una barca da Cianciuolo,in genere è composto da dodici persone.Nel Dimercurio,le figure erano circa 12, con il Capitano Salvatore, il fratello più piccolo Raffaele è che bisogna vederlo all'opera in mare di notte: per capire la sua capacità marinara e la sua competenza nel lavoro che deve svolgere e svolge alla pefezione.
Io l'ho visto all'opera: è vi posso dire che era uno spettacolo come marinaio. Sotto l' illuminazioni orientate del peschereccio in base al cerchio di reti che viene costruito per la pesca effettiva.Una barca con un grosso motore tira al largo il peschereccio con i motori spenti. Il barchino tire il pescgereccio affinche lo stesso non finisca sopra le rete. La farse di Pesca e di intercettazione è abbasta semplice. Infatti, il peschereccio è dotato di un sonar/scanner capace di individuare i banchi di pesce che pascolano nel fondo del mare.E dopo averli attirati con una lancia con delle forti lampare.Il peschereccio fa il giro tondo intorno alla lancia: e depone una rete che cinge i banchi di pesce ammassati sotto la luce. Poi,piano,piano, viene tirata su. Fino a formare un coppa di reti che contiene il pesce azzurro pescato.Attaverso un coppo di una certa dimensione, vengono effettuate delle palate direttamente in mare,al fine di alleggerire il carico delle reti. Nell'occasione che mi vide presente a bordo, la pesca fu davvero copiosa. Cosi copiosa che tutto il peschereccio e le sue paratie erano pieni di pesce. E nel viaggio di ritorno, gli angusti spazzi non ci consentirono di muoverci.Appena arrivati a Portopalo e dopo che tutto il prodotto venne sbarcato,alla fine si contarono più di duemila cassette di pesce sbarcato. Fu,per me, un evento assolutamente eccezionale. Di cui ne tengo caldo e affettuoso ricordo sia della buona anima di Piero e con tutta la famiglia Di Mercurio che mi ha dato l'onore di nagivare,un paio di volte di navigare,con loro!


Cordiali Saluti Spiros