Giovanni «u tunisinu», portopalese d'adozione. Arrivato 26 anni fa, ora coltiva pomodorini

PORTOPALO - Lo trovi spesso al porto, quando sbarcano le «carrette» del mare con gli immigrati clandestini a bordo. In parecchie occasioni fa da interprete. Conosce bene il francese, con l'inglese se la cava niente male, oltre all'arabo e ad alcuni idiomi locali africani. Ha instaurato un rapporto di collaborazione con le forze dell'ordine e spesso, grazie al suo aiuto, si sono semplificate le procedure di primo soccorso dei disperati che approdano qui. In paese tutti lo conoscono come Giovanni "u tunisinu". «Da ventisei anni vivo e lavoro a Portopalo - afferma Giovanni - e sono stato subito ben accolto, sin da quando cominciai a lavorare sui pescherecci».

Giovanni si è perfettamente integrato. Partito dalla Tunisia, da Cape Bon, nel 1979 giunse con regolare permesso di soggiorno a Napoli. Quindi l'arrivo a Portopalo di Capo Passero. «Di questa parte di Sicilia sapevo che si trovava di fronte alla mia terra di Tunisia e che si viveva principalmente grazie a quello che dava il mare. Fu amore a prima vista e grazie a Dio, ho trovato sempre persone pronte ad aiutarmi». La sua è una storia di perfetta integrazione. Da qualche anno si è messo a produrre il pomodorino ciliegino di Pachino, dopo aver rilevato un appezzamento di terra. «Sono un piccolo produttore agricolo che tira avanti con onestà e dedizione al lavoro». Definisce i portopalesi "gente laboriosa, una comunità dove valori come la famiglia e la solidarietà non sono ancora vuoti concetti. "Mi sento a tutti gli effetti un italiano di adozione - sottolinea Giovanni - anche se sento la nostalgia della mia terra".

Sergio Taccone
Fonte: LaSicilia.it il 13-08-2005 - Categoria: Cronaca

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